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I due volti del coraggio fra tecnologia e guerriglia talebana

di Massimo Fini - 09/03/2014


«Di solito non leggo l'intervento di Massimo Fini (preferisco Gervaso e la Graziottin), non solo perchè il suo cognome mi ricorda il tradimento, ma soprattutto per la sua aperta simpatia per i talebani. L'articolo del 28/2 ha però risvegliato il mio interesse. Mi riconosco in molte delle sue affermazioni, specie quando critica i nostri politici (in questo momento è anche particolarmente facile farlo), quando sottolinea la loro incapacità (o mancanza di volontà) di risolvere i problemi del Paese...Non condivido gli attacchi sul piano personale («gli occhi da serpente») che nulla hanno a che vedere con una valutazione dell'impegno e dell'entusiasmo dimostrati dal nuovo premier...Ma sappiamo che Renzi è comunista e le scelte saranno coerenti col suo credo politico. I comunisti se hanno le mani in tasca l'hanno stretta a pugno. Siamo tutti curiosi e sospettosi, a destra e a sinistra, sul futuro del nostro paese sotto la sua guida.

Vorrei infine confessare che sono d'accordo con Massimo Fini sul fatto che i talebani hanno coraggio fisico e morale. Ci vuole tanto coraggio fisico e morale per distruggere a cannonate incredibili tesori artistici. Ci vuole tanto coraggio fisico e morale per uccidere decine di persone per impedire le vaccinazioni ai bambini. Ci vuole tanto coraggio fisico e morale per massacrare le donne a sassate in mezzo alla strada. E' proprio vero, e cito le sue parole, che «il prestigio si conquista con le azioni», non certo con le cattiverie scritte seduti comodamente davanti al computer». Prof. Luciano Bevilacqua

Non ci vuole coraggio, nè fisico nè morale, per combattere una guerriglia, che non possiede contraerea, quasi esclusivamente con l'aviazione facendo, nella confusione, più di 100 mila vittime civili, vecchi, donne e bambini compresi. Non ci vuole coraggio, nè fisico nè morale, per uccidere con un missile dieci bambine, dai 9 agli 11 anni, che stavano facendo legna in un bosco, scambiandole per guerriglieri (Nangarhar, 18/12/2012, ma è solo un episodio fra mille). Non ci vuole coraggio, nè fisico nè morale, a lanciare dagli aerei senza pilota e senza equipaggio, i Dardo, missili assassini standosene a 10 mila chilometri di distanza, a Nellis nel Nevada.

Ci vuole invece tanto, troppo, coraggio, fisico e morale, a tener testa per 13 anni (la guerra più lunga che si ricordi nella Modernità), in una condizione di totale inferiorità militare, al più potente, tecnologico e robotico esercito del mondo, appoggiato, per sopramercato, anche dalla Russia e dall'Iran.

Ritenere Matteo Renzi un comunista è un insulto, non a Renzi ma ai comunisti italiani che, pur con tutte le loro nefandezze e menzogne, erano per lo meno una cosa seria.

Quanto a me di coraggio, almeno morale, ne ho dimostrato in dosi industriali mettendomi contro da trent'anni (e non da ora, da ieri o l'altro ieri) la partitocrazia, ogni genere di lobby, lasciando la mia classe d'origine, la borghesia, e ottenendo l'ostilità di buona parte del giornalismo italiano. Se avessi avuto un po' meno coraggio avrei avuto una vita molto più facile, personale e professionale, e non avrei dovuto saltabeccare da un giornale all'altro per trovare spazi di libertà.

Eppoi basta con questa storia di criticare stando «seduti comodamente davanti al computer». Appartengo a un'altra generazione di giornalisti. Non uso il computer e per trenta dei miei quarant'anni di carriera ho fatto il cronista, poi l'inviato, in Italia e all'estero, alzando quasi ogni giorno il culo dalla sedia, cosa che non mi pare di poter dire per molti dei miei più giovani colleghi.