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Ucraina, le ragioni di Putin

di Diego Fusaro - 11/03/2014

Fonte: Lo Spiffero

 


Si sono già dette fin troppe cose sull’attuale situazione dell’Ucraina. Il vero problema è che le molte cose dette vanno, come sempre più accade, in un’unica direzione, che è poi quella imposta dal pensiero unico politicamente corretto, millimetricamente allineato con l’ordine neoliberale delle sfide della globalizzazione e della lotta contro ogni forza che opponga resistenza alla mondializzazione capitalistica. È questa, appunto, la cifra dell’oggi in voga pluralismo che dice al plurale sempre e solo la stessa cosa: viva la società di mercato! Viva la globalizzazione! Viva l’internazionalismo con annesso primato della finanza! Viva l’ordine neoliberale!
 
La Russia di Putin, oggi, ha un compito decisivo, che è quello di resistere alla guerra mondiale portata avanti dagli USA contro tutti gli Stati che resistono al suo dominio e alla loro stessa annessione nel circuito della mondializzazione capitalistica. In nome dell’aureo principio kantiano (cfr. Per la pace perpetua, 1795) per cui la pluralità degli Stati nazionali (sia pure in conflitto) è pur sempre preferibile all’unità imposta dalla “monarchia universale” (oggi con bandiera a stelle e strisce), occorre sperare in una Russia più forte, che sappia contrastare la special mission americana, ossia l’indecente missione (peraltro autoattribuita!) dell’attacco contro ogni Stato che resista alla potenza americana. È questa l’essenza della Quarta Guerra Mondiale apertasi nel 1989, con la fine della Guerra Fredda.
 
In nome del principio kantiano per cui in ambito geopolitico la pluralità è sempre da preferire alla reductio ad unum imposta con i bombardamenti umanitari, occorre appoggiare incondizionatamente tutti gli Stati che resistono alla monarchia universale. Putin, che pure (purtroppo!) non è un successore di Lenin, è oggi chiamato ad assolvere questo compito, facendo della Russia una potenza militare indipendente sul piano geopolitico e, per questa via, frenando l’estensione illimitata del turbocapitalismo di cui la monarchia universale statunitense è la principale espressione geopolitica. Come ebbe a rilevare Costanzo Preve, “la rabbia diplomatica e mediatica del circo occidentale contro Putin ci informa indirettamente che Putin è buono”, ossia che è nemico del principale nemico del genere umano, il capitale a guida statunitense. Già per questo Putin, con tutti i limiti del caso, è degno di essere appoggiato.
 
Comunque la si voglia intendere, la fine dell’Unione Sovietica resta la più grande tragedia geopolitica del Novecento: ne è scaturito, come è noto, il monopolio americano e, con esso, l’incubo dell’odierna Quarta Guerra Mondiale, con annessa esportazione del capitalismo assoluto-totalitario a ogni area del mondo. La sventurata penisola italiana lo sta sperimentando tragicamente dal 2011, con la giunta militare economica di Monti prima, e poi con i governi – non eletti, è superfluo ricordarlo! – di Letta e di Renzi, ossia delle dramatis personae del capitale, della finanza e dell’eurocrazia.