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Togliere i figli ai mafiosi? Cose da Stato totalitario

di Massimo Fini - 26/03/2014


La mafia si combatte innanzitutto con la repressione. L'unico a provarci seriamente fu il fascismo che, col prefetto Mori, la sbaraccò. Perchè un regime forte non tollera al proprio interno altri poteri forti (è lo stesso motivo per cui Saddam Hussein non ne voleva sapere di avere Bin Laden fra i piedi).

Fini


Michele Emiliano, sindaco di Bari, ha proposto di sottrarre ai genitori mafiosi i loro figli «perchè i mafiosi non possono essere custodi di valori positivi». Credo che neanche Pol Pot sia arrivato a tanto.

Questo è lo Stato etico, contro cui i liberali si sono sempre battuti e che gli pseudoliberali di oggi tentano ad ogni momento di reintrodurre, che vuole imporre con la forza i propri valori a cittadini non più tali, ma diventati sudditi. E’ lo Stato fascista, nazista, sovietico, cambogiano. Un concetto come quello espresso dal sindaco di Bari, sia pur con le migliori intenzioni (ma si sa che l’Inferno è lastricato di buone intenzioni), non dovrebbe esistere in una liberaldemocrazia.

Premetto che se c’è un mondo che mi fa orrore è quello mafioso. Non perchè è criminale -di criminali in giro ce ne sono a carrettate- ma perchè fa moralmente schifo. Il mafioso mette nell’acido il bambino sequestrato e poi la sera si commuove ascoltando ‘My way’ di Frank Sinatra. Bisogna essere almeno all’altezza delle proprie cattive azioni. Preferisco i nazisti. Sono più coerenti nella loro crudeltà.

La proposta del sindaco di Bari è pericolosa perchè, come ogni volta che si sfonda un principio, si sa dove si comincia ma non dove si va a finire. Si comincia con i figli dei mafiosi, si continua con i figli di soggetti considerati ‘viziosi’ (cocainomani, alcolisti, ludo dipendenti, eccetera) e si finisce col sottrarre i figli «alle famiglie povere che hanno problemi educativi» come si esprime lo stesso Emiliano (cosa che peraltro è già successa come se la povera gente fosse più incapace di educare i propri figli delle madri delle ‘parioline’ che spingevano le loro ‘bambine’ a prostituirsi).

La mafia si combatte innanzitutto con la repressione. L’unico a provarci seriamente fu il fascismo che, col prefetto Mori, la sbaraccò. Perchè un regime forte non tollera al proprio interno altri poteri forti (è lo stesso motivo per cui Saddam Hussein non ne voleva sapere di avere Bin Laden fra i piedi). Purtroppo pur di sconfiggere il fascismo gli americani si servirono della mafia siciliana che, in un paio di giorni, gli aprì l’isola come una scatola di sardine. E queste cose si pagano. Da allora la debole democrazia italiana ha dovuto avere rapporti con la mafia. Non solo Andreotti, contro cui si accanisce Marco Travaglio, ma proprio tutti i politici compreso l’integerrimo La Malfa (quello vero, Ugo) attraverso il suo uomo in Sicilia, Gunnella.

L’altro modo per combattere la mafia è culturale. Ma qui sta il punto. La mafia di oggi ci fa particolarmente orrore perchè ammazza bambini e donne e ha perso anche i suoi antichi codici. Ma la malavita, si tratti di mafia, di camorra, di criminalità finanziaria, non è che il riflesso malato della società civile. E una società senza dignità e senza onore, qual’è, in tutti i settori, la nostra, non può che produrre una malavita senza dignità e senza onore.

Il sindaco Michele Emiliano ritorni in sè. O saremo costretti, poichè parla di genitori «incapaci di essere custodi di valori positivi per i figli», a sottrarre a Silvio Berlusconi la partia potestà su Pier Silvio, Marina, Barbara e il famoso nipotino, lasciandogli solo Dudù (ma anche i cani possono essere influenzati dalle cattive compagnie).