Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Berlusconi e i servizi sociali

Berlusconi e i servizi sociali

di Eugenio Orso - 13/04/2014

Fonte: Pauperclass

 diUn sogno infranto a quasi ottant’anni, dopo aver dominato, con alterne fasi, la politica italiana dell’ultimo ventennio. Triste epilogo per chi non è potuto diventare protagonista della storia e grande statista, ma è rimasto ciò che era agli esordi. Un abile dispensatore d'illusioni – dietro le quali si nascondono il vuoto programmatico e l’interesse personale – a un pubblico sempre più idiota e fuorviato. Questa è l’Italia del crepuscolo, che non produce grandi personalità, in grado di emergere nel paese e nel mondo ma guitti d’alto profilo (scusate, non trovo espressione migliore) che emergono con la spinta dei media, facendo sprofondare il paese sempre più nella merda. L’ultimo della serie sarebbe Matteo Renzi, ma questa è un’altra storia.

Ebbene, Berlusconi è giunto al capolinea, dopo una tenace quanto inutile resistenza. Forze più grandi di lui ne hanno decretata la fine politica. Non sto parlando dei servi italiani, come il pd, la sinistra e la magistratura, ma, bensì, dei loro padroni, incomparabilmente più potenti di Berlusconi dal punto di vista patrimoniale e finanziario, che se ne stanno comodamente nella dimensione sopranazionale.

Chiariamo una cosa: la resistenza di Berlusconi ai potentati esterni che hanno deciso di farlo uscire di scena, è stata tenace ma non eroica, testarda ma non coraggiosa e lungimirante. Berlusconi non è un eroe, ma un venditore. Berlusconi non vede lontano, vede soltanto ciò che gli conviene, aumentandone patrimonio e popolarità. Ricordiamo tutti come si è comportato nel 2011, quando avrebbe dovuto fronteggiare le élite euroglobali che avevano deciso di sostituirlo con Monti, naturalmente senza passare per le elezioni. In quell’occasione sarebbe potuto diventare un personaggio storico, opponendosi al diktat degli agenti neocapitalistici, affrontando i loro servi nel paese (Napolitano, il pd, i sindacati, la magistratura), organizzando una strenua resistenza, per evitare agli italiani di fare la fine che ben sappiamo. Ma Berlusconi non aveva il necessario coraggio, la levatura e l’interesse per agire in tal modo, e perciò ha agito in modo diametralmente opposto, sgomberando il campo in men che non si dica e lasciando la scomoda poltrona a Monti. Gli va riconosciuta, però, l’attenuante che non aveva alleati politici nel paese in grado di supportare validamente, e coraggiosamente, la resistenza contro l’occupatore (i famosi poteri esterni alle spalle di Monti). E’ stato un vile? Sicuramente è andato a nascondersi per un po’, in uno stato di semi-pensionamento, ma dopo alcuni mesi di controriforme montiano-criminali (Fornero e non solo lei) è ricomparso sulla scena politica, illudendosi che l’avrebbero lasciato ricominciare. Non l’hanno lasciato fare, naturalmente, perché il “salvacondotto” concessogli quando è scappato a nascondersi, sgomberando Palazzo Chigi, era solo temporaneo. Pesava ancora sul suo capo la spada di Damocle delle procure, dei processi, della via giudiziaria per estrometterlo definitivamente dalla politica. Nel frattempo, hanno provveduto a scomporre e ricomporre il suo pdl in modo acconcio: un’opposizione parlamentare, ampiamente di facciata e un po’ populista, una parte riciclabile, in appoggio ai governi dell’occupatore (Letta, Renzi).  

Adesso che le sentenze devono essere eseguite, Berlusconi se la vedrà con i servizi sociali. Sempre meglio della prigione sulla soglia degli ottanta, che avrebbe come sola alternativa la fuga dall’Italia. Tutto sommato, non gli è andata poi così male. Il patrimonio familiare è salvo, i figli sono ben sistemati, lui è ancora vivo e ha evitato di finire “ar gabbio”. Gli è andata di lusso, visto chi aveva di fronte. Molto meglio del suo vecchio socio Dell’Utri, accusato di associazione mafiosa e costretto alla latitanza in Libano.

Dicono che il nostro sia adattissimo a intrattenere gli anziani, ossia i suoi coetanei. Quelli che popolano tristemente gli ospizi – come la celebre Baggina di Milano, che fu di Mario Chiesa – quelli meno fortunati di lui. Sa raccontare barzellette, presentare e cantare. Si è persino esibito al Bagaglino. Potrà rispolverare queste sue doti naturali, lasciando prudentemente in ombra le altre. Là c’è poco da vendere, da intrallazzare, da convincere. Agli anziani servono sorrisi, animazione, momenti felici, non illusioni mediatico-politiche.

Facciamo i migliori auguri al neo-vecchio, affidato ai servizi sociali. Che possa integrarsi negli ambienti degli anziani, dei pensionati, degli ospiti delle case di riposo, ed emergere anche lì, grazie alle straordinarie doti umane, alla sua simpatia e alla sua inusitata vitalità. Forza, nonno Silvio!