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Turchia in crisi: Erdogan nei guai, ma gli Intrighi di Gulen e della CIA devono essere contenuti

di Nuray Lydia Oglu e Lee Jay Walker - 19/01/2014


-Le grandi ambizioni di Recep Tayyip Erdogan si sciogliono in varie direzioni, perché il Primo ministro della Turchia subisce le tante convulsioni interne che scuotono la nazione. Da diversi anniè emerso che Erdogan può continuare ad abusare della posizione di forza del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP). Pertanto, il sogno islamista e lo “specchio ottomano” di Erdogan avevano una potente spavalderia, percependosi come il “nuovo padre della Turchia” fornendo ai seguaci un’agenda conservatrice e islamista. Ma ora l’AKP comincia a sembrare fragile e sempre più autoritario sotto Erdogan. Dicendo ciò è chiaro che Fethullah Gulen non sia più saggio di Erdogan nel volere anch’egli tirare le fila. Altrettanto importante, entrambi condividono il sogno islamista di schiacciare le forze progressiste in Turchia. Infatti, in passato Erdogan e Gulen suonavano la stessa melodia. A livello regionale, i grandi piani di Erdogan hanno letteralmente morso la polvere dell’ingerenza turca. Dopo tutto, solo Erdogan poteva disilludere Egitto, Iraq, Iran, Israele, Siria e altri Paesi. Inoltre, essendo Erdogan determinato a rovesciare il governo della Siria, non solo ha chiuso un occhio nei confronti di jihadisti internazionali e agenti segreti ma, più allarmante, tollera e incoraggia avidamente le brutali forze settarie e terroristiche contro la Siria laica. Pertanto, l’immagine della Turchia soffre enormemente in tutta la regione poiché Erdogan non può smettere d’ingerirsi e di sconvolgere le nazioni della regione.
Ri-concentrandosi sullo scandalo attuale in Turchia, appare chiaro che la barca di Erdogan oscilla. Baha Gungor di Deutsche Welle dice: “Erdogan ha commesso gli stessi errori di molti autocrati prima di lui. Si vede infallibile, sempre meno tollerante alla critica della sua politica. Giornalisti,  intellettuali e politici che vedono le cose in modo diverso sono stati rinchiusi. Vasti settori della dirigenza dell’esercito sono stati condannati a dure pene detentive con l’accusa di pianificare un colpo di Stato.” Infatti è chiaro che il 2013 ha visto molti fallimenti del leader turco Erdogan, continuando ad accumulare sempre più errori di giudizi. Ciò è stato evidente durante la crisi di Piazza Taksim, perché Erdogan ha rilasciato dure dichiarazioni sui manifestanti. Inoltre, l’eccessivo uso della forza contro i manifestanti e il suo atteggiamento impertinente hanno fatto sì che la Turchia sia sempre più divisa. Le gravi accuse alla fine del 2013 su riciclaggio di denaro, contrabbando di oro, grandi tangenti e altre forme di corruzione, corrispondono all’enorme calo della fortuna di Erdogan. Non solo, le conseguenze economiche ora si fanno sentire. Ciò è evidente perché la lira turca è miseramente apprezzata rispetto a dollaro statunitense ed euro. Eppure, l’attuale lotta interna tra i potentati islamici di Erdogan e Gulen è allarmante. Dopo tutto, sotto l’amministrazione Obama negli USA è chiaro che un ordine del giorno filo-Fratellanza musulmana esisteva, dove l’Egitto sarebbe stato il grande esperimento. Per fortuna, le masse in Egitto insorsero contro il putsch dei Fratelli musulmani che avevano usurpato le istituzioni statali, al fine di riportare indietro l’orologio. Tuttavia, il sogno è ancora vivo e vegeto e non sorprende che Gulen sia ospitato negli USA proprio come i capi islamisti in Tunisia risiedettero nel Regno Unito prima di tornare. Pertanto, il comportamento irregolare di Erdogan dovrebbe far suonare certi campanelli d’allarme a Washington, e sembrerebbe che Gulen venga ora preparato per la fase successiva dello smantellamento della laicità in Turchia.
Va ricordato che l’Afghanistan e l’Iraq avevano governi secolari, prima che USA e Regno Unito s’ingerissero nei rispettivi affari interni. Infatti, gli USA salutarono la sharia in Sudan nei primi anni ’80, nonostante l’esito di questa politica fosse dannoso per animisti e cristiani in Sudan. Allo stesso modo, la legge della Sharia e la minaccia jihadista hanno seguito i passi di USA, Francia, Regno Unito e diverse potenze del Golfo in Libia. In altre parole, appare una ovvia realtà che le potenze occidentali si schierino con l’agenda islamista. Ciò si vede anche in Siria, in cui i soliti attori del Golfo e occidentali si sono schierati con le forze settarie e terroristiche. L’effetto a catena è anche la frantumazione del cristianesimo in Siria, proprio come è successo in Iraq e in Kosovo. Allo stesso modo, i cristiani copti erano sacrificabili in Egitto per gli intrighi di Washington e Londra. Tuttavia, proprio come la crisi in Iraq, è chiaro che l’Arabia Saudita non vuole che i Fratelli musulmani si avvicinino troppo, proprio come tale nazione non accetta la fine del potere sunnita in Iraq.
Family Security Matters dice: “Osman Nori, l’ex-capo dell’intelligence turca, ha recentemente affermato che il movimento di Gulen è una facciata dell’intelligence degli Stati Uniti che ospitava 130 agenti della CIA nelle sue scuole in Kirghizistan e Uzbekistan. Tale affermazione si accorda alla testimonianza di Sibel Edmonds, ex-traduttrice dell’FBI e nota rivelatrice. Edmonds dice che Gulen e il suo movimento iniziarono a ricevere ingenti somme di denaro dalla CIA dopo il crollo dell’Unione Sovietica, quando agenti statunitensi si resero conto che non potevano controllare le enormi risorse energetiche nelle neonate repubbliche ex-sovietiche, a causa della profonda diffidenza verso le motivazioni statunitensi. La CIA, sostiene Edmonds, vedeva la Turchia come un perfetto “ascaro” degli interessi degli Stati Uniti, essendo un alleato della NATO che condivideva lingua, cultura e religione degli altri Paesi dell’Asia centrale. Ma il controllo centralizzato di queste repubbliche, sottolinea, potrebbe essere attuato solo creando un nazionalismo e una religione pan-turchi concepiti da Gulen e dai suoi seguaci. E così, secondo Edmonds, la CIA è divenuta partner di Gulen nella creazione del Nuovo Ordine Mondiale Islamico. I soldi per le scuole e gli insediamenti del Pascià, dice, non provengono dal finanziamento approvato dal Congresso ma piuttosto da operazioni segrete della CIA, tra cui traffico di stupefacenti, mercato nero nucleare, traffico di armi e attività terroristiche.
In altre parole, se la Turchia è lasciata ai capricci geopolitici di USA e Regno Unito assieme ai sogni islamisti di Gulen, allora la Turchia perderà il suo approccio laico e modernista. Naturalmente, lo stesso vale per la prima mossa iniziale di USA, Regno Unito e Gulen utilizzando Erdogan e gli altri islamisti in Turchia, prima dell’attuale lotta interna tra Erdogan e Gulen. dopo che la bilancia ha iniziato a cambiare. Pertanto, è essenziale che le forze laiche turche si sveglino, e lo stesso vale per tutte le forze indipendenti dagli intrighi occidentali e islamici. Erdogan mina la laicità in Turchia, quindi la sua natura autoritaria preoccupa numerosi cittadini turchi. Eppure gli intrighi di Gulen non sono la risposta e lo stesso vale per le ombre della CIA e il solito ruolo del Regno Unito. La Federazione russa deve anche concentrarsi sugli eventi in Turchia, perché gli islamisti ceceni ed altri nel Caucaso hanno un santuario in Turchia e anche in Georgia. Allo stesso modo, il governo Erdogan mina la laica Siria sostenendo forze settarie e terroristiche contro il popolo di questa nazione.
La Turchia come l’Egitto affronta uno scontro di civiltà interno ed attualmente gli intrighi di USA e Regno Unito favoriscono l’agenda islamista. Ironia della sorte, in Turchia il gioco di potere tra Erdogan e Gulen è tra due individui che condividono molto. Si spera che le forze negative si divorino reciprocamente in modo che le forze politiche laiche ed altre in Turchia riportino la nazione sul percorso della modernizzazione. Pertanto, i partiti politici che si oppongono a Erdogan non dovrebbero correre tra le braccia dell’“ombra di Gulen”.

