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Un Manifesto sull’etica del lavoro

di Paolo Ermani - 12/03/2014


In un periodo dove sul lavoro le idee sono assai poche e quelle poche sono senza grandi prospettive, noi proponiamo un autentico Manifesto sull’etica del lavoro. Se i sindacati, il governo, gli industriali continuano a pensare che basti lavorare, guadagnare e consumare fino a consumare l’intero mondo in maniera irreversibile come sta tragicamente accadendo, noi riteniamo invece che ci sia bisogno non solo di un'ottica del lavoro completamente diversa ma soprattutto di una nuova etica del lavoro, aspetto pressoché sconosciuto ai tre soggetti di cui sopra.


Abbiamo scelto le parole di Simone Perotti (scrittore ma anche skipper e istruttore di vela) perché secondo noi incarnano in maniera puntuale ed efficace questa nuova etica e la sua è una riflessione che ogni persona che lavora o che cerca lavoro dovrebbe fare.
Tratto dal blog di Simone Perotti
Su LinkedIn ho trovato per caso un articolo che ha questo titolo: “How to Get a Job – No Matter What!” (Trad. Come trovare un lavoro - non importa quale). Ho subito pensato che avrei scritto l’opposto: non cercate qualunque lavoro. Soprattutto, non fatelo.
Molti lavori non sono adatti a voi. In altri lavori invece soffrireste, fareste le cose mal volentieri, con pessimi risultati. Dunque non vi conviene. Ma c’è di più: molti lavori sono nocivi alla società, e tantissimi sono inutili, dunque sprecano la vostra prestazione, le vostre fatiche non costruiscono nulla. Noi siamo mal messi anche e soprattutto per questo.
Quando dico che potremmo vivere già oggi, domattina, in un mondo più simile all’idea che ne abbiamo, intendo dire proprio questo: fare un lavoro rispetto a un altro non è la stessa cosa, cambia tanto, e non solo per voi, anche per il mondo. Non lavorate nell’industria bellica o collegata ad essa, siete corresponsabili della morte delle persone su cui quelle armi verranno usate. Non credete alle balle sulle deterrenze, pensate a cosa dice Gino Strada: “cominciamo a non fare questa guerra…”. Non lavorate nelle banche dove si strozzano i clienti, dove si propongono derivati alle amministrazioni comunali o dove si vendono fondi speculativi alle vecchie signore. Non lavorate in Novartis e Roche se i vari gradi di giudizio diranno che è vero che hanno fatto cartello e pressioni per diffondere un farmaco da 900 euro invece che uno, identico, da 80. Non lavorate nell’energia che inquina, nella produzione o vendita di prodotti inutili e nocivi per l’ambiente, non lavorate nelle aziende che imbottigliano e commercializzano acque minerali, non lavorate in finanza. Non lavorate nelle aziende che calpestano i diritti, che trattano male i dipendenti, che spingono gli impiegati a mettere il lavoro prima della vita. Non lavorate dove si mettono sul mercato cazzate, dove gli spot impongono mode inutili, dove escono milioni di prodotti che non servono, che ci rendono schiavi dei mutui, dei debiti, del lavoro. Non lo fate.
Silvano Agosti dice che “siete opere d’arte” (chi più chi meno…)". Non so se sia così, ma se lo siete davvero, dimostratelo. Non sprecate i talenti che avete stando male, facendovi del male, contribuendo al degrado, alla decadenza di questa civiltà, solo per avere un impiego, per denaro, per noia, o solo perché diventare sobri, gente che vive con poco, vi sembra misero, vi spaventa, non ne avete la forza. Non siate gente comune, che si sente niente se non ha, perché non siete comuni, siete solo persone qualunque, dunque identiche a tutte le altre, e potete fare le stesse cose che fa ognuno che abbia detto “no”, chiunque sia cambiato, abbia accostato la sua rotta per l’isola dove ha davvero senso atterrare. Non rinunciate all’idea di seguire quello che siete, e dunque di inventarvelo un lavoro che serve, che è utile, che ha senso per voi come esseri umani e per il mondo in cui vivete. Prima di dire che non si può, dovete aver tentato ed essere falliti almeno cento volte, altrimenti è solo un alibi.
Non gettate via il vostro tempo, l’unica risorsa totalmente non rinnovabile della vita, la più preziosa che avete. La via per la salute, interiore soprattutto, matrice di tutti i possibili stati di benessere della vostra vita, quando la cominciate? I compromessi ci sono, nessuno sostiene il contrario. Ma che siano temporanei, se proprio dovete accettarli, e non, mai! sulle questioni di fondo. Io ho dovuto fare due o tre cose, nei quasi vent’anni che ho lavorato, di cui mi pento. Mi salva solo il pensiero che ne ero consapevole, che già allora avrei voluto fare diverso, e soprattutto che poi l’ho fatto.