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Ucraina e le sanzioni economiche contro la Russia

di Valentin Katasonov - 09/03/2014

0_small_1318005797Mentre gli eventi si susseguono in Ucraina, le voci che chiedono sanzioni contro la Russia diventano sempre più forti in occidente. Si sono uniti in coro mentre il Consiglio della Federazione russa ha approvato all’unanimità, il 1° marzo, il disegno di legge che prevede la concessione di poteri speciali al presidente nell’impiego delle forze armate in Ucraina per impedire la diffusione del banditismo e proteggere la popolazione russa nella nazione fraterna. Il 2 marzo il segretario di Stato USA John Kerry ha condannato la Russia per l’”incredibile atto di aggressione” in Ucraina e minacciato Mosca d’isolamento internazionale. Il 3 marzo le agenzie hanno riferito che sette Stati occidentali (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti) hanno sospeso i preparativi per il vertice del G8 Sochi (la Russia presiede il gruppo nel 2014). I G7 hanno dichiarato di sostenere l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina e di accogliere i suoi rinnovati contatti con il Fondo monetario internazionale. Poi le minacce perseguono. Le sanzioni economiche sono lo strumento più utilizzato dall’occidente per esercitare pressioni sugli Stati che seguono una propria politica o, almeno, provano a farlo. Alcuni dati dimostrano che Paesi e territori in cui vive la metà dell’umanità, sono sottoposti a sanzioni dall’occidente. Non è la prima volta che la Russia si trova ad affrontare la minaccia delle sanzioni. È sufficiente ricordare l’aggressione della Georgia contro l’Ossezia del Sud nell’agosto 2008. La questione fu discussa, anche se non fu presa alcuna decisione. Rientrò nelle discussioni dell’estate 2012 sul “caso Snowden”. Infine, Snowden rimase in Russia, nessuna sanzione venne imposta. Nell’autunno 2013, la situazione in Siria era particolarmente tesa con la Russia risoluta a sostenere il governo del Paese.  Una lettera dei senatori degli Stati Uniti invitava l’amministrazione ad imporre sanzioni contro le maggiori banche russe che avrebbero collaborato con le autorità siriane. In realtà si trattava di una chiamata diretta alla dichiarazione di guerra economica contro la Federazione russa. Infine, rimase lettera morta.

I politici seri si rendono conto che le sanzioni economiche sono a doppio taglio. La misura può colpire il bersaglio, ma può anche ritorcersi contro chi l’ha decisa. Gli storici occidentali hanno definito un modello generale: i risultati della politica d’industrializzazione di Stalin negli anni ’30 furono in gran parte spiegati dal fatto che l’occidente aveva costantemente organizzato blocchi commerciali e creditizi verso l’Unione Sovietica. Quindi l’URSS creò il potenziale economico che gli permise di vincere la guerra mondiale. Un altro esempio del contraccolpo delle sanzioni è l’Iran. Washington esercita pressioni su questo Paese dal 1979 congelandone le riserve valutarie nelle banche occidentali, vietando la cooperazione delle banche degli Stati Uniti con l’Iran, sospendendo le forniture di prodotti industriali, impianti tecnologici e beni di consumo, tra cui prodotti alimentari e medicinali. Washington spinse anche sui suoi alleati europei per rifiutare le importazioni di petrolio dall’Iran. L’Iran affrontò tempi duri, ma sono passati già 35 anni e non ha intenzione di rinunciare. Washington è preoccupata: l’Iran è riuscito a fare a meno dei dollari e ad aggirare le sanzioni occidentali usando per i pagamenti il baratto e valute nazionali dei partner commerciali (yuan, rublo e rupia) così come l’oro. L’Iran commercia con i cosiddetti “cavalieri neri”, piccole imprese di diversi Paesi che agiscono da intermediari e non sono spaventate dalla prospettiva delle sanzioni. La Russia non è l’Iran. Ha tutto ciò di cui ha bisogno per costruire un’economia forte, una difesa affidabile e soddisfare le esigenze della popolazione.
Il congelamento delle riserve internazionali russe? Niente di cui essere felici ma dovrebbe essere chiaro che le riserve del sistema finanziario mondiale creato dalla finanzia internazionale non sono altro che un’illusione. Un Paese che accumula riserve non può nemmeno usarle per i pagamenti. Le sanzioni dovranno spingere la Russia ad accelerare la creazione di un proprio sistema di credito e pagamento sovrano, nonché un sistema di regolamento esterno al controllo degli Stati Uniti. Le opzioni sono già in fase di studio.
Il boicottaggio del G8? In realtà la Russia non è mai stata membro a pieno titolo del club degli eletti. Tutti i problemi seri sono stati discussi sempre nel quadro del G7 mentre la Russia veniva messa da parte. Il ritorno occidentale dal formato G8 al modello G7, come era prima, aiuterebbe la Russia a sbarazzarsi delle illusioni.
Boicottaggio commerciale? Ci sono punti a vantaggio della Russia: esportazione di petrolio e gas.  L’Europa non potrà rifiutare le importazioni di gas e le esportazioni di petrolio non avranno alcun problema, soprattutto con un vicino come la Cina che chiede maggiori forniture energetiche. Ancor di più le importazioni. In un primo momento i “cavalieri neri” aiuteranno, e allora la Russia darà un grande impulso all’avvio di programmi economici di sostituzione delle importazioni o d’industrializzazione.
Le sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite? La Russia ha un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza e spesso siede con un altro membro con diritto di veto, la Cina. Questi due Stati possono bloccare ogni decisione presentata dai membri del Consiglio di sicurezza occidentali.
Espulsione dal WTO della Russia? Sarebbe un grande vantaggio per la Russia! Oggi anche Aleksej Mordashov, proprietario di Severstal, che aveva la reputazione di principale lobbista del WTO, tutto ad un tratto ha iniziato a vedere le cose con chiarezza e a capire che l’unica cosa che la sua azienda ottiene dall’OMC sono le perdite. L’espulsione della Russia creerebbe le condizioni per rilanciare l’agricoltura, o ciò che ne resta. Un Paese non può esistere senza avere sicurezza alimentare. Probabilmente, il congelamento (o anche solo la minaccia di congelamento) dei conti degli oligarchi all’estero è l’unica sanzione efficace contro la Russia. Le minacce di congelamento dei conti all’estero della oligarchi ucraini sono state espresse di recente. A gennaio l’assistente del segretario Victoria Nuland prese di petto il principale oligarca ucraino Rinat Akhmetov a Kiev. Voleva che prendesse misure concrete per riportare il Paese all’ordine. O, precisamente, al disordine. La lavata di capo funzionò. Vi sono diverse prove che gli oligarchi ucraini abbiano finanziato Maidan. La loro missione non è ancora compiuta. Faranno del loro meglio per diffondere Maidan su tutta l’Ucraina. Alcuni di loro non solo finanziano il rafforzamento del nuovo regime, ma ricevono anche incarichi nel governo. Cosa farebbe l’aristocrazia russa “off-shore” nelle stesse circostanze?
Quindi, quali sono le conclusioni?
1. Non si può escludere l’imposizione di sanzioni contro la Russia per l’Ucraina. Ma è un’arma a doppio taglio. I circoli dominanti statunitensi sono la forza trainante dell’incauta spinta alla guerra economica contro la Russia.
2. L’imposizione di sanzioni non deve essere percepita come una tragedia. Sarebbe piuttosto lo stimolo del Paese per lanciare la trasformazione industriale del XXI secolo.
3. La Russia dovrebbe prepararsi alle sanzioni. Il Consiglio della Federazione è già sulla buona strada nel tracciare un disegno di legge che conceda al presidente il diritto di confiscare proprietà e beni, e congelare i conti di società statunitensi ed europee, nel caso in cui l’occidente lanci le sanzioni contro la Russia.
4. Una delle cose principali da fare in vista delle sanzioni è costringere gli oligarchi russi a far rientrare le loro attività estere in Russia.

10003548La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora