Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Crimini contro l'umanità in Iraq: la distruzione delle infrastrutture del Paese e le sue conseguenze

Crimini contro l'umanità in Iraq: la distruzione delle infrastrutture del Paese e le sue conseguenze

di Souad N. Al-Azzawi - 10/11/2013



 Nel 2009, dopo sei anni di occupazione, con una popolazione che si aggira intorno ai 30 milioni di individui e una domanda di 6800-7500 MW [2], la disponibilità di energia elettrica è di soli 3300 MW. Per intenderci, l’Iraq non può raggiungere i 9925 MW di produzione che aveva negli anni ’80; la popolazione riceve solo il 30% dell’energia che gli veniva fornita dal governo prima dell’occupazione. La rete elettrica irachena era stata creata nel 1917 [1].


Secondo l’UNDP [Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo n.d.t.] [2] fino al 1990 l’Iraq vantava un eccellente sistema di infrastrutture per quanto riguarda la distribuzione dell’energia, dove la capacità era superiore alla domanda di circa 6000 mega watt (MW) e ulteriori impianti di produzione di energia erano in costruzione prima della Guerra del Golfo nel 1991. La capacità totale di generazione era di 9295 MW per una popolazione di 22 milioni di individui [3]. Il sistema supportava un picco di 5100 MW; durante gli anni ’80 l’87% della popolazione aveva accesso alla rete elettrica . Oltre ai trenta impianti costruiti prima dell’invasione americana, venti erano stati installati e messi in servizio tra il 1970 e il 19801 dal governo nazionale della Repubblica d’Iraq [2] .

Negli ultimi anni, con i molteplici attacchi, le sanzioni economiche e l’occupazione, la rete di produzione di energia è stata sistematicamente ed intenzionalmente distrutta dalle forze americane [2] [4]. Dopo l’invasione del 2003, la produzione è caduta a soli 3300 MW [2], decisamente insufficienti a soddisfare la domanda nazionale.

Nel 2009, dopo sei anni di occupazione, con una popolazione che si aggira intorno ai 30 milioni di individui e una domanda di 6800-7500 KW [2], sono disponibili solo 3,300 MW di elettricità. Per intenderci, l’Iraq non può raggiungere i 9,925 MW di produzione che aveva negli anni ’80; la popolazione sta ricevendo solo il 30% dell’energia gli veniva fornita dal governo prima dell’occupazione.

La distruzione delle centrali elettriche in Iraq

Il 23 gennaio 1991 Barton Gellman scriveva sul Washington Post: “Nella guerra del ’91 furono individuati e bombardati 700 obiettivi; 28 erano nodi cruciali della distribuzione di energia elettrica. Gli alleati misero in atto 215 attacchi agli impianti elettrici, ricorrendo all’uso di bombe non teleguidate e le Guided Bomb Unit-28 [bomba guidata in grado di penetrare bersagli pesantemente corazzati o sotterranei n.d.t]. Tra il sesto e il settimo giorno di guerra aerea, l’Iraq chiuse quello che rimaneva dell’impianto elettrico; “Nemmeno un elettrone veniva distribuito” spiega uno dei pianificatori dell’attacco [4].

Il rapporto dell’UNDP [2] sottolinea come il 70% delle strutture di produzione dell'energia elettrica irachene furono danneggiate o distrutte nella Guerra del Golfo del 1991; tutte le principali centrali elettriche furono compromesse e circa l’80% delle turbine a gas furono colpite.

Gellman scrive anche che “dobbiamo sottolineare che l’ideazione del piano per la campagna di bombardamenti è iniziata prima ancora che l’Iraq invadesse il Kuwait lo scorso agosto.” [4]
Tutto ciò indica che lo scopo principale dei bombardamenti non era liberare il Kuwait dall’Iraq, ma la totale distruzione delle infrastrutture pubbliche. Con la combinazione delle sanzioni economiche e il deterioramento del sistema sanitario, è stato ideato e messo in atto un crimine contro l’umanità.

Gli impianti di energia elettrica e le raffinerie di petrolio distrutte sono stati parzialmente ripristinati durante la ricostruzione dal 1991 al 1993 [2]. In qualunque caso, senza le adeguate attrezzature necessarie, solo 5300 MW circa di energia sono stati resi disponibili [2].

