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Ma è Matteo Renzi o Cetto La Qualunque?

di Michael Mocci - 25/02/2014

Fonte: Primatonazionale

 

qualunquemente_01 Ieri Renzi, durante il suo discorso in Senato, per ottenere la fiducia, ha esposto le sue proposte per far ripartire l’Italia. Molti proclami, numeri vaghi e quel tono onirico e struggente, ideale per far impazzire le lettrici di Federico Moccia. Ma per rendere l’Italia una potenza economica ci vuole altro.

Da mesi lo vedevamo costantemente in tv a provare le mosse che studiava sui manuali di linguaggio del corpo. Alla fine Renzi,con una discutibilissima manovra politica, è diventato premier. Nulla di illegale, per carità, ma agli italiani rimane l’amaro in bocca di aver votato solo un anno fa per poi trovarsi al governo uno che, a suo dire, non ci sarebbe mai andato senza prima essere stato eletto. È la politica 2.0, fatta di tweet, affermazioni contraddittorie e poca cavalleria. Renzi sa che se toppa per lui è finita, ieri infatti ha subito dichiarato: “Se falliamo è colpa mia”.

Ma che novità ha da proporre Renzi che ha una squadra di governo e un Parlamento quasi del tutto identici a quelli che governano da un anno a questa parte? In Senato ha subito precisato che l’Europa non è la causa dei problemi italiani, anzi nella tradizione europea-europeista sta la parte migliore dell’Italia”- secondo il nuovo premier. Ma le stesse cose le dicevano già Monti e Letta. Poi vagheggia un piano “da miliardi di euro” per le scuole, “lo sblocco totale dei crediti delle aziende verso la pubblica amministrazione” , snellimento della burocrazia, una riduzione “a due cifre” del cuneo fiscale e una riforma della giustizia che arriverà a giugno. Quando si tratta di fornire dettagli e cifre più consistenti, Renzi non parla. Il discorso di Renzi non è molto dissimile dai proclami di Cetto La Qualunque, il noto personaggio interpretato da Antonio Albanese, che prometteva “ponti di pilu” e “strade di pilu” per guadagnarsi il consenso dei suoi commossi elettori.

Molto critica sul piano di rilancio economico di Renzi è stata laConfartigianato che, per bocca di Merletti, ha fatto sapere che: “Fatti due conti nel discorso programmatico del presidente Renzi ci sono, sul lato imprese e lavoro, 100 miliardi da trovare subito. Soltanto per pagare il debito residuo di Stato, Regioni ed enti locali verso le imprese nel 2014 vale almeno 70 miliardi. E una riduzione del cuneo fiscale a 2 cifre significa circa 34-35 miliardi, cioè il 10% dei 344 e rotti miliardi del cuneo in Italia in valore assoluto. Verrebbe quasi da dire ‘troppa grazia San Matteo!’”.

Che fine aveva fatto Cetto La Qualunque nel film?