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Lo scacco della Crimea alle macchinazioni occidentali in Ucraina

di Finian Cunningham - 18/03/2014


sergei-aksyonovI pianificatori geostrategici statunitensi amano le analogie con gli scacchi, come articolato soprattutto dall’ex-consigliere per la Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski. Sulla scia del voto clamoroso per l’unificazione della Crimea con la Russia del fine settimana, si può dire che questa mossa dell’elettorato di Crimea dichiara “scacco” alle macchinazioni di Washington in Ucraina…
La lettura delle reazioni dei funzionari di Washington e dei loro alleati in Europa, indica che il gioco non doveva finire in questo modo. Quando Stati Uniti ed Unione europea hanno iniziato a destabilizzare l’Ucraina alla fine di novembre, le cose sembravano seguire il piano. Una campagna concertata d’interferenza politica delle capitali occidentali, massiccia distorsione mediatica occidentale e sponsorizzazione occulta delle violenze nella capitale, Kiev, imposero una pressione insostenibile sul governo del Presidente Viktor Janukovich. Con il terrorismo occulto filo-occidentale, causando 100 morti tra manifestanti e polizia, così come centinaia di feriti, e l’anarchia che travolgeva edifici governativi, le autorità elette capitolarono il 22 febbraio. Un regime non eletto è salito al potere a Kiev, guidato dal sedicente primo ministro Arsenij Jatsenjuk, attuando rapidamente il cambio di regime di Washington e dei suoi alleati europei. Patti finanziari, commerciali e militari sono già in fase di elaborazione con Washington, Bruxelles e NATO. Fin qui, tutto bene, sembrava, dal punto di vista occidentale. Il premio geopolitico finale del cambio di regime in Ucraina, come stabilito da Brzezinski e altri pianificatori statunitensi, è ridurre la vitale sfera d’influenza della Russia. Con questo calcolo, trascinando l’Ucraina nell’orbita occidentale/NATO s’indebolirebbe la Russia politicamente, economicamente e militarmente. Tale tattica è già riuscita con l’annessione occidentale degli Stati baltici, oltre a Polonia, Romania, Bulgaria, parte dei Balcani e Georgia sul fianco meridionale della Russia. Ma l’Ucraina rappresenta un salto di qualità verso l’accerchiamento della Russia. Consentirebbe l’avvicinamento delle installazioni missilistiche statunitensi alle frontiere della Russia, rendendo un primo colpo statunitense una gravissima minaccia su Mosca. Un regime filo-occidentale in Ucraina significherebbe anche la fine della presenza navale russa a Sebastopoli, sul Mar Nero, a sua volta pregiudicando gli interessi energetici russi nella regione del Caspio e nel lucroso mercato europeo. Ma poi è arrivata la contromossa a sorpresa. La Russia ha incrementato la sua garanzia militare sulla penisola della Crimea, nel meridione dell’Ucraina, a pochi giorni dal colpo di Stato filo-occidentale a Kiev. Questo ha dato lo spazio politico alla repubblica autonoma per affermare la propria fedeltà filo-russa senza intimidazioni dalla giunta di Kiev e dei suoi paramilitari fascisti. Dato il limitato accesso ucraino alla Crimea via terraferma, le difese russe hanno isolato la penisola dall’intrusione delle truppe d’assalto neo-naziste che aveva insediato il regime a Kiev e che da allora continuano a minacciare le altre città dell’est dell’Ucraina. Diverse persone sono state uccise negli scontri nelle città di Donetz e Kharkov, dove i quadri neo-nazisti di Svoboda hanno attaccato le manifestazioni filo-russe. Vi sono anche segnalazioni di mercenari occidentali operanti nelle città orientali mentre, ironia della sorte, Kiev e i suoi mandanti occidentali accusano Mosca di schierare agenti provocatori e di sovrintendere alle elezioni in Crimea sotto minaccia armata.
La Crimea s’è risparmiata la violenza di piazza degli infiltrati occidentali vista nel resto dell’Ucraina. Il 6 marzo, il parlamento di Crimea ha votato la dichiarazione d’indipendenza dall’Ucraina e l’unificazione con la Federazione russa. L’elettorato ha successivamente approvato tale dichiarazione con una schiacciante maggioranza di quasi il 97 per cento, su una partecipazione dell’83 per cento del totale di 1,5 milioni di elettori. “Torniamo  a casa, la Crimea va in Russia”, ha detto il primo ministro della repubblica Sergej Aksjonov quando i risultati della votazione sono stati confermati. Mosca ha accolto con favore il voto dell’autodeterminazione della Crimea e i legislatori russi ora elaborano la legislazione e altre contingenze formali per l’unificazione. Richiederà un anno completare la transizione. Il referendum della Crimea sembrerebbe ineccepibile dal punto di vista giuridico. E’ stato condotto in modo pienamente costituzionale, con il parlamento che prendeva tutte le misure necessarie per convocare il voto. Più di 130 osservatori internazionali provenienti da 23 Paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Belgio e Austria hanno confermato che la procedura di votazione era conforme agli standard riconosciuti. Com’era prevedibile, Washington e i suoi alleati europei e della NATO hanno reagito con indignazione, accusando il referendum d’“illegalità” e “violazione della sovranità dell’Ucraina”.