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Altro che Crescita, si deve ridurre il Debito! Lo ordina la commissione europide

di Eugenio Orso - 09/03/2014

Fonte: pauperclass


Se qualche pollastro ha creduto che Renzi rappresentasse il nuovo, non solo come immagine “briosa, giovanilista e fresca”, ma anche e soprattutto in termini di politiche economiche e sociali applicate, fra breve potrà ricredersi senza tema di smentita.

Non poteva passare sotto silenzio il monito euronazista della commissione europide, che chiede riforme e aggiustamenti strutturali, pone sotto speciale monitoraggio l’Italia, ricorda che è fondamentale la riduzione a tappe forzate del debito pubblico, senza tenere in alcun conto le conseguenze sociali e occupazionali. L’”Europa” rivela così apertamente il suo vero volto, sul quale è stampato il ghigno del distruttore di popoli e nazioni. Dopo il successo del blitz di Euromaidan (o meglio, Usamaidan) non ci saranno più limiti. I tagliagole si mostreranno per quello che sono, rivelandoci cos’è veramente questa splendida “democrazia occidentale”. Intanto, si rammenta al governucolo collaborazionista italiano, senza mezzi termini, che l’obiettivo euroelitista principe era, è e resta la riduzione del debito pubblico, assieme alle privatizzazioni e al rispetto del 3% deficit/ pil. Tre problemi sono prioritari, non tanto per gli italiani, ma sicuramente per le élite euroglobali. 1) Il debito elevato, che richiede per essere drasticamente ridotto privatizzazioni e tagli di spesa. 2) La scarsa competitività esterna, in senso globalista e mercatista, che implicherà sicuramente altri tagli del costo del lavoro (e delle paghe) per reggere il confronto con “emergenti” e est europeo. 3) La necessità di ulteriori “aggiustamenti strutturali”, cioè di controriforme decise sulla pelle di una popolazione già provata. Queste sono le sole cose che interessano gli euronazisti della commissione. A partire dal pirata olandese per gli affari economici, il mezzo crucco Olli Rehn.

Dopo la minaccia della commissione europide, che ordina di procedere per eliminare gli “squilibri macroeconomici eccessivi”, mettendo l’Italia nella lista dei più cattivi con la povera Croazia e la piccola Slovenia, Renzi, Napolitano e Padoan hanno cercato di parare il colpo. Da bravi servi quali sono, hanno chinato la testa davanti all’onnipotenza della commissione, che controlla il governo collaborazionista italiano, ma si sono arrampicati sugli specchi con dichiarazioni ambigue, per gettare fumo negli occhi di una popolazione rimbecillita. Questi vili non possono dire apertamente che continuerà il massacro sociale, e quindi devono indorare la pillola, per non far capire ai “tacchini” che saranno loro, con tutti i loro averi, la principale pietanza del cenone elitista e finanziario. Non si possono smentire i padroni, se questi attraverso i loro veri organi di governo ammoniscono che “l’aggiustamento strutturale per il 2014 appare insufficiente” e che è necessario “ridurre il debito a un passo adeguato”. D’altra parte, bisogna illudere i “tacchini”, o se si vuole ancor meglio gli asini, sulla possibilità di ripresa dei consumi interni e dell’occupazione, agitando la carota della “Crescita”. Che però si potrà raggiungere e gustare solo facendo quelle riforme che ci metteranno in ginocchio.

L’unico vero ministro dell’esecutivo Renzi, cioè quel Padoan che rappresenta una garanzia per i poteri forti esterni, si schermisce affermando pubblicamente che il severo monito dei suoi padroni va “nella direzione di quello che pensiamo noi”. Secondo lui si tratterebbe di un’incitazione, non tanto a ridurre il debito a tappe forzate, fregandosene del sociale, ma, al contrario, “a far ripartire la crescita, quindi l’occupazione, e in questo modo a correggere gli squilibri”. Fin troppo chiaro che il bieco ex funzionario fmi e ocse mente sapendo di mentire. Ridurre forzatamente il debito vuol dire amplificare gli effetti depressivi e deflattivi, già in atto, che creano maggior disoccupazione, riducono ancor di più i consumi interni e indeboliscono la struttura industriale del paese.

Il buffone Renzi, invece, visita scuole e arringa gli imprenditori, aderente all’immagine che i media e il marketing politico gli hanno costruito intorno. Fra una scolaresca e un gruppo di imprenditori, fra i canti e i balli degli alunni in suo onore e Squinzi, promette “misure choc di cambiamento o sprechiamo la ripresa”. Fra le quali quelle rivelate – e rivelabili senza terrorizzare la popolazione – sono due fantomatici miliardi di euro pronti per l’edilizia scolastica e il costo dell’energia, o meglio, “l’efficientamento energetico per spendere meno in bolletta”. Naturalmente lo JobsAct è quasi pronto, ma deve prima vederlo la Merkel. A parte le sparate sugli alunni di una scuola di Siracusa, che assieme agli insegnanti dovranno assumersi il gravoso onere di preparare il futuro, Renzi sa benissimo dove portano le parole di Olli Rehn e della commissione. A poco servirà sgusciare come un’anguilla dai problemi, fingendo di risolverli, perché per ridurre il debito nei tempi e modi previsti (non da lui, ma da altri) dovrà aumentare la pressione fiscale, distruggere posti di lavoro nel pubblico e privatizzare il privatizzabile. E la mitica ripresa, che prelude alla crescita, si rovescerà come per incanto nel suo esatto contrario. Ma per ora il “debuttante” Renzi, ancora in alto come gradimento nei sondaggi, pensa alla prima cenetta con John Kerry, segretario di stato usa. Sarà accompagnato dall’intrattenitrice (e ministro degli esteri) Federica Mogherini.

Infine Napolitano, che si conferma come il fedelissimo delle élite del denaro e della finanza, perché si schiera senza riserve con i poteri esterni, legando indissolubilmente la possibilità di crescita con l’equilibrio dei conti pubblici. Se ragioniamo sul fatto che la commissione europide chiede, nelle condizioni in cui versa l’Italia, oltre alla significativa riduzione del debito un avanzo primario molto alto, possiamo già prenotare i funerali per il paese. Ma Napolitano approfitta per far credere che nel semestre europeo di presidenza italiana ue (il prossimo) si porrà in primo piano l’obiettivo della crescita e della lotta alla disoccupazione. Anzi, lo farà lui stesso. Peccato che l’unico, vero obiettivo pressante è la riduzione del debito a tappe forzate, in una situazione depressa e di alta disoccupazione.

Come se non bastasse, si rischia che la ue apra fra pochi giorni una procedura d’infrazione contro l’Italia – già “sorvegliato speciale” – per il ritardo del pagamento dei debiti che ha la pubblica amministrazione nei confronti delle imprese e dei privati. Ma se l’Italia pagherà utilizzando la Cassa Depositi e Prestiti – cioè utilizzando i risparmi privati degli italiani per pagare i privati – l’agenzia di rating Fitch, quella francese, da bravo sciacallo taglierà il rating alla Cassa. Della serie, come ti muovi t’impallinano.

I nodi stanno venendo al pettine. La coperta è sempre più corta. Tanto tuonò che piovve. In parole povere, riassumendo, siamo fottuti.