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I primi e gli ultimi

di Guido Dalla Casa - 14/02/2014



 

  Ho visto recentemente su Arianna l’articolo “Gli ultimi e i primi” di Lorenzo Parolin

(www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47369). Il titolo mi ha richiamato alla mente una lettura di molti anni fa. Si tratta di un brano de “L’uomo e l’Invisibile” dell’antropologo francese Servier, pubblicato in italiano dall’Editore Rusconi nel 1973 (il libro è uscito in francese nel 1967). Eccolo:

I lemmings sono piccoli roditori del Nord-Europa e dell’Asia simili ai nostri topi campagnoli. In determinati periodi essi abbandonano le Alpi della Scandinavia in gruppi numerosi, come guidati da un misterioso suonatore di flauto, e si dirigono verso il Mare del Nord o il Golfo di Botnia. Lungo questo tragitto, che è il loro senso della storia, essi subiscono gli attacchi dei carnivori o degli uccelli predatori che li distruggono a migliaia. Malgrado tutto, essi proseguono la loro strada e, raggiunta la meta, si gettano nel mare e vi annegano. ….

            Che cosa potrebbero dire i lemmings se potessero scrivere la storia di una delle loro migrazioni? “Siamo in marcia verso un felice domani, la nostra nazione fortemente strutturata cresce di ora in ora, e nonostante vari attacchi, progrediamo nella stessa direzione, conservando la nostra organizzazione che, sola, permette all’individuo di marciare verso quel progresso che intravediamo già, tutto azzurro, ai piedi delle montagne”.

            La storia ha un senso per i lemmings e per la civiltà occidentale: essa sfocia in un suicidio collettivo, prima della “planetizzazione” di una specie (o di una cultural’aggiunta è mia). Ogni individuo vede però in questo slancio ultimo una marcia verso una situazione migliore. Più i lemmings si allontanano dal punto di partenza, dicono i naturalisti, più sono eccitati; nulla li può fermare; davanti a un ostacolo sibilano e digrignano i denti per la collera.

            Anche noi, ben lontani ormai dalle nostre origini, sentiamo profondamente che nulla deve intralciare la nostra marcia verso ciò che chiamiamo il Progresso.”

 

  Ma cosa c’entrano i primi e gli ultimi? Qui viene il bello: i lemmings sono ancora là, sulle montagne, in testa alla valle, in numero accettabile. Infatti gli ultimi della corsa, oltre a quelli che ne restano al margine e vanno più lentamente di quelli “centrali”, si salvano accorgendosi in tempo di dove vanno a finire “i primi”. I lemmings che tornano vivi sulle montagne sono gli ultimi della corsa, quelli che restano al margine della migrazione suicida.