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Euro, "europeità", il dominio di mercato e finanza

di Diego Fusaro - Mariangela Cirrincione - 01/05/2014

Fonte: L'Antidiplomatico

Euro,
 

"La sovranità esiste oggi solo come strapotere di un'economia spoliticizzata".




Le elezioni europee sono vicine, «lo scenario è pessimo. Non c'è un movimento unitario per la sovranità e contro l'euro, i movimenti che cavalcano l'ondata lo fanno strumentalmente perché sanno che prenderanno una valanga di voti. La sinistra è del tutto fuori gioco, si trova ancora ad un fase “tolemaica”, avrebbe detto Gramsci, non avendo capito nulla della situazione in cui versa il Paese e continuando ad essere euro favorevole», questa la lettura di Diego Fusaro dello scenario politico italiano verso le elezioni europee. Domani è anche la festa dei lavoratori, e vien da ricordare un motivo, forse mai realmente pronunciato, ma significativo.

«Con l'euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più». Verità o costruzione, facilmente riusciamo a immaginare Romano Prodi pronunciare la nenia, mentre da gentil Caronte conduceva l'Italietta fragile nell'Europa forte per definizione, mentre gli italiani venivano privati della moneta, senza un referendum che avesse verificato la loro volontà. La nenia era ingannevole, il problema ampio. «La sovranità oggi esiste solo – dice Fusaro – come sovranità del mercato e della finanza, cioè come assoluto dominio di una economia spoliticizzata».
 
I disillusi son ora desti. L'Europa, complice forse il contributo della letteratura politico-economica dedicata, potrebbe essere un grande bluff. L'ondata antieuro è cavalcata sì da una buona parte dei partiti, quelli particolarmente abili ad “imbracciare” il malcontento e farne presto “così ragionato da sempre” programma elettorale, ma gode di diffuso sostegno nell'assortito mondo intellettuale e accademico. Eppure, giacché mai altra epoca è stata così satura di “ismi”, i detrattori della moneta si son già guadagnati l'accusa di  “populismo”. C'è chi però non ci sta, perché «quella del “populismo” – tuona Diego Fusaro – è la categoria forgiata dagli intellettuali organici al capitale per screditare chi è contro il sistema di potere che gli stessi alimentano».
 
I fronti pro e contro risultano di giorno in giorno sempre più bilanciati. Accanto alle numerose manifestazioni antieuro fioccano da qualche tempo conferenze, movimenti, associazioni “sì-euro”, “entusiasmo e fratellanza per rilanciare l'Europa”, pronti a combattere la scelleratezza di chi vorrebbe un'Italia senza Maastricht e seguenti, un'Italia senza l'euro, senza “cappi”. 
 
Il 15 settembre del 2010 a Bruxelles nasceva il Gruppo Spinelli, movimento di politici e intellettuali insoddisfatti del processo di integrazione europea e della tendenza al rafforzamento del ruolo degli stati membri a scapito del ruolo delle istituzioni europee. Il gruppo è ispirato al Club del coccodrillo (dal nome del ristorante di Strasburgo dove tutto ebbe inizio) fondato da Altiero Spinelli nel 1980, e annovera tra gli scontenti il belga candidato alla presidenza della Commissione Europea per l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali Guy Verhofstadt, il tedesco Daniel Cohn-Bendit, il francese Jacques Delors, l'irlandese Pat Cox, il premio Nobel per l'economia Amartya Sen. Tra gli aderenti non appagati di casa nostra Mario Monti e Tommaso Padoa-Schioppa.
 
L'Europa “realizzata” – che si osservi da sostenitori o da detrattori – non è quindi l'Europa “disegnata”, pensata all'indomani delle Guerre. Non è l'Europa degli antifascisti di Ventotene, tra cui appunto Spinelli. Quest'ultimo, con Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, fu negli anni '40, al confino a Ventotene, autore del manifesto titolato “Per un'Europa libera e unita”, poi passato alla storia con il nome dell'isola. Moneta unica europea, politica estera unica europea, un esercito unico europeo, federalismo tra i punti chiave. In esso si sottolineava inoltre come agli inizi del 1900 si sarebbero affermati l'uguale diritto a tutte le nazioni di organizzarsi in Stati indipendenti, l'uguale diritto per i cittadini alla formazione della volontà dello Stato, contro il “dogmatismo autoritario” ancora si sarebbe affermato il valore permanente dello spirito critico. «La civiltà moderna – scrivono nel manifesto –  ha posto come proprio fondamento il principio della libertà, secondo il quale l'uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita».
 
Poco o nulla secondo Fusaro vi è in questa Europa dello spirito di Ventotene, essa «è solo un nobile nome per nascondere una dittatura finanziaria ed eurocratica. L'Europa è un “Tempio Vuoto”, per citare il libro di Federico Nicolaci, che bene ne descrive la condizione». 
 
Una visione insana dell'uguaglianza tra i popoli, diventata “omogeneizzazione” dei costumi, delle leggi, delle classi e dei sessi, e voluta dal sistema capitalistico così facilitato ad imporre potere e consumi, secondo l'impertinente Ida Magli, non lascerebbe più «alcuno spazio vuoto nella vita fisica, sociale, psicologica, sessuale, affettiva, politica, religiosa, artistica». «L'Europa è una perversa reductio ad unum – conferma Fusaro – in cui dietro l'unità si nasconde la volontà impositiva di neutralizzare la pluralità. È questa un'Europa coerente con il progetto della globalizzazione perché neutralizza le culture, le tradizioni, il “diritto alla differenza”, imponendo l'unica lingua che è l'inglese della finanza, l'unico modo di pensare e di produrre del capitale finanziario, l'unico modo di strutturare le tradizioni».
 
Se avesse ragione l'irriverente antropologa, in Europa sarebbe in atto un vero e proprio “addomesticamento delle scienze umane” che ha avuto come diretta conseguenza il sorgere dell'«abitudine a non vedere le differenze, dell'atonia intellettuale più completa» da cui si farebbe scaturire un'idea utopica d'Europa come panacea di tutti i mali, balsamo per le economie distrutte, futuro dei malaticci Stati nazionali, e la creazione ad arte dell'”europeità”.
 
«Il popolo europeo – evidenzia Fusaro  – esiste come pluralità dei costumi e degli stili di vita delle singole tradizioni europee, esiste come pluralità o ancor meglio esiste, per dirla con Cacciari, come “arcipelago”. Per questo oggi l'Europa realizzata è altra cosa rispetto alla tradizione europea».
 
Il disegno europeo perseguiva gli ideali della pace e della cooperazione, gli stessi identificati ne La pace perpetua, opera in cui Kant riconoscendo nella guerra lo stato naturale per gli uomini, argomenta perché invece sia da preferire e costruire la pace. «Ciò che spaventa nell'opera di Kant – confuta però la Magli nel libro “La dittatura europea” – è l'abdicazione […] al principio scientifico del “dubbio” che è preposto ad ogni forma di conoscenza» e da cui deriverebbe quel concetto di “sacralità della democrazia” che avrebbe portato «alle spaventose certezze del comunismo sovietico, uno dei migliori esempi di “dittatura democratica”, ma anche a forme di sacralizzazione del potere dei banchieri nell'Ue e a processi di involuzione parlamentare in quasi tutti i Paesi a governo democratico».
 
Siffatti governi democratici fanno i conti oggi con Meccanismo europeo di stabilità e Fiscal Compact.«Ezra Pound diceva che il sistema moderno usa il debito per imporre la schiavitù – argomenta Fusaro – che è il modo in cui si rispecchia, avrebbe detto Lukács, la violenza che oggi è l'economia moderna: non c'è più il carrarmato ma c'è lo spread, non ci sono più i cannoni ma c'è il debito pubblico, non c'è più il reticolo del lager ma c'è il Fiscal Compact che produce asimmetrie economiche che un tempo erano prodotte dai rapporti di forza politici».
 
Invero, se la provocazione del paragone tra elementi del sistema economico europeo ed il nazismo fa sussultare, la “spoliticizzazione dell'economia” teorizzata da Fusaro è manifesta. Basti pensare al susseguirsi dei governi tecnici, ritenuti salvifici nella potenziale capacità di ristabilire un ordine, risultando le forze politiche incapaci di “governare” i processi economici. È il sistema economico a “governare” la politica, in barba al principio di rappresentanza, alla sovranità, al diritto dei popoli all'autodeterminazione. «La maggior parte degli italiani non vuole l'Europa, non vuole l'euro - rincara Fusaro, che domani a Torino parteciperà al corteo "Euro No Grazie!" – e, benché provenga da una tradizione culturalmente lontanissima dalla mia, Marine Le Pen sulla questione dell'euro (solo su questa, probabilmente!) ha ragione».
 
La Le Pen non corre più per la presidenza della Commissione, non essendo garantita – sostiene – l'elezione di chi vince la competizione, o per non legittimare un'istituzione fortemente contestata dai partiti dell'estrema destra, secondo i maliziosi. Ciò che è certo è che non è più l'unica a invitare – usando le parole di Wikipedia – «a sospendere con urgenza l'area Schengen ed a riflettere seriamente sulla possibile fine dell’Unione Europea», ma questa, e ancor più per l'occhio politicamente corretto, è follia. O no?