Nel 2003, durante le operazioni di invasione militare, gli USA hanno attaccato nuovamente gli impianti di distribuzione di energia elettrica con bombe in fibra di carbonio [5]. L’energia elettrica è stata fuori uso per oltre un mese dopo che gli USA hanno colpito le strutture di trasformazione di Nasiriya. In seguito agli attacchi la capacità di energia generata è calata al 20% della sua capacità originale [6]; di conseguenza, blackout di oltre 20 ore sono diventati una quotidiana realtà. È da sottolineare inoltre che i sistemi di depurazione idrici e gli impianti di trattamento delle acque reflue, le strutture sanitarie e altri servizi correlati hanno subito conseguenti e pesanti malfunzionamenti. Fin dall’occupazione la distribuzione giornaliera di energia a Baghdad è stata di 3-5 ore al giorno [7].

La crisi elettrica in Iraq: l’impatto sulla salute e sull’ambiente

La mancanza di elettricità in un paese dove le temperature estive raggiungono i 47° C può essere una tortura. Con un numero sempre inferiore di ore a disposizione da parte della rete nazionale, ogni singola casa dipende da generatori privati, che, a seconda del modello e della capacità possono arrivare a fornire 8-10 ore di elettricità, o anche meno.

È difficile fare una stima del numero di generatori privati: secondo le statistiche del Ministero del Commercio, che è responsabile della consegna delle razioni alimentari, nel 2004 in Iraq c’erano circa quattro milioni di nuclei famigliari composti da un numero variabile di membri [8]. La stima totale della popolazione ammonta a 28 milioni, ma dal 1997 non è mai stato fatto un censimento ufficiale [9]. Nel 2010, secondo le stime fatte della popolazione, il numero di famiglie è diventato di circa 4 milioni 428mila. Basandoci su questi dati si può presumere che il numero di medi e piccoli generatori ammonti a 2,5 milioni nelle città principali. Se aggiungiamo 0,4 milioni di unità extra per gli esercizi commerciali (ristoranti, stazioni di polizia, uffici governativi, ospedali, municipi) ed altri 0,3 milioni unità più grandi per la rete stradale, il numero totale di generatori in Iraq arriva a 3,2 milioni.

Per concludere, fin dal 2003, le maggiori risorse di energia elettrica in Iraq sono:
• La rete elettrica nazionale, che elargisce a Baghdad tra le 3 e le 8 ore al giorno di luce non continue [7].
• I piccoli generatori con capacità tra 1 e 12 KVA
• Le reti stradali e locali che si alimentano con generatori di settori privati, che variano dai 12 ai 60 KVA; questi vendono alcuni Ampere ai privati in determinate strade durante alcuni orari prestabiliti.

Effetti ambientali e sanitari legati al malfunzionamento del sistema elettrico in Iraq

La crisi energetica ha causato enormi problemi sanitari ed ambientali. Alcuni di questi problemi sono legati all’uso di combustibili fossili per far funzionare i generatori (petrolio greggio, olio pesante, gasolio, benzina, cherosene, ecc.), che portano tutta una serie di problematiche:
• Secondo il Greenhouse Gas Equivalencies Calculator vengono emessi circa 8.2 milioni di tonnellate di Co2 all’anno nell’atmosfera, da aggiungere alle altre emissioni annuali di Co2, intorno ai 118,309 milioni di tonnellate [10] e i 141 portati dalle operazioni di occupazione dal 2003 al 2007 [11]. Questo ulteriore apporto di emissioni di Co2 contribuisce ovviamente al surriscaldamento globale.
• L’aumento delle emissioni di idrocarburi (HC) è il risultato di gasolio incombusto o parzialmente bruciato dai generatori; gli idrocarburi comprendono molti composti tossici e l’esposizione continua a questi agenti è causa di cancro ed altri conseguenze nocive alla salute [12].
• La presenza degli idrocarburi provenienti dai generatori nelle aree residenziali potrebbe reagire con l’ossido di azoto alla luce del sole per formare ozono, che, se presente negli strati inferiori dell’atmosfera, potrebbe produrre smog fotochimico. L’esposizione continua causa disfunzioni cardio-vascolari. L’aumento dei casi di cancro in Iraq è stata parzialmente attribuita a questi inquinanti tossici.
• L’inquinamento acustico dovuto al rombare continuo di questi generatori nelle aree residenziali; le interferenze acustiche raggiungono picchi che superano il livello accettabile di inquinamento.
• I generatori producono calore, che va ad aggiungersi a quello delle già caldissime estati irachene.