In Turchia, le indagini sul terrorismo fanno infuriare il primo ministro
Abigail R. Esman Speciale IPT Notizie
Modern Tokyo Times

fethullah_gulen-acikladi1Due alti dirigenti di al-Qaida sono stati arrestati nella provincia di Kilis, in Turchia, durante una grande operazione antiterrorismo della polizia turca. Gli arresti, effettuati in un raid contro gli uffici della provincia di Van dell’Humanitarian Relief Foundation (nota come IHH), hanno avuto luogo meno di sei mesi dopo che la Turchia aveva collaborato con gli Stati Uniti nel sviluppare un programma antiterrorismo volto a ridurre il radicalismo islamico in Medio Oriente. Ben fatto, dite? Non così in fretta. Alcune ore dopo gli arresti, il governo ha sommariamente dimesso i due capi della polizia che avevano supervisionato l’operazione e riassegnato molti altri. Inoltre, secondo il quotidiano turco Hurriyet, “Le guardie del corpo degli otto procuratori che hanno lanciato le operazioni anti-al-Qaida” sono stati sostituiti. Il Viceprimo ministro Bülent Arinc ha particolarmente criticato il raid negli uffici dell’IHH, negando qualsiasi connessione tra l’organizzazione e al-Qaida.L’IHH è un’organizzazione legale che lavora per scopi umanitari”, ha detto in un comunicato stampa. È vero, l’IHH, una ONG fondata in Turchia nel 1992, si presenta come organizzazione umanitaria che porta cibo, medicine e altri aiuti ai Paesi del Medio Oriente in guerra, soprattutto in Siria. Ma non è tutta la storia.
Si presume abbia preso parte al complotto per bombardare l’aeroporto internazionale di Los Angeles nel Capodanno 1999, e l’IHH era spesso legata ad Hamas e al-Qaida. Le autorità turche avviarono un’indagine su questo aspetto solo due anni fa. Molti sanno anche del coinvolgimento dell’IHH nell’incidente sulla Mavi Marmara nel 2010, diretta a Gaza, su cui la “relazione del gruppo Gaza Flotilla” delle Nazioni Unite dichiara: “La maggior parte dei partecipanti della flottiglia non aveva intenzioni violente, ma esistono seri interrogativi sulla condotta, vera natura e obiettivi degli organizzatori della flottiglia, in particolare l’IHH.” E l’anno scorso, la Germania ha bandito l’IHH per via dei suoi legami terroristici. Dato l’apparente rinnovato impegno della Turchia nella lotta al terrorismo, si potrebbe pensare che il governo elogiasse la polizia che aveva fatto irruzione negli uffici dell’IHH, per non parlare di coloro che avevano catturato un leader di al-Qaida in Turchia.  Allora perché non l’ha fatto? E se il governo turco si impegna a proteggere gruppi come l’IHH, nonostante i suoi noti collegamenti terroristici, perché gli Stati Uniti collaborano con esso nelle operazioni antiterrorismo? Parte di ciò può essere spiegato dalla recente spaccatura nel governo turco. Fino a poche settimane fa il governo islamico dell’AKP del primo ministro Recep Tayyip Erdogan collaborava tacitamente con il chierico islamico Fethullah Gulen, leader turco che vive in auto-esilio negli Stati Uniti. Gulen e i suoi seguaci, chiamati “gulenisti” o membri del movimento Hizmet, sono agenti segreti che agiscono nei ministeri della Giustizia e degli Interni della Turchia e di conseguenza erano dietro le forze di polizia del Paese. Ma il mese scorso, quando una serie di indagini della polizia hanno portato all’arresto di imprenditori di primo piano e parlamentari per corruzione, riciclaggio di denaro e traffico oro-per-petrolio con l’Iran, la partnership tra Erdogan e Gulen s’è tramutata in una guerra a tutto campo. Erdogan ha accusato Gulen d’istigare indagini e false accuse, e di rendere tutto ciò pubblico. Gulen ha negato di avervi nulla a che fare.
Mentre la crisi attuale si dipana, Erdogan ha licenziato centinaia di alti funzionari della polizia e magistrati. Inoltre, ha proposto una nuova controversa legislazione per affidare al ministro la vigilanza sulla magistratura, distruggendo la separazione dei poteri che in larga misura definisce uno Stato democratico. Non sorprende che in tutto ciò, i funzionari dell’IHH accusino apertamente i gulenisti d’istigare il raid e calunniare il buon nome dell’IHH. L’impressione generale è che il successivo licenziamento dei capi della polizia responsabili del raid sia un tentativo di colpire di nuovo Gulen. Ma cosa vuol dire che Erdogan, a prescindere dei suoi problemi personali con il chierico statunitense, faccia dimettere gli ufficiali che hanno catturato membri di spicco di al-Qaida? Perché Erdogan e i suoi compari non vogliono che gli investigatori indaghino sui membri e le attività della Humanitarian Relief Foundation? Ciò, se non altro, ha a che fare con la recente scoperta di un camion pieno di armi diretto in Siria al confine turco, presumibilmente su incarico dell’IHH?
Dato che la Turchia aggira le sanzioni statunitensi sul traffico di miliardi di dollari in oro con l’Iran in cambio di petrolio, e che ora ostacola le indagini su un’organizzazione terroristica sul proprio suolo, non sembra proprio il Paese giusto con cui gli USA possano collaborare nelle iniziative antiterrorismo. Al contrario, potrebbe essere il momento per gli USA di osservare meglio i leader della Turchia, soprattutto quelli che chiama “amici”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora