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In Ucraina cresce la voglia di secessione delle regioni orientali

di Roberto Motta Sosa - 09/04/2014

Fonte: milanopost

Supporters of referendum on Donetsk region's status stage rallyMilano 9 Aprile – Sembrava che le cose in Ucraina, avessero trovato una, seppur precaria, condizione di stallo condiviso. Kiev, facendo buon viso a cattivo gioco, si era, di fatto, rassegnata alla perdita della Crimea, non potendo fare di più, a parte alzare la voce nelle opportune sedi diplomatiche internazionali, a cominciare dal Palazzo di Vetro a New York. Dal canto suo la Russia sembrava aver mostrato di non volere premere ulteriormente sull’acceleratore del secessionismo nell’Ucraina orientale. La situazione, tuttavia, negli ultimi giorni è considerevolmente mutata. Lunedì scorso (7 aprile) infatti, alcuni russofoni hanno proclamato, unilateralmente, nell’est dell’Ucraina, la “Repubblica del popolo di Donetsk”, occupando i palazzi del potere centrale. I manifestanti hanno quindi chiesto al presidente russo Vladimir Putin di inviare peacekeepers (soldati) russi nella regione. Fatto ancor più significativo hanno annunciato, come già fecero i russofoni di Crimea, l’indizione di un referendum per l’indipendenza, da tenersi in una data ravvicinata: entro e non oltre l’11 maggio prossimo. Già domenica scorsa erano state occupate le sedi del governo delle città di Luhansk e Kharkiv (Karkov). A Luhansk, riferisce la BBC, i russofoni avrebbero occupato anche il quartier generale della sicurezza. putin 002Per il Primo Ministro ucraino Arseniy Yatsenyuk le manifestazioni sarebbero parte di un piano più vasto, orchestrato da Mosca: “tutti comprendono – ha affermato infatti il premier ucraino – che questa è la realizzazione di un piano per destabilizzare la situazione, in modo che truppe straniere varchino il confine e occupino il territorio”. Per Yatsenyuk gli eventi cominciati domenica scorsa sarebbero stati ideati da Mosca per creare il pretesto all’intervento armato. E’ “uno scenario scritto dalla Federazione Russa per fare a pezzi e distruggere l’Ucraina”, ha infatti aggiunto, lanciando precise accuse all’indirizzo del Cremlino. Che la situazione possa prendere una china pericolosa lo ha dimostrato anche il discorso del presidente ucraino Olexander Turchynov, il quale, parlando alla televisione di Stato, ha ribadito che le proteste sorte domenica rappresentano “l’inizio della seconda fase dell’operazione speciale della Russia contro l’Ucraina. L’obiettivo – ha aggiunto – è quello di destabilizzare l’Ucraina, di rimuovere le autorità, impedire le elezioni e spaccare il Paese”. Per Turchynov, i separatisti russofoni che operano nelle regioni orientali dell’Ucraina sono “coordinati dai servizi d’intelligence russi”. Ha inoltre spiegato come “tutto questo accade mentre le forze russe sono ammassate vicino ai nostri confini. I nemici dell’Ucraina stanno cercando di ripetere lo scenario della Crimea ma – ha ammonito – non lo consentiremo”.

RUSSIA-UKRAINE-POLITICS-CRISIS-KREMLINIntanto la pressione delle forze militari russe, schierate a ridosso dei confini orientali ucraini, non accenna a diminuire. Si tratta di alcune decine di migliaia di uomini e mezzi (anche corazzati), che sono stati mobilitati a fine febbraio su ordine diretto di Putin e, di fatto, mai richiamati. In questa contesa, che rischia di riaccendere un’escalation che si credeva scongiurata, Kiev trova sostegno negli Stati Uniti e nella NATO. Il Presidente Obama ha infatti avvertito che, se Mosca continuerà a destabilizzare la regione, saranno varate nuove sanzioni nei suoi confronti. Mentre l’Alleanza Atlantica, per bocca del suo Segretario Generale, Anders Fogh Rasmussen, ha chiesto alla Russia di “fare un passo indietro”. Come prima misura concreta, a livello diplomatico, la NATO ha deciso di limitare l’accesso dei funzionari russi al proprio Quartier Generale a Bruxelles. Una nota dell’Alleanza Atlantica ha fatto sapere infatti che “L’ampio accesso al quartier generale della Nato sarà negato a tutti i rappresentanti della missione russa, esclusi l’ambasciatore russo, il suo vice capo missione e due membri staff di supporto”. putin 004A qualsiasi altro membro della delegazione della Russia, ha spiegato la NATO, “si applicheranno le regole standard per i visitatori“. Sin dal 2002, i rapporti diplomatici tra NATO e Russia si svolgono attraverso il Consiglio NATO-Russia. A seguito della crisi russo-ucraina, tuttavia la NATO aveva sospeso ogni forma di collaborazione con Mosca, bloccando, anche, quella che, se attuata, sarebbe stata la prima operazione congiunta del Consiglio NATO-Russia, ovvero la distruzione in sicurezza delle armi chimiche siriane. Fonti d’informazione hanno inoltre riportato che unità navali degli Stati Uniti starebbero navigando verso il Mar Nero.

putin 005Ieri, (martedì 8 aprile), a Kharkiv, le forze di Kiev hanno sgomberato un edificio governativo occupato dai separatisti russofoni, arrestando 70 persone. Il Ministero degli Affari Esteri russo ha deplorato l’operazione, in particolare, esprimendo  preoccupazione per la presenza di 150 mercenari americani indossanti uniformi delle forze speciali ucraine, che avrebbero affiancato polizia e forze speciali nell’operazione definita dal governo ucraino come “anti-terrorismo”. La Russia ha quindi chiesto a Kiev di fermare ogni preparativo militare all’interno del suo territorio per scongiurare il rischio di una guerra civile. “Sulla base delle nostre informazioni – ha affermato un comunicato del Ministero degli Esteri russo – unità delle truppe militari e della guardia nazionale ucraina, insieme a militanti, si stanno ammassando nelle zone sud orientali dell’Ucraina e nella città di Donetsk”. Nei giorni scorsi il Segretario di Stato US, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, avevano avuto un incontro al vertice per trovare una soluzione, di compromesso, alla crisi. Tra i principali punti presentati sul tavolo dei negoziati, dal capo della diplomazia russa, era stato proposto di dare all’Ucraina una assetto politico federale e lo status di Paese neutrale. Le due richieste andavano incontro alle esigenze geopolitiche di Mosca, interessata a vedere garantita la minoranza russofona nelle regioni orientali, (quelle teatro dei recenti scontri), e contemporaneamente evitare che l’Ucraina cada nella sfera d’influenza della NATO. Tuttavia il risultato dei colloqui è stato un nulla di fatto. Ora, la Russia metterà nuovamente il mondo davanti a un altro “fatto compiuto”, come già successo in Crimea? E, se sì, i membri della comunità internazionale, ovvero gli Stati Uniti e la NATO, come reagiranno?

firma SoSa