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto all’omologo russo Vladimir Putin che “Washington non riconoscerà mai la secessione della Crimea dall’Ucraina”. E il capo statunitense  ha ribadito che la Russia dovrà affrontare “costi aggiuntivi” per l’“annessione” della Crimea. Putin ha risposto che il processo è legale. I ministri europei si sono riuniti a Bruxelles per redigere le sanzioni punitive verso alti funzionari russi. Il capo della politica estera dell’UE Catherine Ashton s’è riferita maliziosamente al “cosiddetto referendum” e l’ha respinto come “illegale secondo il diritto internazionale”. Da ricca, “Lady Ashton” non ha mai affrontato un’elezione in vita sua e deve la carriera politica a decisioni segrete basate su privilegio e clientelismo. La pretesa di Ashton sull’illegittimità è stata ripresa dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e dal capo della Commissione europea Jose Manuel Barroso. Significativamente, nonostante le loro pomposità e affermazioni spregiative, nessuno dei capi occidentali o dei servili media mainstream hanno avanzato alcun argomento giuridico a sostegno della loro tesi secondo cui il popolo di Crimea ha agito in modo illegale o incostituzionale. La posizione ufficiale occidentale sembra affidarsi esclusivamente sulla forza della retorica ampollosa e nient’altro. Forse, tali politicanti dalle alte cariche, in segreto sanno che se partecipassero a discussioni reali basate su principi giuridici e standard oggettivi le loro argomentazioni cadrebbero rapidamente, dato il loro sostegno ai golpisti neonazisti andati al governo a Kiev saccheggiando con omicidi e intimidazioni. Se i mandanti occidentali del colpo di Stato fascista non saranno attenti, le loro vacue chiacchiere su costituzionalità e giusto processo potrebbero smascherarne il coinvolgimento criminale nel cambio di regime. Per ora il popolo della Crimea ha inferto un duro colpo alla macchinazioni occidentali in Ucraina, con un netto “scacco”.
Tuttavia, il gioco non è ancora finito. Il regime reazionario di Kiev vuole una “guardia nazionale” di 60000 membri, che incorpori i paramilitari di fazione destra. I ministri della sicurezza neo-nazisti Andrej Parubij e Dmitrij Jarosh vogliono attaccare militarmente la Crimea e la popolazione filo-russa nell’oriente dell’Ucraina. Jarosh ha anche avvertito che le truppe d’assalto di Pravy Sektor faranno saltare in aria i gasdotti russi che attraversano l’Ucraina per l’Europa. Vi sono molte teste calde tra i politici statunitensi che vogliono armare i fascisti a Kiev. Il senatore John McCain, insieme ad una delegazione di altri bellicosi parlamentari statunitensi in visita a Kiev questa settimana, ha parlato apertamente di armare la giunta. “La Russia è un distributore di benzina gigante mascherato da Paese”, ha detto McCain, assaporando l’occasione per attaccare Mosca. Mentre il referendum della Crimea si celebrava nella capitale Simferopol e in altre città, il ministro degli Esteri a Kiev, il nominato Andrej Deshitsja era in riunione a Bruxelles con i capi della NATO per discutere di “cooperazione militare”. Deshitsja annunciava provocatoriamente: “L’Ucraina si riserva il diritto di utilizzare tutte le misure necessarie per fermare l’invasione militare della Russia”.
Washington e i suoi alleati europei, insieme al loro regime fantoccio a Kiev, sono evidentemente travolti dalla loro propaganda ipocrita sulla possibilità che l’escalation del conflitto con la Russia sia molto probabile, anche se non ci sono assolutamente motivi plausibili per tale aggressione. L’inasprimento del conflitto porterà a un’ulteriore polarizzazione delle popolazioni filo-russe in Ucraina orientale, che probabilmente intensificano la richiesta della secessione da Kiev, seguendo la Crimea. Evocando il pericolo assai reale di una guerra civile in Ucraina che sicuramente metterebbe fine all’incantesimo dei piani di cambio di regime occidentali. Lo scenario peggiore sarebbe che tale conflitto dilagasse in una guerra totale tra Stati Uniti ed alleati della NATO, e la Russia, con le truppe d’assalto di Kiev che operano sul terreno come in Libia e Siria. Ma la realtà è fondamentale nell’impedire l’esito catastrofico, con la mortale dipendenza dell’Europa da petrolio e gas russi.  Oltre un terzo del petrolio e del gas dell’Unione europea è fornito dalla Russia. La dipendenza della Germania, potenza economica dell’Unione europea, dal combustibile russo arriva al 40 per cento.
I capi europei giocano così in modo spericolato e illusorio, inimicandosi la Russia sui suoi legittimi interessi nazionali in Ucraina. Washington potrebbe vociare per maggiori sanzioni e “costi” da imporre alla Russia. Ma quando il gioco si farà duro, sarà l’Europa a pagare con il crollo della sua economia e del suo ordine sociale, quando le forniture energetiche russe saranno tagliate come inevitabile contromossa. “Ciò è fondamentalmente una versione agli idrocarburi della distruzione reciproca assicurata”, come il capo per la ricerca energetica londinese di Citigroup descrive la situazione tra crescenti tensioni.
Quindi, se il risultato del referendum della Crimea è lo “scacco”, la prossima mossa russa darà scacco matto.

KrymLa ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora