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Chi rappresenterà l’opposizione a Ginevra 2?

di Thierry Meyssan - 27/01/2014




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La sessione inaugurale di Ginevra 2 non aveva molto a che fare con una conferenza diplomatica. È stato un grande show, trasmesso in mondovisione. In realtà, ogni oratore si rivolgeva a una frazione del pubblico, di solito quella del suo paese e di alcuni alleati, senza necessariamente preoccuparsi di ciò che ne sarebbe seguito. Inoltre, ciò che noi riferiamo in merito è completamente diverso a seconda del fatto che si apprezzi l’evento in termini di pubbliche relazioni o di ricerca della pace.

In apparenza, la delegazione siriana ha impiegato troppo tempo per parlare, mentre l’opposizione ha chiesto le dimissioni del presidente Assad, con il forte sostegno della delegazione degli Stati Uniti. Si potrebbe ricavarne che Damasco andava ad abdicare.

Tuttavia, la stampa occidentale non è stata accecata da questo miraggio. Benché John Kerry affermasse solennemente che non si potesse immaginare che un governo di transizione fosse guidato da Bashar al-Assad, membri del suo gabinetto giungevano in sala stampa per spiegare ai giornalisti che la Siria senza Assad sarebbe peggiore che con lui. Han fatto loro gioco gli argomenti dell’ambasciatore Ryan C. Crocker sul New York Times. Pertanto, ognuno ha capito che il discorso del Segretario di Stato era destinato a calmare i suoi alleati sauditi e non a essere messo in opera.

La delegazione della Coalizione Nazionale ha argomentato in modo convincente contro i "crimini del regime " e ha chiesto tutto il potere per sé, impegnandosi a rispettare le minoranze. Ma il suo discorso enfatico non può resistere a pochi minuti di discussione. E cosi si è appoggiato su un rapporto pubblicato due giorni prima, che accusava il governo di aver ucciso sotto tortura 11mila persone, presentandolo come un "rapporto indipendente", mentre si tratta di un ennesimo pezzo della propaganda del Qatar. Allo stesso modo, ci si può chiedere perché la Coalizione rispetterebbe in futuro le minoranze che ha perseguitato durante la guerra?

Una volta concluso lo spettacolo, Jarba ha annunciato che non avrebbe partecipato ai negoziati di persona, senza specificare che guiderà la delegazione in sua assenza.

Ancora una volta, la stampa occidentale non si lascia ingannare. Tutti hanno capito che sebbene Jarba legga benissimo i discorsi che gli scrivono i suoi sponsor, non ha la statura per quel compito, mentre la delegazione siriana è composta da professionisti qualificati. Ma al di là del divario di competenze, la situazione del signor Jarba è davvero poco invidiabile: si è atteggiato a vincitore di una guerra che ha perso, ha rivendicato di parlare a nome di un popolo che lo ignora. Questo perché la Coalizione Nazionale non parla che per se stessa. I suoi componenti principali hanno mollato, il suo governo in esilio si è dimesso, lasciando soli i Fratelli Musulmani e l’Arabia Saudita.

Tutti ricordano allora del primo a prendere la parola, Sergey Lavrov. Questi aveva discretamente notato che il Comunicato di Ginevra 1 e la risoluzione 2118 del Consiglio di sicurezza, su cui si basa la conferenza, stabiliscono che tutti i gruppi politici siriani dovrebbero essere rappresentati a Ginevra 2. Tuttavia, su richiesta di Washington, solo i resti della coalizione sono stati invitati. Il ministro ha dichiarato la speranza che l’opposizione patriottica interna sia coinvolta nelle trattative nonostante la sua assenza alla sessione inaugurale.

È solo allora che la vera conferenza inizierà.


Traduzione
Matzu Yagi