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Missili e «scudo» Usa addosso all’Europa

di Manlio Dinucci - 17/12/2013

   



La noti­zia, data dal quo­ti­diano tede­sco Bild, che la Rus­sia avrebbe instal­lato mis­sili Iskan­der a capa­cità nucleare nella sua enclave di Kali­nin­grad come rispo­sta allo «scudo anti­mis­sili», cade in un vuoto di infor­ma­zione che la rende incom­pren­si­bile ai più. Se è vera, per­ché que­sta «mossa aggres­siva di Putin»? Per­ché la Rus­sia non vuole che gli Usa pro­teg­gano gli alleati euro­pei col loro «scudo»? E poi Obama non ha rinun­ciato allo «scudo» pro­get­tato da Bush?

A Washing­ton insi­stono che lo «scudo» in Europa non è diretto con­tro la Rus­sia, ma con­tro la minac­cia dei mis­sili ira­niani. A Mosca lo con­si­de­rano invece un ten­ta­tivo di acqui­sire un deci­sivo van­tag­gio stra­te­gico sulla Rus­sia: in tal modo gli Usa potreb­bero lan­ciare un first strike nucleare, fidando sulla capa­cità dello «scudo» di neu­tra­liz­zare gli effetti della rap­pre­sa­glia. Obama ha varato un nuovo piano, che pre­vede un numero mag­giore di mis­sili dislo­cati a ridosso del ter­ri­to­rio russo. Poi­ché sono gli Usa a con­trol­larli, nes­suno può sapere se sono inter­cet­tori o mis­sili nucleari. E, con i nuovi radar in posi­zione rav­vi­ci­nata, il Pen­ta­gono può moni­to­rare meglio il ter­ri­to­rio russo. Washing­ton, rifiu­tata la pro­po­sta di coge­stire insieme alla Rus­sia il radar di Qabala nell’Azerbaigian, ha acce­le­rato la rea­liz­za­zione dello «scudo».

Lo scorso marzo è stato con­fer­mato che gli Usa stanno pro­ce­dendo a schie­rare 24 mis­sili SM-3 in Polo­nia e altret­tanti in Roma­nia, più un numero impre­ci­sato di mis­sili Aegis a bordo delle fre­gate nel Medi­ter­ra­neo, inte­grati da un radar super­po­tente instal­lato in Tur­chia e da radar mobili che pos­sono essere rapi­da­mente dislo­cati in «posi­zione avan­zata». Con­tem­po­ra­nea­mente la Polo­nia ha annun­ciato che spen­derà 33,6 miliardi di euro per rea­liz­zare (con tec­no­lo­gie sta­tu­ni­tensi) un pro­prio «scudo» da inte­grare in quello Usa/Nato. In mag­gio la Loc­kheed Mar­tin ha annun­ciato di aver effet­tuato in un anno quat­tro test riu­sciti del mis­sile Aegis di seconda gene­ra­zione e che le 27 navi da guerra dotate di que­sto sistema mis­si­li­stico sali­ranno a 32 nel 2014. In otto­bre sono stati inau­gu­rati nella base aerea Deve­selu in Roma­nia i lavori per una instal­la­zione ter­re­stre di mis­sili Aegis, finan­ziata dal Pen­ta­gono con 100 milioni di euro, già ope­ra­tiva nel 2015: la base resterà for­mal­mente sotto comando rumeno, ma l’installazione mis­si­li­stica sarà gestita da 500 mili­tari Usa.

In novem­bre sono ini­ziati i test finali del Meads (Sistema di difesa aerea di media esten­sione), rea­liz­zato insieme da Usa, Ita­lia e Ger­ma­nia: una sorta di «testug­gine» che, con un sofi­sti­cato sistema mis­si­li­stico, pro­tegge le forze che attac­cano un ter­ri­to­rio nemico. Gli Usa, dopo aver speso 2 miliardi di dol­lari nel pro­gramma, se ne tirano fuori per con­cen­trarsi su altri sistemi, ma Ita­lia e Ger­ma­nia (che si sono addos­sate rispet­ti­va­mente il 15% e il 25% del costo) acqui­ste­ranno il Meads, imbar­cando pro­ba­bil­mente la Polo­nia per divi­dere l’aumentata spesa. Il Meads raf­for­zerà lo «scudo», che gli Usa e gli alleati euro­pei inten­dono svi­lup­pare spen­den­doci decine di miliardi di dol­lari nei pros­simi decenni.

Sem­pre in novem­bre il Pen­ta­gono ha con­fer­mato che le cen­ti­naia di bombe nucleari B61-11, che gli Stati uniti man­ten­gono in Europa (Ita­lia com­presa), ven­gono tra­sfor­mate in B61-12, uti­liz­za­bili anche come bombe anti-bunker. Uffi­cial­mente sono clas­si­fi­cate come armi nucleari «tat­ti­che» ma, essendo dislo­cate in Europa e quindi facil­mente avvi­ci­na­bili al ter­ri­to­rio russo, sono di fatto stra­te­gi­che (cate­go­ria che com­prende armi con git­tata supe­riore ai 5500 km): esse si aggiun­gono alle 2.150 testate nucleari stra­te­gi­che Usa e alle oltre 500 fran­cesi e bri­tan­ni­che pronte al lan­cio, con­tro le 1800 russe. Subito dopo la Loc­keed Mar­tin ha com­ple­tato il test in orbita del secondo satel­lite Muos (lan­ciato a luglio), che viene «affi­dato per l’uso ope­ra­tivo al Comando stra­te­gico», il quale riu­ni­sce il comando delle forze nucleari con quello delle ope­ra­zioni spa­ziali.

A que­sto punto non c’è da stu­pirsi che Putin abbia can­cel­lato il gruppo di lavoro, isti­tuito nel 2011 per tro­vare forme di col­la­bo­ra­zione con la Nato nella difesa mis­si­li­stica. È stato con­tem­po­ra­nea­mente annun­ciato che altre unità russe saranno armate di mis­sili Iskan­der e di mis­sili bali­stici inter­con­ti­nen­tali mobili Yars di nuova gene­ra­zione, che pos­sono tra­spor­tare fino a 10 testate nucleari. L’Europa è ora, gra­zie agli Usa, «più sicura».