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Le sanzioni alla Russia: un boomerang per l’Europa e gli Stati Uniti

di Filippo Bovo - 04/05/2014

Fonte: Stato e Potenza

 

1471103Sono ormai 48 le personalità russe appartenenti al mondo politico e degli affari nei confronti delle quali l’Unione Europea, su impulso di Washington, ha votato sanzioni ad personam consistenti nel divieto d’ingresso all’interno dell’Unione e nel congelamento dei beni. Grossomodo tutte le potenze del G7, a conferma di quanto questi sia solo un club a guida atlantista e niente più, si sono uniformate a quest’andazzo stabilendo sanzioni contro la Russia.
Putin, a Minsk per una riunione del Consiglio supremo economico eurosiatico, ha commentato la nuova ondata di sanzioni europee con ovvia e meritata noncuranza, affermando che non saranno necessarie contromisure o controsanzioni che siano. Ed effettivamente, in questo momento, il vertice politico russo ha cose ben più concrete ed importanti a cui pensare, a cominciare dallo sviluppo dell’Unione Euroasiatica che procede sempre più speditamente, e che vedrà la firma del Trattato tra i partner che l’andranno a comporre il prossimo 29 maggio.
Si tratta anche d’un forte segnale diretto alle cancellerie occidentali, che si potrebbe riassumere in questo modo: “la Russia è tutt’altro che isolata, ergo la vostra tattica mirata ad isolarla è fallita penosamente; anzi, in questo momento essa è più forte che mai perchè sta ricostituendo una forte Unione nello spazio ex sovietico e gode del sostegno d’importanti partners come la Cina, l’India e tutti i BRICS coi relativi e numerosi alleati”.
Anzi, l’ambasciatore cinese a Mosca, Lee Hui, ha subito ribadito: “Ci opponiamo alle sanzioni unilaterali contro la Russia, che non aiutano a risolvere i problemi”. La Cina in questo periodo sta conoscendo una crescente tensione con gli Stati Uniti, che col viaggio d’Obama in Asia hanno manifestato chiaramente la loro intenzione di rispolverare e rilanciare in grande stile la loro tradizionale catena di Stati satelliti intorno a Pechino. Il consolidarsi d’un asse tra Pechino e Mosca è la risposta a queste minacce, e suscita gravi preoccupazioni presso gli ambienti politici e militari statunitensi. Pechino che, vale la pena sottolinearlo, proprio oggi è ufficialmente diventata la prima economia del mondo.
La guerra, ormai, è soprattutto economica e finanziaria, come dimostrato anche dall’agenzia di rating S&P che ha effettuato il downgrade dei titoli russi a BB-, a dispetto del suo bassissimo debito pubblico e del suo ruolo di primo esportatore mondiale di materie prime. Anche questo dispettuccio va inserito nel medesimo contesto in cui spiccano le sanzioni, ed è talmente ridicolo da commentarsi da solo.
In ogni caso, a rimetterci soprattutto dalle sanzioni, sono proprio i paesi europei, in particolare quelli maggiormente attivi in Russia come l’Italia e la Germania. Vengono messi in discussione tanti nuovi contratti ancora in ballo e si provoca un po’ di mal di mare anche ai managers europei al lavoro su quelli già stipulati. La Russia è il paese in cui le imprese europee, italiane in testa, vanno a caccia di joint ventures, come già ebbi modo di specificare in un editoriale dall’eloquente titolo “Sanzioni alla Russia: continuiamo a farci del male”.1 Insomma, gli Stati Uniti hanno costretto l’Europa a lanciare un boomerang, ben sapendo che sarebbe ritornato indietro.
E gli americani? Insieme ai canadesi, pure loro si beccano un bel boomerang in piena fronte. Il Canada rinuncerà al lancio d’un satellite che proprio i russi avrebbero dovuto mandare in orbita, mentre per quanto riguarda Washington il vicepremier russo Dimitri Rogozin ha detto: “Dopo aver visto le sanzioni degli Stati Uniti contro la nostra industria spaziale, suggerisco ai nostri amici americani di continuare a mandare i loro astronauti sulla ISS usando un trampolino”.
Queste sanzioni sono, in ultima analisi, una grande dimostrazione d’impotenza da parte degli Stati Uniti e della loro claque europea. Hanno le armi spuntate, e il boomerang è tornato indietro.