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Il comizio di Napolitano a Bruxelles Spunti per un’analisi…

di Umberto Bianchi - 11/02/2014


Non c’è che dire: oramai siamo alla follia più totale! In spregio ad ogni più necessaria e realistica considerazione, il Presidente della Repubblica in svendita “Ostello-Italia”, si è recato presso la sede dell’Eurocirco equestre di Bruxelles per svolgere una serie di (ahimé) applaudite esternazioni, su cui varrebbe la pena soffermarsi un momento, proprio perché certe cose non si dovrebbero far passare lisce.

Vada per il fatto che, per distrarsi e ritemprarsi dai frangenti della politica nostrana (vedi le varie richieste di impeachment, oltre all’indubbiamente difficile momento per il nostro paese…) Napolitano vada in quel di Bruxelles, a godersi il ben più rilassante spettacolo di una platea di poltronai e di guitti asserviti che non lesinano plausi e salamelecchi (con poche lodevoli eccezioni, sic!) a chi, da quel palco circense altro non fa che ripetere, a mo’ di mantra, la noiosa ed orrenda litania del “politically correct” che, stavoltà però, ha preso davvero il sapore di una amara beffa.

Già perché oggi dire che l’Euro è il nostro destino, che da esso non si può tornare indietro, rappresenta un vero e proprio sfregio  alla verità. Uno sfregio al costante e tragico calo delle condizioni del nostro benessere, da quando la moneta unica è stata introdotta. Uno sfregio alle migliaia di imprese che stanno chiudendo. Uno sfregio ai migliaia di posti di lavoro perduti. Uno sfregio alla crescita di un paese. Ma sembra che questo, agli euro-imbecilli, intenti a penalizzare ed a stigmatizzare (tanto per cambiare) il nostro paese, con i risultati di statistiche sulla corruzione, fatte a mo’  di schedina del toto calcio, sotto i fumi dell’acool di qualche pub di Bruxelles, poco importi.

Certo, il Presidente Napolitano non è il solo a spararle (ed a farle, sic!) grosse. E’ di ritorno da quel di Dubai, il Presidente del Consiglio Letta, foriero di entusiastiche novità, immediatamente raggelate dal duro intervento del Presidente di Confindustria, Squinzi, a proposito del reale stato dell’economia italiana. Frutto dell’entusiasmo di Letta, i vari accordi siglati;  negli Emirati Arabi su Alitalia con Etihad ed in Kuwait con il locale fondo sovrano. Tutti accordi sui contorni dei quali, il dubbio e la diffidenza son d’obbligo. A preoccupare maggiormente, è l’ingresso del fondo sovrano kuwaitiano Kia nel Fondo Sovrano Italiano, per un importo di ben 500 milioni di euro. Quest’ultimo rappresenta un po’ il “braccio armato” di Cassa Depositi e Prestiti, l’istituto di credito pubblico che gestisce tante aziende nostrane di medie e grandi dimensioni, tra i quali la Difesa.

Si verrebbe, in questo modo, a determinare una pericolosa situazione di subordinazione e dipendenza delle nostre migliori aziende ai diktat gestionali e strategici del capitale straniero, conferendo un’ulteriore processo di accelerazione a quel processo di esproprio del “made in Italy” da parte di gruppi esteri, che ha recentemente visto numerose glorie e fiori all’occhiello dell’imprenditoria italiana, esser oggetto di una vera e propria “spesa” a prezzo di saldo, da parte di gruppi ,in ispecial modo tedeschi e francesi ( è una notizia fresca di redazione che, l’ultima “new entry” di questa vergognosa classifica è rappresentata dal prestigioso marchio delle poltrone Frau, sic!). Il tutto, senza voler contare la tanto strombazzata svendita di aziende e beni pubblici ai vari avvoltoi della finanza speculativa apolide.

Ma, a dare il tocco finale all’intero italico andazzo, le vicende parlamentari di questi giorni, legate all’approvazione della cosiddetta “Legge di stabilità”, sotto la scusa della quale è nuovamente passato un bell’aumento di capitale per Bankitalia ed istituti correlati. E qui, purtroppo, una delle poche, forse l’unica, forma di opposizione a livello parlamentare, ovvero il Movimento 5 Stelle, ha commesso un errore enorme, lasciandosi trascinare sul piano dello scontro verbale e fisico nell’Aula “sorda e grigia”.

Certo, è comprensibilmente difficile mantenere la calma, quando una delle massime autorità istituzionali, al fine di bloccare una dura e democratica opposizione, fa ricorso ad uno strumento, quale quello della “ghigliottina”, neanche previsto dal regolamento per la Camera… capiamo il senso di rabbia dinanzi alla protervia ed all’arroganza di governi alle dipendenze dei diktat delle varie Lobby, ma il self control in questi casi, l’agire con professionale prudenza e distacco, dovrebbe esser d’obbligo. Nella foga e nella concitazione del momento, è bastato lasciarsi andare a scambi di espressioni e battute non proprio al massimo della raffinatezza, che ecco subito scatenarsi le oche capitoline del “politically correct”!

Ed ecco allora riaffacciarsi l’accusa di “eversione”, ora non più profferita ai  “fascisti”. Ecco allora, nella migliore tradizione da spie e delatori che partendo dal PCI di Togliattiana memoria, passa attraverso PDS, DS, PD e Mani Poco Pulite, trova il proprio momento principe nella criminalizzazione dell’avversario politico, con denunce, querele, processi, magari accompagnati da coretti di isteriche prezzolate lì, a strillare di “insulti sessisti”.

Che l’Italia sia un paese dalla forte propensione a violare i diritti umani, è cosa che dovrebbe oramai esser risaputa ai più. Per questo, a mio parere, certi atteggiamenti, certi scivoloni sono inammissibili. Così adesso, oltre ai soliti latrati contro i cattivacci, sinora identificati nella generica categoria di chi critica l’Eurocirco, la sua moneta fasulla, le sue politiche imbelli ed asservite alle logiche lobbiste, Lor Signori hanno finalmente un nemico “sessista”, contro cui lanciare strali ed anatemi!

Per questo occorre adesso una mobilitazione di tutt’altra qualità e tenore, volta a rilanciare un più ampio spettro di partecipazione politica, nel nome di un Fronte Ampio, lavorando anche a livello di laboratorio di idee, nel nome di una formazione metapolitica, in grado di offrire risposte che la politica attuale non sembra riuscire a dare. Per questo, chi scrive ritiene che le elezioni dovrebbero esser visto quale momento apicale di un determinato percorso di “semina” e non quale momento in vista del quale giocarsi il tutto per tutto, pena il ricadere nella logica gattopardesca di un Sistema che auspica che “Tutto cambi perché nulla possa cambiare”.