Altri impatti sulla salute:

• Il continuo disagio e i problemi psicologici legati all’inesistenza degli apparecchi elettronici per chi ha problemi di salute.
• Il rischio di non prendere abbastanza combustibile al mercato nero in un paese in cui la criminalità è molto elevata e le città sono divise in blocchi da spessi muri, controllati da centinaia di soldati. Un viaggio ad una stazione di servizio può richiedere 3 o 4 ore con il rischio di restare feriti o uccisi lungo la strada.
• I problemi finanziari di ogni famiglia che spende tra i 200 e i 300 dollari americani per provvedere privatamente alla produzione di energia.
• Senza un continuo afflusso di energia non si può avere un frigorifero, quindi i sistemi di refrigerazione non funzionano correttamente. Di conseguenza l’intossicazione alimentare è un grave problema in Iraq che porta ad avere un’alta mortalità infantile.
• Ovviamente anche ospedali e cliniche hanno grandi problemi legati all’alimentazione elettrica; non possono funzionare correttamente, i medicinali deperibili si guastano, l’acqua non può essere depurata e i rifiuti organici non possono essere rimossi con efficienza.
• Il deterioramento della sanità e della qualità della vita hanno portato Baghdad al 221esimo posto tra le peggiori città, secondo l’indagine Mercer sulla qualità della vita nel 2012 [13].
• Vi sono moltissimi problemi economici legati all’industria ed all’irrigazione, ai sistemi di drenaggio, mentre milioni di acri di terreno agricolo si stanno trasformando in deserto.

Souad N. Al-Azzawi, professore associato di Ingegneria Ambientale, membro del Comitato Esecutivo del Tribunale di Bruxelles

Fonte: www.globalresearch.ca/
Link: http://www.globalresearch.ca/crimes-against-humanity-the-destruction-of-iraqs-electricity-infrastructure-the-social-economic-and-environmental-impacts/5355665
27.10.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FABRIZIA BELTRAMONE

Note:

[1] Ministry of electricity in Iraq. www.moelc.gov.iq/pages-en.aspx?id=4.
[2]UNDP report 2008: Overview of Iraq’s Electricity..http://iraqslogger.powweb.com/downloads
/Overview_of_Iraq_Electricity.pdf?PHPSESSID=1d0997c112323e42a279e5b1a99a65f4. [3] Table of Electrical Generators in Iraq. www.auptde.org/newsite/uploadImages/News/110/322.pdf.
[4]Barton Gelman. Washington Post, jan23, 1991.” Allied Air War Struck Broadly in Iraq”.
[5] Off Target. Human Right Watch. Dec. 11, 2003. www.hrw.org/en/node/12207/section
/6.
[6] ICRC, 2008: IRAQ; No let-up in the humanitarian crises.
[7] Electricity crisis at its worst point in Iraq. NBC News.com. http://www.msnbc.msn.com/id/11830468/ns/world_news-mideast_n_africa/t/electricity-crisis-its-worst-point-iraq./
[8] ASHARQ AL_AWSAT Newspaper. No 9634. Thursday, April 14, 2005.www.awsat.com/details.asp/Sec=48issueno=9634&article=293503&feature.
[9] Niqash/Society. ‘Iraq last official population census was conducted in 1997”. www.niqash.org/content.php?content.
[10] eia: Independent Statistics & Analysis.US Energy Information Administration. http://www.eia.gov/cfapps/ipdbproject/iedindex3.cfm?tid=90&pid=44&aid=8&cid=r5,IZ,&syid=2006&eyid=2010&unit=MMTCD.
[11] Nikki Reisch and Steve Kertzmann. “A climate of war: The war in Iraq and global warming” OILCHANGE International. 2008..
[12] USEPA, 2004”Photochemical Smog- what it means for us”.http://www.epa.sa.gov.au/xstd_files/Air/Information%20sheet/info_photosmog.pdf.
[13] Mercer’s 2012 Quality of Living ranking highlights – Global http://www.mercer.com/press-releases/qualityoflivingprcanada.