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La Cabala ucraino-statunitense che finanzia Euro-Maidan in Ucraina

di Wayne Madsen - 11/02/2014



svoboda-1Un giornale ucraino-statunitense pubblicato dal 1933 a Jersey City, New Jersey, è all’avanguardia  della propaganda neo-con che chiede l’intervento diretto degli USA negli affari ucraini e supporta pienamente le proteste Euro-Maidan in Ucraina. L’Ukrainan Weekly, pubblicato dall’Associazione nazionale ucraina (UNA), si autodefinisce “fratellanza senza scopo di lucro”. Tuttavia, il suo status no-profit in alcun modo connota una posizione politica imparziale. L’edizione del 2 febbraio aveva solo titoli politicamente grevi, tra cui: “La Russia puntella Janukovich (il presidente ucraino Viktor Janukovich) mentre la sua base si erode”, “I veri estremisti sono i leader del Paese” e “Julija (ex-prima ministra ucraina Julija Tymoshenko, in carcere per abuso di potere e appropriazione indebita) ai manifestanti: Continuate”. L’organizzazione madre dell’Ukrainan Weekly, l’UNA, di Parsippany, New Jersey, fondata nel 1894 a Shamokin, Pennsylvania, soprattutto da immigrati ucraini che lavoravano nelle miniere di carbone, ha ora circa 50000 membri negli Stati Uniti e in Canada. Anche se l’associazione a lungo sostenne l’indipendenza ucraina e aveva legami con il leader nazionalista ucraino filonazista Stepan Bandera, e dopo l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica nel 1941 e dopo l’inizio della Guerra Fredda, divenne un ente della propaganda della Central Intelligence Agency nelle sue operazioni clandestine d’influenza nell’Unione Sovietica. L’UNA collaborò strettamente con Radio Free Europe/Liberty della CIA e altre cosiddette organizzazioni delle “nazioni prigioniere” sostenute dalla CIA e altri organi del governo degli Stati Uniti… Dopo la Guerra Fredda, l’UNA strinse legami con varie organizzazioni non governative organizzazioni finanziate dal magnate internazionale degli hedge fund George Soros, in particolare l’Open Society Institute. L’UNA pubblica anche due periodici in lingua ucraina, Svoboda, un giornale, e Veselka, un mensile.
Nel 1986, l’Ukrainan Weekly sfruttò il disastro nucleare di Chernobyl per diffondere disinformazione e propaganda per conto della CIA e delle “nazioni prigioniere”. Il New York Post, di proprietà di Rupert Murdoch, fece del sensazionalismo sul disastro riprendendo il seguente titolo in prima pagina dell’Ukrainan Weekly: “Fosse comuni, 15000 morti per l’esplosione del sito nucleare”. Il critico della rivista Time, Thomas Griffith, commentò la fonte del Post, scrivendo che la “scarsa autorità” citata dal fallimentare tabloid di Murdoch è “un oscuro settimanale ucraino del New Jersey. L’Ukrainan Weekly, che ha mentito sui morti per il disastro di Chernobyl, non è sfuggito ai media sovietici. Un commentatore ha sventolato una copia sulla “fossa comune” del giornale di Murdoch alla televisione sovietica e ha citato il Post e il foglio di propaganda degli emigrati ucraini quali esempi del sensazionalismo su Cernobyl dei media statunitensi”. La  propaganda delle “nazioni prigioniere” è in gran parte basata a Washington DC, programmata dal dottor Lev Dobriansky, professore di economia ucraino-statunitense della Georgetown University. Il nome Dobriansky era sempre associato ad organizzazioni di facciata della CIA, tra cui l’Istituto Slavo della Marquette University e il Byzantine Slavic Arts Center di Washington. Per via della sua retorica da guerra fredda, Dobriansky era solito usare termini grevi come “Impero Rosso” e “Impero colonialista di Mosca”, e fu un mentore di numerosi neo-conservatori. Dobriansky era contrario a ogni sorta di distensione con l’Unione Sovietica. Chiamò il Trattato sulla messa al bando delle esplosioni nucleari, la Convenzione consolare USA-URSS, l’Outer Space Treaty delle Nazioni Unite, il Trattato di non proliferazione nucleare, e anche l’accordo sulla rotta commerciale Mosca-New York, “fabbriche di carta” e “carta straccia”. Gli accoliti di Dobriansky, acerrimi neoconservatori come Donald Kagan, un lituano-ebreo di Kursenai, Lituania, suo figlio Frederick Kagan, un funzionario del neo-conservatore American Enterprise Institute ed ex-consigliere del generale David Petraeus in