Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Contro l'Europa

Contro l'Europa

di Mario Porrini - 18/05/2014

Fonte: centroitalicum



Si torna alle urne per le elezioni politiche europee e mai come questa volta il voto avrà una grandissima importanza. La situazione economica è drammatica e, malgrado le assicurazioni di politici ed economisti, non sembra assolutamente alle viste una sia pur timida ripresa. La cura, imposta da Bruxelles e dalla Banca Centrale Europea ai paesi più deboli, per ridurre l’indebitamento statale, richiama alla mente il detto di Keynes : “l’intervento è riuscito ma il paziente è morto”. Non a tutti è chiaro che, per rientrare nei parametri di Maastricht, il cosiddetto “Fiscal Compact” prevede tagli di spesa per 50 miliardi all’anno, per i prossimi venti anni. Alla luce di ciò, non sembrano che ci possano essere i presupposti perché l’economia possa ripartire come tutti ci auguriamo. Gli italiani, i greci, i portoghesi si trovano nella condizione di dover sottostare ai voleri di un gruppo di banchieri e burocrati che dettano le direttive ai governi nazionali, senza curarsi delle esigenze e delle conseguenze sociali. In Italia, gli ultimi tre presidenti del consiglio – Monti, Letta e Renzi – sono entrati a Palazzo Chigi senza aver avuto l’investitura popolare ma semplicemente grazie alla nomina – su pressione di misteriose lobbies finanziarie internazionali  -  di un personaggio, il Presidente della Repubblica Napolitano, che, a sua volta, non è stato eletto dal popolo ma da un gruppo di parlamentari. Alla faccia della tanto decantata democrazia!                                                                                                               I governi italiani sono concepiti e ricevono l’investitura a Bruxelles, a Berlino, a Parigi e devono seguire le direttive di questi centri di potere extra-nazionali, tanto che tra i primi atti di ogni nuovo presidente del consiglio, subito dopo il giuramento di rito, vi è quello di andare a rendere omaggio a Barroso, Merkel, Hollande, per tornare, poi, soddisfatti ed elettrizzati come bambini, soltanto per aver ricevuto delle generiche parole di apprezzamento ed incoraggiamento. L’Europa così com’è strutturata si rivela una mera unione bancaria e finanziaria mentre dovrebbe essere una comunità con obiettivi e politiche comuni, tenendo comunque presenti le tradizioni millenarie che contraddistinguono i diversi popoli del Vecchio Continente. La politica dovrebbe governare l’economia, non esserne schiava; le istituzioni europee non pensano alla crisi in maniera solidale ma secondo le regole della ragioneria contabile.                            Purtroppo l’Europa è nata male e non soltanto per sue colpe. Nel dopoguerra gli Stati Uniti si sono opposti a qualsiasi progetto di unione europea che non fosse di tipo economico. Il tentativo franco-tedesco di creare un nucleo di esercito in comune è stato ostacolato in tutti i modi da Washington che fece naufragare il progetto.                                                                                                               Questa struttura basata sull’economia e su rapporti di forza, favorisce naturalmente le nazioni più potenti che sfruttano al meglio questa loro posizione dominante. La Germania, in primis, riesce ad imporre le sue volontà ed il rigore voluto dalla Cancelliera Merkel, appoggiata, guarda caso, in questa sua politica nazionalistica, anche dal Partito Socialdemocratico, porta enormi vantaggi a Berlino. L’industria tedesca importa, con moneta forte, materie prime ed esporta prodotti di qualità che tutti vogliono, a prescindere dal prezzo alto. Per l’Italia avviene il contrario, le nostre esportazioni risentono della forza dell’euro per cui abbiamo difficoltà nel vendere i nostri prodotti all’estero. La debolezza della nostra economia, consente ai tedeschi, inoltre, di eliminare concorrenti pericolosi o, addirittura, acquisire aziende a prezzi di svendita.                                                   Possiamo affermare comunque, senza mezzi termini, che l’Unione europea si basa su di un sistema totalitario, assolutamente antidemocratico, governato da una burocrazia finanziaria, che nessuno può controllare. L’indipendenza della Banca Centrale Europea è sanzionata per legge e nessuna autorità, statale o sovranazionale, può intervenire per far modificare la sua politica monetaria. E’ giunto il momento di ribellarci a questa situazione andando a votare, alle prossime elezioni, per quei movimenti o partiti che combattono l’Unione europea, la sua politica monetaria, la stessa concezione capitalistica che sembra sulla via di implodere in una crisi che appare irreversibile. I partiti tradizionali non si sono mai occupati molto d’Europa e le elezioni per il Parlamento Europeo, sono sempre state considerate come uno strumento per rimodellare i rapporti di forze all’interno del panorama nazionale. Gli stessi antieuropeisti di estrazione neo-fascista, che a parole si sono sempre opposti a questa Europa delle banche e della finanza, al momento del dunque, hanno sempre votato a favore di qualsiasi provvedimento. E’ il momento di recarsi alle urne e far votare anche chi, disgustato dalla politica, si è ritirato nell’isolamento e nell’astensionismo. Votare per chiunque si opponga a questa Europa ed all’Euro per dare un segnale forte in Italia ed in Europa contro il Partito Democratico ed il Presidente Napolitano, garanti presso la Banca Centrale Europea, della fedeltà italiana. Questo voto, potrebbe essere uno degli ultimi voti in grado di cambiare qualcosa. Non lasciamo sfuggirci questa occasione!