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ABCDLGBT. Il Paese dei Lumi ha perso la Ragione

di Lorenzo Vitelli - 11/02/2014

Fonte: lintellettualedissidente


Le autorità vogliono creare uno spaesamento ed una confusione mentale nei più giovani, che la lobby LGBT ritiene portatori di "stereotipi di genere". Per stereotipo si intende in questo caso il semplice fatto che una bambina giochi con una bambola piuttosto che con dei soldatini. Questa viene considerata una tendenza convenzionale, culturale e maschilista a cui bisogna rimediare.

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“I bambini non appartengono più ai loro genitori”: questa l’affermazione della senatrice del Partito Socialista (Ps) francese, Laurence Rossignol, nell’aprile del 2013. Un mese dopo fu varata la celebre “loi Taubira” che legalizza il matrimonio omosessuale e l’adozione da parte delle coppie dello stesso sesso. Oggi il dibattito verte sull’introduzione nelle scuole, a partire da settembre 2014, di determinate idee provenienti dalla ”teoria gender”, proposte dal ministro dell’Educazione Nazionale, Vincent Peillon, apertamente influenzato dalla lobby LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali). Tuttavia egli smentisce l’esistenza di questa teoria dopo che un consistente numero di genitori ha protestato facendo “marinare” la scuola ai propri figli. Eppure i manuali scolastici di scienza e biologia in programma per l’anno prossimo – a partire dalle medie – ratificano l’idea che se il sesso biologico è determinato alla nascita, l’identità sessuale è “la percezione soggettiva che si ha del proprio sesso e della propria identità sessuale” (Manuale Hachette, capitolo 9, “Diventare uomo o donna – vivere la propria sessualità).  Dunque il dicastero sconfessa, ma in verità lo fa lo stesso, appoggiato per altro dalla ministra dei diritti delle donne Najat Vallaud-Belkacem che insiste sul fatto che è necessario “agire sulle mentalità sin dall’età più giovane”.

Questa volta non si tratta più di diritti, e in gioco c’è solo una questione di buon senso. L’idea propagandata è quella che esistano dei generi, e che un individuo di sesso maschile possa sentirsi donna ed essere dunque di genere femminile. Il sesso secondo questa visione non è più  un fattore biologico ma un’invenzione sociale e culturale, imposta da una società maschilista. Essi si appoggiano sulla teoria della bisessualità innata ipotizzata da Freud, e lo stesso Blaise Pascal parlava di cultura come “seconda natura”. Ma qui le autorità competenti si sono spinte molto più in là, abolendo di fatto il fattore biologico, che rimane una constante non solo nella continuità procreativa della specie, ma anche dello sviluppo psicologico e naturale dell’individuo, sia esso uomo o donna (Otto Weininger, Sesso e Carattere). Questo fattore va abrogato, secondo l’Education nationale, in nome della scelta personale della propria libertà sessuale.

Ma il passaggio da libertà a coercizione è un attimo. Infatti il tentativo di mettere in primo piano la parità dei sessi, non è altro che una propaganda, intrapresa sin dalla più tenera età, atta a creare uno spaesamento ed una confusione mentale nei più giovani, che la lobby LGBT ritiene portatori di “stereotipi di genere”. Per stereotipo si intende in questo caso il semplice fatto che una bambina giochi con una bambola piuttosto che con dei soldatini. Questa viene considerata una tendenza convenzionale e culturale a cui bisogna rimediare. Nell’asilo Nido a Saint-Ouen, ampiamente elogiato dai media nazionali, si è istituita la prima struttura che cerca di scardinare tutti questi stereotipi e sotto lo sguardo staliniano dei pedagoghi – citando Zemmour – vediamo bambini invitati a giocare con le bambole e bambine impegnate nel bricolage.

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In questo caso non è più lecito parlare di tolleranza, quanto piuttosto di deviazione accompagnata e sostenuta verso la normalizzazione del fenomeno omosessuale, bisessuale, transessuale, e via discorrendo. Questo non sarebbe un problema se fosse intrapreso in età matura, quando l’individuo è in grado di scegliere, ed invece lo si inculca negli  anni in cui si formano le personalità attraverso, appunto, l’influenza dei fattori esterni e degli “agenti di socializzazione”. Negli asili gli istruttori affiliati ai sindacati degli insegnanti vicini alla LGBT si armano della letteratura gay per patrocinare i propri corsi: “Papà porta una gonna”, “Tango a due papà”, “Jean ha due mamme”, questi i titoli delle nuove fiabe. E’ inutile dire che così facendo verrà diabolizzata – in nome dell’abolizione degli stereotipi – la volontà di un ragazzo di dichiararsi maschio, uomo e un giorno padre: esso deve divenire una madre come gli altri. L’eterosessualità non è più normalità.

L’obiettivo sembra quello di far diventare la scuola un’impresa di destrutturazione della famiglia, ultimo argine di decomposizione generalizzata dei cardini e dei valori che regolavano fino a qualche tempo fa ogni comunità umana. La Francia è tra i primi paesi europei a portare così avanti l’esasperata ed isterica lotta della parità dei sessi sotto la quale si nasconde la loro indifferenziabilità ed interscambiabilità – i principi stessi della forma merce – in nome di un mondo privato della sua eterogeneità. Jules Ferry, padre della scuola laica francese, tolse il crocifisso dalla scuola pubblica nel 1882 e vi mise il busto della Marianna. Esso è ancora presente, ma la Marianna di Francia ha ormai il volto della Femen Inna Schewtschenko. Tutto quadra.