Afghanistan, e Robert Kagan della Brookings Institution, architetto del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC) ed editorialista del Washington Post. La moglie di Robert Kagan, assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed euroasiatici Victoria Nuland, è stata recentemente intercettata in una conversazione telefonica con Geoffrey Pyatt, l’ambasciatore statunitense a Kiev, dove definisce la riluttanza dell’UE ad applicare sanzioni più rigide al governo Janukovich, “Che si fotta l’UE”. Altri membri della cabala delle “nazioni prigioniere” sono  guerrieri freddi come Richard Pipes, “esperto” di affari sovietici dell’amministrazione Reagan, il professore di Harvard Adam Ulam e James Billington, direttore del neo-con Woodrow Wilson Center. La figlia di Dobriansky, Paula Dobriansky, fu sottosegretaria di Stato per la democrazia e gli affari globali nel 2001-2009, dove guidò l’ulteriore infiltrazione di organizzazioni non governative (ONG), alcune finanziate dai partiti politici dell’Europa centrale e orientale, da Soros e dal National Endowment for Democracy. Paula Dobriansky, onorata dal governo pro-NATO e filo-UE dell’ex-presidente ucraino Viktor Jushenko, ha sostenuto l’integrazione dell’Ucraina nell’Unione europea ed espresso contrarietà al governo Janukovich e agli stretti legami dell’Ucraina alla Russia. Attualmente è senior fellow presso il Belfer Center di Harvard su scienze e relazioni Internazionali. La moglie di Jushenko, Catherine Shumachenko, era un funzionario del dipartimento di Stato degli Stati Uniti e ha lavorato sulla questione delle “nazioni prigioniere” per l’amministrazione del presidente Ronald Reagan. Fu vicepresidente della Fondazione Ucraina-USA, lavorando con ambienti di destra per espandere l’influenza statunitense in Ucraina dal crollo dell’Unione Sovietica. Fu anche direttrice della Fondazione Orlyk Pylyp, un’organizzazione nazionalista lituana che cercava di espandere l’influenza degli Stati Uniti in Lituania dalla sua indipendenza nel 1990. Lev Dobriansky fu anche il creatore della “Settimana delle nazioni prigioniere”, un evento finanziato direttamente dal Congresso degli Stati Uniti e avviata dall’amministrazione Dwight Eisenhower. Gran parte di tale sostegno era diretta a far sopravvivere giornali come l’Ukrainan Weekly, non solo, ma anche a prosperare mentre quotidiani importanti degli Stati Uniti cessarono le pubblicazioni a causa del declino della loro circolazione.
Ukrainan Weekly e pubblicazioni associate, così come Lev Dobriansky, pubblicizzarono l’importanza della defezione, nel 1978 negli Stati Uniti, del diplomatico sovietico ucraino alle Nazioni Unite ed agente del KGB sovietico Arkadij Shevchenko, sottosegretario generale delle Nazioni Unite. Poi si scoprì che il libro di Shevchenko, “Rompere con Mosca”, pubblicato dai conservatori Alfred Knopf Publishers, fu commissionato dalla CIA e conteneva diverse dichiarazioni inesatte. La Defense Intelligence Agency degli Stati Uniti concluse che le informazioni di Shevchenko non avevano valore per le agenzie d’intelligence degli Stati Uniti. In altre parole, come Dobriansky e altri complici ucraino-statunitensi della CIA, Shevchenko era una frode. Il manoscritto di Shevchenko fu respinto da Reader Digest Book e Simon and Shuster per  ciò che in seguito si rivelarono essere le finte inesattezze della CIA. Simon and Shuster citò in giudizio Shevchenko per 146875 dollari anticipatigli per il libro e vinse la causa. Ma per Dobriansky e i suoi colleghi ucraino-statunitensi, Shevchenko non era un ciarlatano, ma un eroe.
Poco dopo la diserzione, Shevchenko cominciò a vedersi con una prostituta di Washington, Judy Chavez. Impiegata per servizi di scorta legati alla CIA, Foxy Lady e Mata Hari Escort Service, Shevchenko s’innamorò di Chavez. Come si è visto, gli impiegati ucraini della CIA, anche quelli che lavorano con Soros, continuano a godere della compagnia di prostitute. Oggi, tali prostitute si chiamano FEMEN, Pussy Riot e Vojna, e un’ucraina in topless delle FEMEN, che ironicamente si chiama Inna Shevchenko, ha gettato una molotov contro l’ambasciata russa a Berlino, durante questa stesura.

Victoria-nulandE’ gradita la ripubblicazione in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora