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Valutare costi e benefici “punendo la Russia”

di Eric Draitser - 18/03/2014

F92148F5-B647-4AF8-A9A9-D2538FA79023_mw1024_n_sCon il referendum sull’indipendenza di Crimea e la possibile riunificazione con la Russia, ora in corso, gli Stati Uniti e i loro alleati europei hanno minacciato azioni punitive contro Mosca. Tali misure comprendono la negazione dei visti, congelamento dei beni, forse anche sanzioni economiche contro Russia ed interessi russi. Tale escalation della tensione sarà indubbiamente negativa e potenzialmente disastrosa per l’economia europea e globale, per non parlare degli importanti legami politici e diplomatici tra occidente e oriente. Il 15 marzo, il giorno prima dello storico referendum in Crimea, il Washington Post, notoriamente considerato primo portavoce  dell’establishment politico degli Stati Uniti, ha pubblicato un pezzo collettivo del comitato di redazione intitolato USA, l’UE deve mantenere la rotta sulle sanzioni alla Russia per l’Ucraina. L’articolo definisce un certo numero di azioni punitive che l’occidente dovrebbe, secondo gli autori, utilizzare contro la Russia, comprese sanzioni mirate contro personaggi russi della cerchia di Putin. In particolare, gli autori suggeriscono di negare visti e congelare beni di figure chiave come Igor Sechin (presidente della Rosneft), Vladimir Jakunin (presidente delle Ferrovie russe) e Aleksej Miller (presidente di Gazprom). Tali misure devono, secondo gli autori, essere combinate con la “punizione” diplomatica della Russia, tra cui l’esclusione dal G8 e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Se Stati Uniti ed Unione europea perseguono queste e altre sanzioni, senza dubbio scateneranno un’efficace risposta russa, una risposta che avrebbe conseguenze disastrose per la situazione economica già fragile di Europa e Stati Uniti.

Sanzioni e contromosse della Russia
Ci sono molti in occidente e in Russia che credono che il suggerimento di azioni punitive di Stati Uniti e Unione europea sia solo vuota minaccia. Tuttavia, è fondamentale esaminare come Mosca potrebbe rispondere a tali misure provocatorie, le sanzioni sarebbero certamente viste come una gravissima escalation. Inoltre, è essenziale considerare come la risposta russa colpirebbe il mondo. Prima di tutto la Russia detiene la chiave del futuro energetico dell’Europa. Con la Russia che fornisce più di un terzo delle importazioni di gas dell’Europa, le eventuali sanzioni potrebbero immediatamente portare la Russia a ridimensionare, o anche drasticamente tagliare il gas all’Europa. Ciò crea innumerevoli problemi all’Europa, in particolare all’economia dipendente dalle esportazioni della Germania, che senza dubbio è la potenza economica del continente. Con  tecnologia tedesca, auto di lusso e roba simile non più in produzione nelle quantità richieste, l’economia da un giorno all’altro subirebbe una brusca frenata. Inoltre, la futura sicurezza energetica tedesca sarebbe minacciata, essendo la linfa vitale principale del Paese il gasdotto russo Nord Stream, che trasporta il gas russo attraverso il Baltico al nord della Germania. Inoltre, un tale scenario creerebbe un’enorme quantità di discordie politiche nell’UE, tra Paesi tradizionalmente amichevoli con la Russia, come l’Italia, che fanno pesantemente affidamento sull’energia russa, divenendo sempre più disincantati verso le politiche bellicose di Bruxelles nei confronti di Russia e Ucraina. Con turbolenze già avanzate in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e molti altri Paesi economicamente devastati del Sud Europa, è improbabile che permanga la volontà politica di portare avanti un regime di sanzioni suicida.
La Russia ha anche un’arma finanziaria enorme che potrebbe essere scatenata contro Stati Uniti ed UE: le sue riserve in dollari. Il governo russo, per non parlare delle aziende private russe, ha una quantità enorme di dollari e potrebbe facilmente scegliere di trasferire o scaricare i suoi dollari e creare il panico a Wall Street e Washington. In realtà, questo scenario potrebbe aver già avuto luogo su piccola scala. La CNBC ha riferito la scorsa settimana che la Banca centrale russa potrebbe aver discretamente trasferito offshore una parte dei suoi beni in dollari. Più di 106 miliardi di dollari in titoli statunitensi detenuti da banche centrali estere sono stati improvvisamente trasferiti dalla Federal Reserve statunitense, per la maggior parte costituiti da obbligazioni del Tesoro USA. Non è chiaro esattamente quale banca centrale abbia effettuato il trasferimento, anche se si ritiene abbastanza che si tratti della Russia. Sebbene la mossa non sia sufficiente a colpire gravemente i mercati, è stata interpretata come l’avvertimento di Mosca a Washington e Wall Street che i russi sono disposti a reagire in caso di guerra economica. Naturalmente, il pericolo per gli Stati Uniti non è semplicemente che le aziende russe facciano oggetto di dumping le loro attività in dollari, ma la fuga dal dollaro che tale dumping potrebbe innescare. La Cina e altre potenti economie possono pesantemente fare leva sul dollaro, le loro banche centrali potrebbero preoccuparsi per i propri investimenti e potrebbero con cautela cominciare ad uscire dal dollaro, innescando una reazione a catena che potrebbe rivelarsi devastante per la valuta statunitense e l’economia in generale. A parte contromisure puramente economiche, la Russia ha numerose mosse politiche e strategiche che potrebbe usare per vendicarsi contro eventuali sanzioni. Principalmente, Mosca potrebbe cominciare ad agire con maggiore impunità nei teatri di conflitto. In Siria, la Russia potrebbe passare da sostenitore discreto del governo Assad, a primo fornitore e finanziatore. La Russia potrebbe finalmente fornire i sistemi d’arma che finora era riluttante a cedere a Damasco, compresi i più moderni sistemi missilistici, aerei da combattimento e altre forniture militari critiche. In Iran, la Russia potrebbe cessare la sua ostinazione riguardo la fornitura di sistemi d’arma avanzati, scegliendo invece di rafforzare il potere militare iraniano, reagendo alla pressione degli Stati Uniti.

Sanzioni: una forza positiva per la Russia?
Anche se ci sono indubbiamente dei costi per la Russia connessi con la possibilità di sanzioni, è ugualmente possibile vedere in tali misure un vantaggio a lungo termine per il potere russo, in quanto potrebbero motivare la Russia a risolvere controversie ed espandere la propria influenza globale. In questo modo, le sanzioni potrebbero benissimo essere la forza esterna che promuove lo sviluppo geopolitico, economico e strategico della Russia. Ad esempio, la possibilità di sanzioni europee in materia di energia russa, potrebbe essere la spinta necessaria per la Russia per risolvere finalmente le sue controversie sui prezzi con la Cina ed ufficialmente compiere progressi sul  commercio energetico russo-cinese. Come il Financial Times ha riportato a gennaio, il colosso energetico russo Gazprom è molto vicino a concludere l’accordo con la Cina sui prezzi del gas. Una volta che l’accordo sarà ufficiale, Gazprom potrebbe quindi avviare il forte investimento necessario a sviluppare i gasdotti e altre infrastrutture energetiche necessari a raggiungere finalmente il sogno, a lungo ricercato, del vitale rapporto energetico sino-russo. Se le sanzioni UE saranno effettivamente attuate, la Russia sarebbe ancor più motivata a superare gli ultimi ostacoli e quindi a trasformare il proprio calcolo economico e geopolitico in modo incommensurabile.
Non solo ciò darebbe a Mosca ulteriori motivi per lavorare a stretto contatto con Pechino, ma trasformerebbe le relazioni della Russia con le repubbliche ex-sovietiche dell’Asia centrale, in particolare il Turkmenistan, che attualmente fornisce una quantità enorme di energia alla Cina. Le relazioni tra i Paesi, spesso contestate negli ultimi anni, potrebbero stabilizzarsi sulla base della cooperazione sui prezzi dell’energia e la cooperazione con il gigante industriale cinese. Inoltre, le sanzioni probabilmente rafforzerebbero i legami nell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) che, per necessità, ha bisogno di concentrarsi per tutelare i propri interessi ed agire in contrappeso all’espansione della NATO. Inoltre, ciò fornirebbe un’altra leva alla Russia nelle sue relazioni con le altre repubbliche ex-sovietiche, in particolare il Kazakhstan, certamente candidate alla destabilizzazione occidentale. Infine, la cooperazione militare della Russia nel mondo senza dubbio migliorerebbe. Recentemente l’esercito russo ha dichiarato il desiderio di costruire strutture militari e navali in Venezuela, Nicaragua, Vietnam, Cuba, Seychelles, Singapore e altri Paesi. Con l’imposizione di sanzioni, Mosca avrebbe solo maggiore urgenza nell’attuare questi piani e fare concessioni necessarie ai Paesi interessati, al fine di raggiungere questo obiettivo. Senza dubbio, tali iniziative muterebbero enormemente la posizione geopolitica e strategica della Russia nel mondo.
Se Stati Uniti e UE perseguiranno con le loro minacce di sanzioni e altre misure punitive, per lo meno si avranno enormi effetti negativi sull’economia mondiale. Tuttavia, se l’occidente, accecato dalla sua arroganza, pensa che tali sanzioni metteranno la Russia in ginocchio, ha grossolanamente sbagliato i calcoli. Invece di punire la Russia, queste azioni spingeranno Mosca sulla strada della vera indipendenza strategica dall’occidente. Forse ciò potrebbe anche portare alla creazione di un vero e proprio mondo multipolare. Se ciò accadesse, chi è interessato a pace e stabilità giustamente ne gioirebbe.

1947736Eric Draitser è un analista geopolitico indipendente di New York City, fondatore di StopImperialism.org ed editorialista di RT, in esclusiva per la rivista online “New Oriental Outlook“.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora