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Gli occhi degli altri. Realtà vs autoreferenzialità

di Marco Zonetti - 14/02/2014

Ennesima tragedia famigliare sorta ai "disonori" della cronaca, questa volta avvenuta in Brianza. Ennesima volta in cui i bambini fanno le spese della follia degli adulti schiacciati dal peso della quotidianità sempre più difficile, della realtà sempre più complessa, delle giornate sempre più pesanti in quanto non più foriere di una speranza per il domani. La crisi ha cancellato l'idea di futuro, appiattendo la vita di tutti in un presente sempre più fosco, in cui i momenti sereni sono sempre più diradati. La violenza verbale e fisica in televisione e nelle istituzioni, riveicolata dalla stessa televisione, esacerba maggiormente l'aggressività tipica degli animali in cattività - oggi siamo tutti più o meno prigionieri della gabbia della frustrazione - e le tragedie sono ormai all'ordine del giorno. Un'ora eternamente uguale a se stessa dopo l'altra, un giorno privo di speranza dopo l'altro, un anno infelice dopo l'altro, e poi l'attimo improvviso: la coltellata, il colpo di pistola, il tuffo dal balcone. Le parole forti, l'esasperazione dei toni, il perenne stato di guerra contro il mondo, contro il nemico esterno e interno, l'aggressività contro tutto e contro tutti ingigantita dal mezzo televisivo diventa l'arma dei poteri forti per innescare e alimentare la guerra fra poveri. Il padre di famiglia che non ha denaro per mandare i figli a scuola, o spesso per nutrirli, vede i politici accapigliarsi su questioni marginali, l'impeachement, la richiesta di dimissioni della presidente della Camera, le unioni civili, e si sente solo, dimenticato, ingannato anche da chi aveva votato in un gesto ultimo di speranza.  L'omofobia e la xenofobia vengono esacerbate (volutamente?) perché il poveraccio eterosessuale italiano vede le istanze degli omosessuali e degli stranieri in cima alla lista delle priorità; l'uomo si vede apparentemente discriminato rispetto alla donna, che poi però viene umiliata e offesa sulle pagine di facebook quando s'invita allo stupro di un'esponente istituzionale o se ne ripercorre (erroneamente) una carriera "scosciata", da "zoccola"; i bambini vengono salvaguardati a parole salvo poi esporli al pubblico ludibrio come piccole scimmiette ammaestrate, e gli adolescenti dipinti come aspiranti "mignotte" (maschi e femmine) pronte a tutto pur di diventare "amici", complici e amanti celebri e celebrati mediaticamente.  Il m5s ha fatto finora da valvola di sfogo di questa rabbia strisciante, di questa disperazione palpabile che si legge sui volti delle persone che incrociamo per strada o sui mezzi pubblici, in quegli occhi vacui di chi non ha più nulla in cui confidare e quindi più nulla da perdere. Se il m5s fallisse nel suo intento di pensare ai cittadini comuni, alle famiglie disastrate, ai deboli, a chi non ha voce per esprimersi, sarebbe un'autentica tragedia di proporzioni abissali.  Bastano le battaglie mediatiche nelle istituzioni per impedire alla polveriera su cui siamo tutti seduti di esplodere? Il m5s è davvero vicino alla gente che non ha lavoro, fa davvero sentire la propria vicinanza a chi soffre?  La maggioranza silenziosa, quella che non risponde ai sondaggi, quella che non ha tempo di stare su internet o semplicemente non può permetterselo, quella che era tornata a votare a febbraio 2013 dopo anni di delusione, quella che non si intende di programmi e di non-statuti e di "no agli accordi con gli altri partiti"... quella maggioranza siamo sicuri di rappresentarla ancora?  Poniamoci queste domande prima di affrontare lotte altisonanti per la democrazia. E usciamo dalle pagine facebook o dai forum, caliamoci nella REALTA', stacchiamoci dall'AUTOREFERENZIALITA' dei complimenti e delle lodi e dei "grandeeee" dei fan e dei groupie, e impariamo a guardare negli occhi degli ALTRI, delle persone comuni che incontriamo per strada o sui mezzi pubblici.  In quegli occhi disperati, e tristi, ed esasperati, e incattiviti, e delusi, potremmo trovare la risposta.