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Frau Merkel da il via libera al “fiorentino”

di Luciano Lago - 18/03/2014

Fonte: controinformazione



 

Matteo Renzi, come un diligente scolaretto, ha sottoposto alla Angela Merkel , nell’incontro di quest’oggi il suo programma di governo e di riforme per ottenerne l’approvazione in cambio della garanzia (immediatamente fornita a Berlino) che l’Italia continuerà le politiche di austerità per non sforare i vincoli che impone l’Unione Europea (Fiscal Compact e limite del 3% nel rapporto debito/pil su tutte).

Ancora una volta vediamo un Presidente del Consiglio che dimostra una evidente stato di subalternità politica ai dettami dell’Europa a guida Merkel. Niente di nuovo sotto il sole, dopo i personaggi come Monti e Letta, fiduciari diretti dei poteri finanziari, ci avevamo fatto l’abitudine. Tuttavia Renzi, volto nuovo della politica, è forse quello che ha reso ancora più evidente il grado di subalternità a cui gli esecutivi di Napolitano hanno condannato l’Italia.

 

Renzi nel presentare il suo programma di riforme, ha reso evidente che l’Italia, per fare qualsiasi passo, deve ottenere l’assenso previo della Troika europea ed in particolare della frau Merkel che ne rappresenta il membro più influente. Che si tratti del “Job Act”, la nuova legge sul lavoro o che sia il programma di riduzione del cuneo fiscale”, il fiorentino deve sottoporre il tutto preventivamente al visto buono della Merkel e della Troika  che comprende, oltre alla tedescona, anche la BCE ed il FMI, gli organismi che dispongono del potere di approvazione o di veto.  Come accade in un qualsiasi paese colonia sottoposto ad una autorità esterna.

Poiché l’approvazione l’ha ottenuta (“state andando per il verso giusto” gli ha detto la Merkel) come qualsiasi buon cameriere servitore, Renzi può tornare a casa contento. Non così l’Italia, il paese reale dove si dovrebbe essere ben consapevoli che, tutto quello che si decide a Bruxelles e Francoforte torna utile alla Germania nel sistema dell’euro, mentre rappresenta una perdita per il sistema economico italiano. Si è calcolato infatti che per ogni azienda manifatturiera della penisola che chiuda i battenti, si apre una opportunità in più per le aziende tedesche di sopperire ad una produzione che quasi sempre era in concorrenza con le aziende tedesche dove si paga il denaro 4 punti in meno circa  che in Italia, le tasse molto minori  che in Italia, idem per l’energia e non parliamo di burocrazia e di infrastrutture. Nelle valli bergamasche come nel vicentino, nel bresciano e nel padovano, dove si è creato un panorama di deserto industriale con capannoni chiusi ed aziende in vendita, questa cosa si è ormai capita mentre si fa più fatica a capirla in quelle zone ed in quegli uffici pubblici  dove si vive di burocrazie parassitarie e di stipendi elargiti grazie alla casta politica. In questi luoghi si pensa che la “cuccagna” non debba finire mai.

Nel frattempo, arrivando gli echi della crisi internazionale anche nei corridoi dei palazzi in Germania dove si è recato il fiorentino, sembra doveroso  rilasciare  una dichiarazione in merito ed il fiorentino non si è sottratto. A proposito della crisi ucraina, Il premier Renzi, da Berlino, sottolinea che «Italia e Germania e gli altri paesi UE  hanno lavorato e lavorano per tenere aperto un forte canale di dialogo con la Russia, pur ritenendo che il referendum di Crimea sia illegittimo. ..”

Così ha sinteticamente dichiarato il premier italiano senza che qualcuno gli ricordasse che lui ed il suo governo, a differenza di quello attuale della Crimea, non sono stati eletti e di conseguenza sarebbero molto meno legittimati democraticamente loro che non gli esponenti della Crimea che sono ricorsi alle urne per legittimarsi.

Difficile d’altra parte far capire a Renzi che ancora una volta l’Italia e l’Unione europea si accodano supinamente ai voleri ed agli interessi del padrone statunitense anche in contrasto con l’interesse nazionale, giustificando il golpe di Kiev attuato tramite la CIA, biascicando di “diritto internazionale violato” proprio quelli che hanno calpestato tale diritto innumerevoli volte con il rovesciamento fatto con la forza di governi legittimi di nazioni sovrane. Sarebbe tempo perso ma ci auguriamo che prima o poi Renzi ed il suo ministro degli esteri, la signora Federica Mogherini, possano  ad esempio recarsi in visita  in Libia, paese a noi familiare ed a breve distanza dalla Sicilia,  per verificare di persona “quanto diritto internazionale” e “quanta democrazia” abbiano portato i padroni americani che si presentano oggi come inflessibili difensori del diritto internazionale quando risulta a loro comodo.

Non si deve però scordare Renzi  di indossare un buon giubbotto antiproiettile, visto che da quelle parti il tradimento degli italiani, schieratisi con la NATO per bombardare Tripoli, non se lo sono dimenticati anche se quel bombardamento naturalmente era “legittimo” e rispettava ogni norma di “diritto internazionale”.