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Il perverso gioco del Meccanismo Europeo di Stabilità

di Kirios Di Sante - 17/12/2013

Fonte: lintellettualedissidente


Il MES è un’istituzione intergovernativa con capitale sociale pari a 700 miliardi (aumentabile), versato da 17 Stati membri. La quota partecipativa dell’Italia è di 125 miliardi, di cui 15 di anticipo.

Parlamento europeo

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Articolo tratto dal Numero Uno

Ci sono parole che segnano epoche, accostamenti di lettere in grado di sintetizzare quadri storici meglio di frasi, pagine, libri o intere enciclopedie. Se si dovesse scegliere una parola ad hoc per il decennio appena iniziato (si, siamo solo all’inizio), non si dovrebbe cadere in banali tentazioni quali crisi o recessione. Così come è giusto tenersi a distanza da inglesismi a carattere mitologico, spread in primis. Quello a cui tutti anelano, dagli esecutivi alle banche centrali (ammesso e concesso che siano organi differenti), è la stabilità. Governo della stabilità, legge di stabilità; addirittura il meccanismo europeo di stabilità, meglio conosciuto (se conosciuto) come MES. Il MES è un’istituzione intergovernativa con capitale sociale pari a 700 miliardi (aumentabile), versato da 17 Stati membri. La quota partecipativa dell’Italia è di 125 miliardi, di cui 15 di anticipo. I soldi per l’aumento dell’Iva? No, quelli non c’erano. Così come non ci sono neanche quelli per l’anticipo del MES, il che ci costringerà a chiederli a credito (almeno una buona parte). Il meccanismo vessatorio è questo: indebitarsi, per accumulare un capitale dal quale attingere nei momenti di massimo debito. E non finisce qui: i prestiti del MES avranno un tasso di interesse, dato che l’istituzione si prefigge l’obiettivo del profitto.

Ma vi sono cose più spaventose del tasso di interesse: oltre a “salvare” gli Stati agendo di fatto come un prelievo forzoso (l’importante è che si chiama diversamente), esso potrà dar vita all’ennesima ricapitalizzazione delle banche. Essendo i soldi del MES pubblici, ecco svelata un’altra collettivizzazione delle perdite del settore creditizio. La quota massima di risanamento delle perdite sarà però di 70 miliardi, ergo una eventuale restante parte sarebbe, ancora una volta, a carico pubblico. È inoltre necessario, prima di ricapitalizzare una banca in perdita, uno sforzo autonomo dello Stato per riportarla nei parametri di sicurezza fissati dagli accordi Basilea. Questa analogia svela bene l’assurdo che si cela dietro: è come se, stipulando un’assicurazione (onerosa), a seguito di un danno subito dalla propria vettura e coperto dal contratto assicurativo, uno si impegna ad aggiustare parte della carrozzeria autonomamente e a spese proprie riportandola ad un livello estetico che sfiori la decenza.

Vediamo di seguire il viaggio che l’euro fa prima di non arrivare nelle nostre tasche: la BCE lo elargisce ad un tasso di interesse bassissimo (recentemente decurtato ulteriormente, raggiungendo il minimo storico dello 0, 25%) alle banche commerciali che lo prestano a tassi usurai alla cittadinanza. Tramite i contribuiti, parte dei soldi recepiti dai cittadini finirà nel MES, e verrà loro prestato (in caso di necessità) ad un tasso di interesse sicuramente superiore allo 0,25%. La domanda verrà spontanea anche ai non addetti all’aritmetica: non sarebbe meglio se la BCE finanziasse direttamente gli Stati in difficoltà ad un tasso di interesse minore di quello del MES? L’intermediazione, cari lettori, è profitto. Ma solo per gli intermediari.

Senza contare che, prima di appellarsi al MES, lo Stato membro dovrà seguire precisi diktat meglio conosciuti come direttive europee: in pratica, per accedere al capitale da noi versato e “appesantito” da un tasso di interesse che rappresenta profitto per terzi, dobbiamo vendere pezzi di sovranità facendoci dettare le manovre economiche da Bruxelles. Manovre caratterizzate da privatizzazioni e vendita dei beni demaniali, svelando a pieno la matrice liberista dell’Europa e la sua avversione verso lo Stato, reo di distorcere la concorrenza salvaguardando i diritti dei suoi cittadini. È necessario fermare tutto questo anche se sembrerebbe ormai troppo tardi, dato che il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato già ratificato dal Parlamento e, prima ancora, dal Consiglio Europeo.