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Banksy: l’anti-artista del nostro tempo

di Antonino De Stefano - 11/02/2014

Fonte: lintellettualedissidente


Un atto vandalico si trasforma in messaggio sociale, diffuso, dissacrante, penetrante. Ogni immagine evoca la lotta ai valori sbagliati della società capitalistica e materialistica occidentale. Il re della giungla metropolitana e dei graffiti diventa il pioniere di una campagna in difesa dell’informazione, quella vera, in difesa dei diritti umani, contro la violenza e l’abuso, contro l’utilizzo delle armi, per passare a temi di salute,tra cui le abitudini alimentari, come il cibo-porcheria o l’anoressia, contro una società consumistica che sta distruggendo il proprio pianeta con l’inquinamento.

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Dal Regno Unito con il passare del tempo il celebre writer Banksy ha lasciato la sua traccia in giro per il mondo, dagli Stati Uniti all’ Italia, dal Canada alla Palestina. Banksy non è un imbrattatore o un vandalo, è qualcosa di più. I suoi non sono solo spruzzi di bombolette su muri, cartelli, veicoli abbandonati e quant’altro. Oltre alla faida di graffiti con il rivale writer ‘Robbo’, Banksy è famoso per il suo contributo alla denuncia del sistema.  Questo personaggio a lungo rimasto nell’anonimato ha cercato perennemente di lanciare dei messaggi attraverso murales alternativi, in modo da aprirsi una parentesi per sé tra il mondo dell’arte e quello del declino della società di questo secolo. E’ sicuramente un’arte particolare la sua, ma decisamente efficace. In internet circola una grande quantità di fotografie che ritraggono i lavori di Banksy, e hanno gran seguito in particolar modo presso i giovani. Sempre in Internet infatti  esistono album che classificano le opere a secondo della località in cui sono state localizzate, oppure in base ai soggetti ritratti, tra cui spopolano i ‘rats’, o alla tecnica utilizzata, ad esempio lo stencil, la sua tecnica preferita.
Tutt’ora ci sono dubbi sull’identità di colui che per molti aspetti viene ritenuto il maggior esponente della Street Art. Nonostante le innumerevoli tracce lasciate, l’uomo Banksy non è conosciuto (alcuni giornali britannici credono che la sua identità sia quella di Robin Gunningham), e forse anche questo è uno degli elementi del suo successo. Nel caso di Banksy l’anonimato non implica una non interazione con il pubblico, infatti il writer rilascia interviste a riviste o enti televisivi come la BBC e dice apertamente la sua, sfruttando furbamente i media che di certo non sfuggono al suo mirino. L’unica parte inaccessibile è il suo volto. Si crede che alcuni fotografi l’abbiano ritratto ‘al lavoro ’ , ma le apparizioni dell’artista sul web vengono tutte mascherate da una voce camuffata e un cappuccio che non lascia intravedere il viso, o più simpaticamente da degli occhiali da ‘Groucho’. C’è chi addirittura sostiene di aver scoperto l’identità del writer,  per poi averla messa all’asta su eBay. D’altra parte non tutte le opere di Banksy sono entro i limiti della legge, perciò chi può immaginare le conseguenze di un ipotetico smascheramento? Di lui si sa solamente che è originario di Bristol e che attraverso stencil, murales, installazioni ‘clandestine’ nei musei,  libri e film si pone contro il capitalismo, le istituzioni, i conflitti. L’artista, eccellentemente provocatorio, attacca proprio su tutti i fronti tutto ciò che ritiene ingiusto. Banksy è anche scrittore, e pubblicò nel dicembre 2011 il suo libro ‘Wall and Piece’. Realizzò inoltre un film-documentario sulla Street Art, ‘Exit through the gift shop’, che ricevette addirittura una nomination agli Oscar.

Un atto vandalico si trasforma in messaggio sociale, diffuso, dissacrante, penetrante. Ogni immagine evoca la lotta ai valori sbagliati della società capitalistica e materialistica occidentale. Il re della giungla metropolitana e dei graffiti diventa il pioniere di una campagna in difesa dell’informazione, quella vera, in difesa dei diritti umani, contro la violenza e l’abuso, contro l’utilizzo delle armi, per passare a temi di salute,tra cui le abitudini alimentari, come il cibo-porcheria o l’anoressia, contro una società consumistica che sta distruggendo il proprio pianeta con l’inquinamento. E tutto questo mescolato al suo eccezionale talento, il che da vita a un fenomeno moderno che si insinua nelle coscienze degli individui per smuoverli. Non ci sono destinatari particolari, è il grande pubblico, lo stesso condizionato da valori sbagliati ora si trova faccia a faccia con un portavoce di idee innovative e che escono dai consuetudinari schemi. Banksy non risparmia nessuno e dipinge poliziotti, soldati, animali, bambini, condannando l’abuso di potere e la società qualunquista.  Alcuni dei murales più importanti sono quelli impressi sul muro di divisione tra Israele e la Palestina, che secondo l’artista ‘‘trasforma la Palestina nella più grande prigione a cielo aperto’’. Sul cemento che separa, Banksy disegna squarci, sfondi verdeggianti, scale che permettano di scavalcare il muro,bambini che volano appesi a palloncini, lanciando così uno dei messaggi di pace e speranza più originali della nostra epoca, portando un po’ di colore in un mondo troppo grigio. Icona dell’anticonformismo Banksy condanna la società di massa, ritraendo individui persi nelle loro vite dedite solamente al consumo, e tentando loro di ricordare che la vita è ben altro. L’obiettivo di tanta attività è un risveglio delle persone che ormai hanno assorbito ogni genere di ingiustizia sociale, prendendone tacitamente parte. L’originalità del writer consiste nell’ impatto che i suoi murales hanno: sono sotto gli occhi di tutti, sparsi per il mondo, e anche un passeggiatore distratto non può fare a meno di notarli, sperando che qualcosa si inneschi. La satira di una bambina che perquisisce un militare, l’effetto spiazzante di un manifestante che invece della molotov si accinge a lanciare un mazzo di fiori colorati, la sottigliezza di due poliziotti omosessuali colti in un bacio passionale, un atleta olimpico che utilizza come giavellotto un razzo, slogan contro l’abitudinario e spento stile di vita occidentale. Ecco come Banksy cerca di ridare vita a una coscienza comune addormentata da molti anni.