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Un secondo Iraq in Siria?

di Natalja Kovalenko - 26/08/2013

Fonte: italian.ruvr


  
    
сирия флаг

 

La Russia esorta gli Stati Uniti ad astenersi da ogni pressione militare sulla Siria. In un colloquio telefonico con il segretario di stato Kerry, il ministro degli esteri Lavrov ha ribadito quanto potrebbero essere pericolose, per tutto il Medio Oriente e il Nordafrica, le conseguenze di un intervento, come ci insegna l’esperienza dell’Iraq e della Libia.

Il Pentagono ha messo a punto un piano militare contro la Siria, che scattera’ all’ordine di Obama.

Agli americani potrenno aggiungersi militari britannici. Il premier Cameron non nasconde pero’ che non sara’ possibile ottenere il consenso del Consiglio di sicurezza, in quanto non lo permettera’ la Russia.

Non e’ detto, dice il politologo Leonid Isaev, che in questa situazione l’Occidente si decidera’ ad affrontare un secondo Iraq:

Gli americani allora commisero un errore e furono costretti a riconoscere che non vi erono armi chimiche in Iraq. E’ stato un colpo doloroso per Bush e per l’immagine degli Stati Uniti. A mio avviso, ora si muoveranno con maggior cautela.

Come minimo, gli Stati Uniti dovranno ricevere dagli esperti delle Nazioni Uniti le prove sul ricorso alle armi chimiche nell’attacco del 21 agosto alle porte di Damasco, in cui sarebbero morti, secondo varie fonti, da 300 a 1300 persone.

A dispetto delle aspettative, il governo siriano ha dato il disco verde alla commissione dell’Onu. Ma, secondo la Casa Bianca, l’inchiesta si svolge troppo tardi.

Cosi’, da una parte, aggiunge Leonid Isaev, l’amministrazione americana ha gia’ discreditato la conclusione degli esperti ancora tutta da trarre. Dall’altra, ha fatto capire chiaramente, quale conclusione si aspetta.

Gli americani per operare in tranuillita’ avrebbero bisogno di un consenso unanimo della Commissione Onu per le armi chimiche. Non credo che sara’ facile ottenerlo, perche’, comunque sia, si tratta della commissione piu’ imparziale che esista al mondo.

A suo tempo Obama aveva annunciato che la linea rossa per l’intervento in Siria, sarebbe stata l’uso di armi di distruzione di massa. E subito dopo arrivarono tantissime notizie sull’uso di queste armi, ma senza uno straccio di prova su chi in realta’, le aveva usate, l’esercito o l’opposizione.

Obiettivamente, non sarebbe negli interessi degli Stati Uniti iniziare l’aggressione in Siria. Forse, riuscirebbero a togliere di mezzo Assad, ma non c’e’ nessun leader in grado di prendere il suo posto. Senza un leader il paese precipitera’ nel caos, il che aumentera’ i problemi di Israele.

Per di piu’, per una guerra, ci vogliono i soldi, che ora mancano nel bilancio americano. Nessuno sa, quanto costerebbe la guerra in Siria. Dice l’orientalista Serghej Demidenko:

Vorrei sottolineare che per il 28 agosto e’ in programma un incontro fra i diplomatici russi ed americani impegnati nella preparazione della Conferenza di Ginevra. Fino ad ora, questa riunione non e’ stata annullata. Per cui non si puo’ dire che la questione attaccare o meno, sia gia’ risolta.

Intanto Mosca lancia un monito a Washington per evitare questa avventura. Ogni operazione militare non sancita dalle Nazioni Unite comprometterebbe gli sforzi della comunita’ internazionale e porterebbe inevitabilmente all’escalation di un conflitto che dilagherebbe in tutto il Medio Oriente.