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Il nero, il corpo, la materia, la Terra.

di Domenico Romeo - Alessia d'Alessio - 16/03/2014

Fonte: awsm

 Domenico Romeo

Tempo fa, in occasione del primo numero della rubrica AWSM Artist Series, abbiamo intervistato Domenico Romeo. Classe 1988, originario di Palmi, provincia di Reggio Calabria. All’età di diciotto anni si trasferisce a Roma per intraprendere gli studi di giurisprudenza. Dopo qualche anno decide di abbandonare la carriera da giurista per tuffarsi totalmente nel mondo delle arti visive. Un lavoro artistico interiore il suo, basato sulla necessità di parlare a se stesso. Esigenza tradotta nell’alfabeto non leggibile che campeggia nella sue creazioni. Lettere che si accatastano componendo lunghe frasi e talvolta disegnano silhouette di oggetti o di animali. Il tutto immerso in geometrie galattiche appartenenti ad universi altri ed interiori.


Che cosa fai nella vita e come preferisci definirti?

Buondì AWSM e grazie per avermi cercato. Cosa faccio? Per adesso graphic design, un po’ di illustrazione. Arte? Forse. E il caffè ogni mattina. Però in futuro vorrei imparare a cucinare bene. Definirmi? Odio qualsiasi tipo di definizione, mi sembra riduttivo e limitante incastrarmi in una categoria. Questo non solo a livello lavorativo ma in generale nella vita. Mi piace spaziare molto in ambiti anche opposti, è la cosa che più apprezzo di me. Ho un nome e un cognome, credo basti.

Dalla Calabria giungi a Roma per intraprende studi universitari in Giurisprudenza che in seguito abbandonerai per dedicarti al mondo delle arti visive. Che legame hai con la tua terra e cosa ha messo in moto questo cambiamento di rotta?

La Calabria è Madre, plasma. Io ho un legame viscerale con la mia terra. La adoro nella sua semplicità, ne adoro i risvolti selvaggi. Vogliamo parlare del mare? O della ‘nduja? Devo tutto a Lei. Trasferirmi a Roma è stato l’inizio di un viaggio… a tappe. Sono un po’ come gli indiani d’America, nomade ma col senso d’appartenenza. La Madre richiama sempre a se i suoi figli, presto o tardi. La decisione di cambiare corso di studi è maturata insieme alla consapevolezza che dovevo inseguire ciò che davvero mi interessava. La vita da giurista mi stava stretta, avevo bisogno di produrre.

Quali sono i temi della tua attività artistica e cosa ti ha spinto a cominciare?

Pensandoci non ho temi specifici che affronto, cerco di parlare a me stesso. Voglio riflettere disegnando. Anzi cerco proprio di evitare i temi se prima non indago me stesso.
Non c’è stato un vero e proprio momento in cui ho deciso di cominciare, neanche un motivo. Diciamo che l’ho sempre fatto in altro modo, spesso scrivevo lunghi testi a me stesso, che conservavo negli angoli più remoti della casa. Anni dopo li ritrovavo, rileggevo e strappavo. Poi ho deciso di tradurre tutto ciò in immagini, e non nego che a ritrovarle dopo del tempo mi fa ancora venir voglia di strapparle.

In che modo riesci a dar forma alla tua fantasia e quali sono gli strumenti che utilizzi per realizzare i tuoi lavori?

Tutto nasce dalla mente sgombra, non c’è lavoro ben fatto sotto pressione e con vincoli. Solo alienandomi posso sentire me stesso che parla a me. Uso penne, pennini calligrafici e pennelli ma sono sempre alla ricerca e sperimentazione di altri utensili e materiali, rigorosamente da autodidatta.

La tua ricerca artistica è incentrata sul segno e rimanda quasi ad un linguaggio criptico dalle reminiscenze orientali. Da dove ha origine e su cosa intendi riflettere servendoti di questo stile?

In realtà la mia ricerca si sta spostando sulla creazione di un alfabeto criptico, adesso sto utilizzando un imprecisato segno calligrafico che richiama molto alfabeti orientali ma anche il medioevo europeo. Però non sono un calligrafo dunque non ricerco il segno. A me interessa scrivere e potrei farlo anche in stampatello contemporaneo. La scelta di questo stile di rappresentazione dunque scaturisce dalla volontà di evocare un’atmosfera mistica, riflessiva, sacra. Sai… il nero, il mistero, la notte, l’interiorità, il confessionale e tutte quelle stronzate di cui potremmo parlare per ore. Ecco il confessionale, immagina il confessionale.

Qual è la realtà che vuoi evocare nel tuo complesso mondo di simboli e che relazioni ci sono con quella che invece viviamo quotidianamente?

Aspiro a una realtà atemporale, silente. Dove tutto è sospeso quasi immobile in penombra. Il silenzio e l’immobilità costringono alla riflessione, ciò che manca oggi. Adesso Chiudi gli occhi e immagina tu possibili relazioni con la nostra quotidianità frenetica e caotica.

Nelle tue opere sono ricorrenti tre colori: il bianco, il nero e l’oro, perché?

Direi quattro. C’è anche il rosso che è il colore del cuore, del Sole, quindi dello spirito. Di qualcosa che sta sopra a tutto e governa il resto! Poi c’è il bianco, il colore dell’anima vulnerabile, della luna. L’anima dipende dal cuore come la luna dal sole, vive della sua luce riflessa. L’oro è come il bianco, infatti in araldica i due colori hanno medesimo significato e si sostituiscono a vicenda. Poi c’è il nero, il corpo, la materia, la Terra. Tutto è riconducibile a Spirito, Anima e Corpo.

“La distinzione dello spirito, dell’anima e del corpo è d’altronde quella che è stata unanimemente ammessa da tutte le dottrine tradizionali dell’Occidente, sia nell’antichità che nel medio-evo. (….) Questa distinzione dello spirito, dell’anima e del corpo è stata applicata sia al «macrocosmo», che al «microcosmo», la costituzione dell’uno essendo analoga a quella dell’altro” Rene Guénon- La Grande Triade

Ci sono artisti che ammiri? In che modo hanno influenzato il tuo modo di fare e vedere l’arte?

Qui si potrebbe fare una lista infinita ma cercherò di sintetizzare al massimo.
Partendo da est ammiro il lavoro di Mohammad Eh Sai e Nja Mahdaoui per arrivare a Retna. Passando per 2501, il suo lavoro mi piace ogni giorno di più. Non posso non citare gli amici Borondo e Sbagliato. Con questi ultimi vivo praticamente in simbiosi, vediamo il mondo dallo stesso punto di vista e collaborarci è stato naturale.

Ultimamente si è tanto parlato di te in giro con la tua mostra Clausura alla 999Contemporary Gallery e il progetto“L.U.C.E. – Live Urban Culture Experience a Roma, cosa ci riservi per il futuro prossimo?

Mi metto dalla vostra parte. Cosa ci riserva il futuro prossimo??? Ahah. Scherzi a parte, parteciperò a qualche festival e manderò foto dall’Ulivarella di Palmi. Quindi rimanete connessi.

Sarai il protagonista del nostro nuovo #Chapter della Artist Series, grazie infinite per la tua collaborazione. Toglici una curiosità, cosa ti ha ispirato nella realizzazione della creatività per AWSM.IT?

Ho interpretato il logo AWSM come la parole AWESOME e la ho inserita all’interno di un mio pensiero. Quindi ne è divenuta la parola centrale di una breve proposizione.

Grazie Domenico a presto!

Grazie a voi!