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Cantano “Bella ciao” ma…

di Filippo Bovo - 11/02/2014

 

Primarie-Pd-2012Ormai il PD, attraverso le sue varie “filiazioni” (ANPI, CGIL, non ultima SEL che di fatto è una sua “corrente esterna”) si considera l’unico depositario della storia e della tradizione della sinistra italiana, e soprattutto della memoria della Resistenza.
E’ un partito ferocemente anticomunista ed antisocialista, sebbene molti dei suoi “adepti” si considerino, senza neanche sapere cosa ciò significhi, socialisti o comunisti: parlano semplicemente a vanvera. Insomma, il PD è un Leviatano che non manca mai di manifestare con le proprie azioni quanto nocivo sia alla salute e all’identità della sinistra italiana, che nel corso dei decenni ha deformato traghettandola dalla cultura marxista ad una dimensione eufemisticamente “neodemocristiana”.
Della “vecchia” sinistra ha mantenuto alcune forme estetiche e linguistiche (poche) che usa per infiocchettare ed abbellire una formula a metà tra il corporativismo (le tante COOP rosse), il neoliberismo ed il clericalismo. Insomma, è un partito che nasce per trionfare laddove la vecchia DC aveva fallito. Ma anche laddove aveva ed ha fallito Berlusconi.
Quanto avvenuto lo scorso 29 gennaio in Parlamento ce ne da la conferma. Per festeggiare la privatizzazione della Banca d’Italia, o meglio la rivalutazione di 7,5 miliardi delle sue quote azionarie detenute da cinque banche di riferimento che gira e rigira fanno capo a Banca Intesa ed Unicredit, i deputati del PD non hanno trovato niente di meglio da fare che intonare “Bella ciao”. Per loro si trattava d’un trionfo, oltretutto d’un trionfo facile giacchè a garantirlo c’aveva pensato Laura Boldrini impedendo il dibattito parlamentare con la “ghigliottina”. Baldanzosi, hanno imprecato il loro “Bella ciao” all’indirizzo dei 5 Stelle additati come dei nuovi fascisti sotto mentite spoglie, soprattutto perchè poco prima uno dei loro esponenti, Tofalo, s’era prodotto in un “Boia chi molla!” che aveva scatenato polemiche a non finire.
Nel PD ormai si usa fare così: si monopolizzano i simboli della Resistenza e li si utilizzano in maniera strumentale a danno degli avversari, nei quali viene sempre identificato un pericolo di stampo fascista o fascistoide. Il problema è che a far così s’offende e si deforma la memoria storica e si conferma quel che diceva Ennio Flaiano, secondo cui in Italia esistevano (ed esistono) due tipologie di fascisti: i fascisti e gli antifascisti.
E’ un modo per delegittimare l’avversario: lo si definisce fascista. L’antifascismo, si potrebbe dire, è da sempre e forse oggi più che mai la foglia di fico con cui si coprono le vergogne del sistema, di cui la sinistra è culturalmente e politicamente un muro portante. Ma per quanto tempo ancora potrà andare avanti questa pantomima? Il grosso della gente, in fondo, ormai l’ha capito che è tutta una presa per i fondelli: altrimenti non si spiegherebbero i tanti voti a Grillo, e la così forte astensione.
Lasciamo pure che il teatrino coi pupi svolga la sua attività e che lo spettacolo da esso messo in scena faccia il suo corso. Una volta finito, qualcuno lancerà le uova.