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Siria, le bugie hanno le gambe corte

di Nando de Angelis - 17/12/2013

Siamo solo a qualche mese dal paventato intervento americano in Siria.
Barak Obama ringhiava minaccioso contro Bashar al Assad, reo di aver superato la “linea rossa” oltre la quale era stato preventivato un maggiore coinvolgimento degli USA nella crisi siriana.
“Il governo degli Stati Uniti afferma con gran sicurezza che il governo siriano ha compiuto un attacco con armi chimiche nella periferia di Damasco il 21 agosto 2013. Inoltre, dichiariamo che il regime ha utilizzato un agente nervino in attacco.
Queste valutazioni si basano su dati di intelligence umani, di comando, e geospaziali così come su rapporti di significativi istituti indipendenti”, si leggeva in uno scarno e pretenzioso documento di circa 4 pagine, pubblicato sul sito ufficiale della Casa Bianca, nel quale venivano mostrate le prove in possesso dell’amministrazione che avrebbero inchiodato definitivamente il presidente siriano.
Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, rincarava la dose: "L'uso di armi chimiche è innegabile e ci sono pochi dubbi sul fatto che sia stato il governo di Assad a usarle".
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, avallava servilmente la tesi americana, puntando l’indice contro Assad.
Lo faceva senza alcuna prova decisiva e, soprattutto, andando oltre a quello che era il compito della commissione Onu, cioè accertare esclusivamente l’uso di armi chimiche e non di individuarne i responsabili.
L'Alto commissario Onu per i diritti umani, la sudafricana Navi Pillay, dichiarava a sua volta che la commissione d'inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Siria, aveva prodotto prove massicce di crimini molto gravi, crimini di guerra e crimini contro l'umanità riconducibili al presidente Bashar al-Assad e al suo entourage di governo.
Poi, a calmare i pruriti bellicosi dei cowboys e a smascherare le menzogne dei signori del Nuovo Ordine Mondiale, interveniva la Russia di Putin, che con determinazione si è opposta a questo diabolico disegno.
Il 13 dicembre, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, presentava all'Assemblea Generale il rapporto finale della commissione, guidata dallo svedese Ake Sellstrom, incaricata d'indagare sulle armi chimiche in territorio siriano.
"Prendo atto con profonda preoccupazione che gli esperti Onu hanno raccolto prove e informazioni che confermano l'uso di armi chimiche in diverse occasioni e in più siti contro civili e contro obiettivi militari", spiegava Ban, condannando tali atti e invocando la fine del conflitto siriano.
Non un accenno alle presunte responsabilità di Bashar al Assad, anzi nel rapporto si legge che in almeno tre occasioni i cosiddetti “ribelli”, cioè la legione straniera islamica che combatte Damasco con l’appoggio di Stati Uniti, Gran Bretagna, Turchia, Arabia Saudita e Qatar, oltre alla Francia di Hollande, hanno fatto uso di armi chimiche contro l’Esercito Arabo Siriano e i civili.
Come è accaduto a Khan al-Asal, vicino ad Aleppo, con la morte di 25 fra civili e soldati e il ferimento di altri 110, a marzo 2013; a Jobar, in agosto e a Ashrafiah Sahnaya, nello stesso mese.
In questo caso, il segretario generale, a differenza di qualche mese fa, si è ben guardato dal sostenere che la “linea rossa” è stata superata più volte dai feroci mercenari sostenuti dall'Occidente. - See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22792#sthash.N8eHsrZt.dpuf