Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Siria, diario di una maledetta primavera

Siria, diario di una maledetta primavera

di Naman Tarcha - 12/09/2013

Fonte: immezcla



L'analisi del giornalista Naman Tarcha, siriano di Aleppo, laureato in Comunicazione a Roma, vive e lavora da anni in Italia. Ricercatore, osservatore, ed esperto di Mass Media e Cultura araba, e dell’area mediorientale.

Non è una guerra civile, ma una guerra incivile! Una guerra di incivili nella culla della civiltà. Dall'inizio per i siriani era molto chiaro cosa stesse succedendo. Quello che era accaduto in Libia, in Iraq, in Libano, in Afganistan: una guerra dei potenti mascherata di buone intenzioni della democrazia e libertà, per cambiare un governo scomodo destabilizzare la regione e consegnare il paese agli amici.

I siriani erano coscienti che il paese non è la Svizzera per libertà e democrazia, ma che tra tutti i paesi della regione governati da monarchie assolute e dittatori con la corona, il paese venga dipinto come il male assoluto, era assurdo e sintomo che c'era qualcosa che non quadrava.

Sono bastati pochi mesi per passare dalle potreste pacifiche sorte guarda caso non nelle città ma nei villaggi di confine, agli scontri armati. Armi, un sacco di armi di tutti i tipi e tutte le fabbricazioni, che si versavano dai paesi vicini, e dagli insorti siamo passati ai ribelli liberatori del paese.

Una rivolta popolare titolavano i giornali ma di popolare c'era ben poco, i siriani vedevano gente con sembianze mai viste, che barbe lunghe e accenti strani. Di sicuro non siriani. Ma per l'occidente era normale. Normale che i ribelli siano afgani, ceceni, sauditi, yemeniti egiziani tunisini e libici. Per noi no.

Qualcuno è scappato, i villaggi tranquilli assaliti dai ribelli liberatori diventavano città fantasma, sono rimasti solo quelli che non si potevano muovere.

Un popolo intero lasciato solo, che si sente aggredito, attaccato, massacrato, da tre anni, da gruppi armati fanatici islamisti e tagliagola che impongono la sciaria, l'abito lungo, il velo uccidendo chi non la pensa come loro. Assalti, attentati, autobomba, massacri, rapimenti, esecuzione brutali, crimini commessi dai ribelli sotto gli occhi dei siriani, sotto totale silenzio internazionale, tutto ciò e l'occidente tifa ancora una primavera che grondava sangue.

Rivoluzione popolare! Come si può chiamare popolare mentre le vittime sono i cittadini civili e gli autori sono ribelli stranieri combattenti e mercenari. Una rivoluzione senza valori é semplicemente un colpo di stato, atti di terrorismo, ribellione armata.

Ci vorrà un anno almeno prima che Ue e Usa ammettano che ci sono infiltrati tra i ribelli di Al Alqaeda, minimizzando sono una minoranza, e annunciando vittoriosi metteremo Al Nusra sulla lista nera del terrorismo, ma intanto la lista nera delle vittime civili e militari si allungava.

In tutto questo l'esercito siriano casa poteva fare se non difendere i suoi cittadini? Ma in qualsiasi stato al mondo nessun paese accetterebbe una rivolta armata!

I siriani si fidano solo del loro esercito, é uno dei punti di riferimento in uno stato indipendente e sovrano. Un esercito che affronta jihadisti e terroristi da tutto il mondo, un mondo ceco o chenon vuole semplicemente vedere, infatti li chiamano opposizione armata. Non si é mai vista una opposizione di un paese così internazionale, dai ceceni ai sauditi dai libici ai francesi dai sudanesi agli americani e italiani convertiti.

Ma il popolo siriano sta con l'esercito anche perché l'esercito siriano é composto dai giovani siriani figli di gente comune non sono mercenari come quelli che combattono, sono figli dei siriani, di tutti i siriani.

Sfugge a tanti che in Siria c'è solo il servizio di leva, dunque, non sono le milizie lealisti o le forze di Assad, come i colleghi giornalisti chiamano l'esercito, non sono alawiti ma cristiani mussulmani, sunniti, drusi, armeni e come possono dunque ammazzare il loro genitori e famigliari. Infatti siamo passati da proteste popolari a gruppi armati finanziati dichiaratamente dall'occidente e dai paesi del golfo promotori di libertà e democrazia. Occidente che a casa sua li chiama terroristi mentre in Siria ribelli, Paesi del Golfo che invocano diritti umani e democrazia mentre a casa loro non hanno neanche la costituzione né voto, né elezioni, né diritti civili. Mentre l'obiettivo é uno: indebolire il paese, cambiare il regime, e controllare un paese chiave in medio oriente.