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La caricatura di Marx che piace alla sinistra

di Lorenzo Vitelli - 14/01/2014

Fonte: lintellettualedissidente


Perché i politicanti dell'odierna sinistra hanno tradito le speranze marxiane dopo il 1989 e fanno oggi uso di una caricatura, del tutto funzionale al capitalismo liberale, di Marx?

Marx

Accostare l’odierna sinistra a Marx risulterebbe piuttosto degradante per quel pensatore che ha messo in evidenza, più di tutti, le contraddizioni interne al sistema capitalista. Ma è inevitabile porsi determinate domande quando, tra le file dei manifestanti di sinistra, che sia essa estrema, sindacale o moderata, si intravedono ancora, impresse su slogan, manifesti, o magliette, immagini e rimandi al filosofo del Capitale. Tuttavia oggi, non è il Marx del determinismo storico, non è il Marx del conflitto di classe, il teorico dell’alienazione o della rivoluzione proletaria, quello di cui la sinistra si fa portavoce: quel Marx è morto nel 1989, con il crollo del muro di Berlino, e assieme a lui è morta ogni volontà trasformatrice della realtà capitalistica.
La sinistra ha tuttavia ripreso del filosofo tedesco solamente l’idea di distruzione necessaria di quei valori che per Marx erano poco funzionali all’avvento del comunismo internazionalista. Ma non è certo questo il “sogno di una cosa” a cui tende la sinistra, quanto più invece, nella sua congiunzione liberal-libertaria, essa tenta di rovesciare il guanto dell’internazionalismo nel suo opposto, uguale e contrario allo stesso tempo: il mondialismo, l’omologazione generalizzate di tutte le culture alla democrazia liberale in un contesto di mercato globalizzato.
A questo punto è dunque necessario, per sopprimere le frontiere culturali e sociali che ostacolano questo progetto, ultima fase del capitalismo, distruggere tutto ciò che è Nazione, Stato, famiglia o religione. Questi valori che Marx considera borghesi, e di cui egli ne promuove la liquidazione in nome dell’emancipazione del proletariato, sono quelli a cui l’odierna sinistra si attacca, in nome del progresso e di una libertà (di consumare) totalizzante. Ed è così che l’apparato socio-culturale della sinistra (Boldrini-Vendola-Luxuria-Bonino-Kyenge) segue, inconsapevolmente, ciò che in Marx c’è di meno convincente, e si occupa del disfacimento capillare di questi valori – ultimi frontiere di resistenza alla modernità – tramite le nozze gay, la promozione del femminismo e l’invenzione del femminicidio, l’aborto, la liberalizzazione dei costumi, l’integrazionismo e la legalizzazione delle droghe leggere.