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La nuova politica estera iraniana che mette in imbarazzo l’Occidente

di Ali Reza Jalali - 17/12/2013

Fonte: Stato e potenza

 

 

 

Iranian Foreign Minister Zarif addresses the media during a news conference in Ankara“I dirigenti dell’Iran sono estremisti e vogliono fare la guerra al mondo.” Negli ultimi anni questo era il tormentone dei media occidentali e dei governi di USA e UE, che grazie alle esternazioni dell’ex presidente iraniano sull’olocausto e altre vicende, avevano l’opportunità di denigrare la Repubblica Islamica presentandola al mondo come una minaccia. Le elezioni presidenziali del giugno 2013 però hanno premiato Hassan Rohani, in Europa si direbbe un uomo di “centro”, che oggi dirige un esecutivo di larghe intese, con al proprio interno ministri sia conservatori che riformatori. Questo governo di coalizione è riuscito a creare un clima di serenità all’interno delle istituzioni iraniane, riuscendo nell’impresa di mettere d’accordo i vari centri di potere iraniani, dal parlamento alla Guida, fino al clero e a una certa intellighenzia riformista. La forza derivante da questa atmosfera di riconciliazione nazionale, dopo otto anni di esecutivo Ahmadinejad, che aveva creato molte tensioni tra le istituzioni di Tehran, per non parlare poi della ferita aperta del caos del 2009, dove una parte della dirigenza iraniana era entrata in aperto contrasto non solo col presidente, ma anche, cosa ben più grave, con la Guida, ovvero Ali Khamenei, ha portato quindi a liberare le forze represse della diplomazia iraniana. Il ministro degli Esteri Zarif quindi, forte di un ampio consenso in patria ha dimostrato la propria destrezza in vari incontri e soprattutto per ciò che concerne diversi accordi ratificati dal governo iraniano in pochi mesi, con diversi paesi.
 La complessità delle dinamiche internazionali però si è riproposta recentemente nella vicenda che caratterizza la diatriba tra l’Iran e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per quello che riguarda il programma nucleare di Tehran. L’accordo di Ginevra firmato qualche settimana fa tra l’Iran e le potenze del CSNU più la Germania (cosiddetto 5+1), prevedeva la sospensione per sei mesi di nuove sanzioni contro la Repubblica Islamica, oltre altri piccoli incentivi, quantificabili in alcuni miliardi di dollari, in cambio, di fatto, di un importante ridimensionamento della potenzialità nucleare iraniana. Come spesso accade, gli accordi internazionali, una volta perfezionati dai diplomatici e dai politici, hanno bisogno del parere dei tecnici per poter essere messi in atto concretamente. A questo scopo gli esperti delle delegazioni dei paesi coinvolti nella vicenda (Iran, USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Germania) da alcuni giorni sono impegnati in degli incontri fondamentali a Vienna. Nella giornata di giovedì 12 dicembre però è arrivata una notizia clamorosa. Nel bel mezzo degli incontri di Vienna, il governo nordamericano in maniera del tutto unilaterale ha approvato nuove sanzioni contro alcune aziende iraniane, accusate di avere un ruolo importante nelle ricerche condotte dagli iraniani nel settore atomico. Per via della clamorosa trasgressione nordamericana quindi, è giunta la notizia che la delegazione iraniana ha abbandonato gli incontri di Vienna. Anche una persona inesperta in materia di diritto internazionale comprende bene come la trasgressione USA sia in palese contraddizione con l’accordo di Ginevra. Per sei mesi non dovevano essere promosse nuove sanzioni, a meno che la parte iraniana non avesse adempiuto completamente alle varie clausole. In questo caso gli iraniani avevano dimostrato il massimo della disponibilità, recandosi a Vienna per gli incontri che dovevano attuare le decisioni prese in Svizzera. Insomma, la decisione nordamericana ha fatto cambiare radicalmente la situazione, dimostrando ancora una volta che nella vicenda, sono i dirigenti USA a non volere seriamente perseguire un accordo equo.
 Detto ciò però, la parte iraniana cerca di non demoralizzarsi e continua a condurre un approccio equilibrato.  Per ciò che concerne gli sviluppi dell’accordo di Ginevra tra l’Iran e il 5+1 (attività nucleari di Tehran) infatti, la parte iraniana è molto più interessata della controparte occidentale (soprattutto USA) al conseguimento di un accordo definitivo. Gli USA hanno promosso nuove sanzioni, in palese violazione di quanto deciso in Svizzera qualche settimana fa. Mentre gli iraniani, dopo il ritiro dalle trattative “tecniche” di Vienna, sembrano interessati a portare avanti l’iniziativa diplomatica, a ogni costo. Infatti il ministro Zarif ha detto: “Noi siamo intenzionati a proseguire con la diplomazia in modo serio e deciso. Con la decisione degli americani l’accordo è deragliato, ma non è ancora morto.” Il governo iraniano guidato da Hassan Rohani sembra quindi puntare tutto sull’accordo e ciò smaschera in modo netto la poca attendibilità degli USA, che non rispettano i patti internazionali nemmeno quando hanno a che fare con un governo iraniano moderato.
 Oggi gli USA non hanno più la scusa di doversi confrontare a Tehran con un governo estremista, e ciò tatticamente è grande vantaggio per gli iraniani; questi ultimi sembrano consapevoli di ciò e non vogliono perdere il treno della diplomazia. Le attività frenetiche di Zarif sembrano aver messo in imbarazzo gli occidentali che ora non hanno scuse per tirarsi indietro. Per non dire dell’imbarazzo di Tel Aviv, sempre più isolato nello scacchiere mediorientale