Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il prezzo del sogno europeo

Il prezzo del sogno europeo

di Gianni Petrosillo - 17/12/2013



Quanto costa il sogno europeo? Almeno 50 euro a persona. Vitto e alloggio in piazza compresi. La libertà e la democrazia tintinnano come monete e vengono remunerate a peso d’oro dai fautori della globalizzazione e della società aperta.


Il kit del piccolo ribelle, con bandiere, fischietti e mazze da combattimento è gentilmente offerto dalla ditta. Rivolgersi alla Ue srl, società a sovranità limitata e incondizionata fede atlantica.


Le notizie che ci giungono dall’Ucraina sono queste. C’è qualcuno che paga per portare la gente in strada a cantare in favore di Bruxelles.  Vengono organizzate gite della contestazione con pullman ed altri mezzi di trasporto, i mercenari della protesta vengono raccolti e riversati nelle vie delle principali città del paese per fomentare caos e disordini. Glielo chiede l’Europa.


Qui da noi ci si sdegna oltremodo quando Berlusconi retribuisce le trasferte romane dei suoi supporters, per sostenere le sue cause perse. I giornali disprezzano il trattamento a prezzi di mercato che B. riserva ai suoi adulatori, per non dire degli onorari liquidati alle sue discinte cortigiane. Ne hanno ben donde ma, per coerenza,  dovrebbero adottare lo stesso biasimo quando a comprare immoralmente il popolo, sempre pronto a sbandare tra greppia ed alti ideali, sono i finanzieri, i banchieri, le ong non governative, i provocatori e gli emissari inviati da Oltreoceano e dal Vecchio Continente. La stampa invoca la libertà soltanto per prendersi delle libertà che contrastano con l’oggettività. Esaltare le istigazioni più abiette per la presunta nobiltà delle cause, in questo consiste il disvalore che guida le truci battaglie dei quotidiani nostrani.


Se, invece, dietro ai finti moti sociali si schiera l’Occidente, con i suoi mezzi e i suoi finanziatori, i media vanno in estasi e declamano, senza tema di smentita (che tanto s’accordano automaticamente tra loro sulla versione più fasulla da pubblicizzare), la bellezza della disubbidienza civile contro l’oppressione di governi legittimamente eletti ed operanti. Ormai si tratta di un riflesso pavloviano che scatta non appena c’entra la “perfida Russia”.  Del resto, il vero obiettivo del “fronte libertario” è Mosca ed il suo rinato protagonismo sulla scena mondiale. Intollerabile per chi percepisce il mondo ad una dimensione.


Ci vuole davvero una bella faccia tosta per disseminare menzogne di tal fatta senza un accenno di contrizione. Ha ragione allora Putin a definire le manifestazioni anti-governative in Ucraina “più un pogrom che una rivoluzione”.


L’Europa vuole davvero escludere la Russia dal suo destino e generare disastri ai suoi confini? Può farlo a suo rischio e pericolo. Anziché boicottare i prossimi giochi di Soči – come ha già dichiarato l’Esecutivo francese, che, conquistandosi di diritto il podio dell’ipocrisia e della doppiezza, lascerà  comunque partire gli atleti e, soprattutto, le aziende transalpine – l’Europa, laddove realmente ritenga che il Cremlino sia un partner troppo scomodo ed impresentabile potrebbe, sin da subito, rinunciare ai rifornimenti energetici provenienti da Mosca,  congelare, come ha scritto Edward Lucas su Il Foglio, i visti free travel dei suoi cittadini, sospendere la sua richiesta d’ingresso nell’Ocse, bloccare Gazprom (impresa del gas di stato) con un procedimento dinanzi all’autorità antitrust. L’Europa può comportarsi come vuole o, meglio, come le viene ordinato, contribuendo a partorire crisi sociali che finiranno col divorarla. L’Europa può fare ogni cosa disfacendo tutto, permettendo cioè agli eventi di accerchiarla e di schiacciarla tra potenze che l’hanno eletta a terreno di rissa.


In alternativa, potrebbe anche cominciare ad aprire gli occhi su mutamenti geopolitici in atto, ricavandosi una visione indipendente della sua sorte, per il futuro dei suoi figli. Ma è, ovviamente,  chiedere troppo a chi ha fondato la sua debolezza su un profondo sonno della ragione storica.