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La politica come feuilleton

di Marco Zonetti - 26/03/2014

 

 

Relazioni clandestine, figli illegittimi, ricatti sessuali, repentine scalate sociali al limite dell’illecito… no, non è la trama di un romanzo di appendice stile La fiera della vanità o di più moderni best-seller come Scrupoli o Peccati, bensì l’elenco delle categorie che definiscono ormai la politica più o meno in tutto il mondo.

Dimentichiamoci i vari G8, gli incontri al vertice, le conferenze fra “grandi”, i messaggi alla nazione. Adesso la vita dei leader politici è perlopiù scandita da avventure di letto degne di un moderno Bel Ami, e di colpi di scena istituzionali e diplomatici tali da far impallidire il Richelieu dei Tre moschettieri.

Nell’agone internazionale ormai de-ideologizzato dalla fine dei totalitarismi e della Guerra Fredda, i giochi di potere hanno assunto tratti personalistici e la vita privata dei leader politici si è ormai sovrapposta a quella pubblica, creando commistioni sempre più forti e sempre più inestricabili.

L’ultimo scandalo che ha visto coinvolto il presidente francese Hollande, dimostrando che i nostri cugini d’Oltralpe non hanno nulla da insegnarci quanto a storielle di letto, ha confermato una volta di più che la politica si è ormai trasformata in un grande feuilleton, in cui la vita privata e pubblica dei capi di Stato o di governo è scandita da eventi che non hanno nulla a che vedere con promulgazioni di leggi, provvedimenti, tagli alle tasse o lotta alla criminalità.

Nella stessa Francia la “fiaba” di Sarkozy e della sua bella moglie italiana, ex modella e cantante, ha imperato sulla carta stampata e in televisione, alternandosi sapientemente alle tappe istituzionali del mandato del penultimo occupante dell’Eliseo. Dell’ex presidente americano Bill Clinton si ricorda quasi (?) di più il sexgate che lo travolse qualche anno fa che non la sua presenza nello storico momento della stretta di mano fra Arafat e Perez, in una sorta di berlusconismo ante litteram in salsa yankee. Superfluo ripercorrere le vicissitudini italiane degli ultimi anni, dove gli scandali sessuali l’hanno fatta da padrone a livello nazionale e locale, con uomini, donne e financo transessuali protagonisti. Non ci siamo fatti mancare nulla, insomma.

Ma non è solo il sesso l’unico ingrediente piccante della soap opera politica italiana. Non dimentichiamoci le agnizioni, con la scoperta di incredibili “rassomiglianze” fra vecchi e nuovi presidenti del consiglio, o di colpi di scena in seno ai partiti tali da detronizzare con effetto immediato il premier in carica per mettervi al suo posto un altro esponente più giovane e più rampante.

In tutto questo, al popolo che legge sempre di meno non solo per mancanza di voglia o di tempo, ma perché i libri costano e la crisi divora, viene ammannita ogni giorno una bella dose di romanzetto istituzionale, che appassiona e avvince alle avventure e alle disavventure dei leader politici. Laddove D’Artagnan faceva passare a fil di spada i nemici, oggi il leader politico di maggioranza duella verbalmente con l’opposizione dopo una rapidissima ascesa al potere degna di un principe ribelle da romanzo, laddove Rossella O’Hara si faceva strada grazie alla sua avvenenza e alla sua astuzia, oggi la donnina ambiziosa irretisce il politico potente in cambio di una comparsata televisiva o, se tutto va bene, anche di una poltrona istituzionale. Il tutto ampiamente documentato dai mass media, che spesso fanno le veci dei libellisti francesi prerivoluzionari con i loro pamphlet che narravano per filo e per segno degli amori di Maria Antonietta o degli scandali della casa reale.

Gli uomini politici si contendono con divi e divetti le pagine dei tabloid, al punto da essere quasi sempre apostrofati con il solo nome di battesimo come personaggi da reality, e se una volta si riteneva che il re avesse due corpi, quello pubblico e quello privato, oggi i nuovi Capi di Stato o di governo possono finalmente gioire della riunificazione di quei due corpi in una terza entità: il corpo “pubblicato”.

Presenti non più solo sui quotidiani più o meno autorevoli ma anche sulle riviste scandalistiche, i governanti e rappresentanti istituzionali ritrovano nuova vita e nuovi consensi nell’eterna tradizione del “purché se ne parli”. E se, come diceva Andy Warhol, la pubblicità negativa non esiste, il “re nudo” ed esposto al pubblico ludibrio nella sua più imbarazzante intimità risulta più umano, e perde il connotato intimidatorio del potere facendo scattare l’identificazione nel popolo e divenendo automaticamente più “simpatico”. E così sulla scia dei grandi romanzi d’appendice o dei best-seller moderni, il consenso dei lettori diventati nell’era tecnologica e-lettori passa, più o meno indirettamente, anche dalle lenzuola dei potenti, che diventano vicariamente amici dei cittadini, complici, e ipoteticamente anche amanti.

E come tali degni di sostegno, e potenzialmente di voto.