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Russofobia in Eurovisione

di Eloy Pardo - 18/05/2014

Fonte: controinformazione



Dal transessuale Conchita Wurst  all’ex giornalista della RT  Liz Wahl, passando per gli estremisti del Maidan, la russofobia si sta rivelando come una moda ampiamente accettata in Europa e negli Stati Uniti. Si cerca non solo di danneggiare il paese euroasiatico ma anche di stabilire una barriera contro natura tra le due entità amministrative EU e Russia che formano parte, ontologica, culturale e geografica della stessa unità continentale. In quella unità  consisteva il sogno politico di costruire, tra Vladivostok e Algarve ,una grande federazione euroasiatica, che potesse  superare la crisi economica e finanziaria in cui si è ficcata l’Unione Europea.   Oppure al pensiero della Quarta Teoria Politica (4T),  immaginato da Alexander Dugin, una delle maggiori riflessioni della filosofia contemporanea.

Tuttavia le opinioni della Russia attuale –una grande miscuglio ideologico che si spiegherebbe nella 4T- non si sposano con quelle  del club dei globalizzatori che non accetta la possibilità che sorgano alternative serie nè soluzioni immaginate e classiche per uscire dall’impasse attuale.

 

Si preferisce, invece di di ascoltare le proposte interessanti che sorgono dal paese slavo, parlare per affermare che “la Russia non è Europa”, per il fatto che viola i diritti umani e non rispetta una comunità internazionale concentrata nel potenziare quello che tutti vedono ogni giorno sui media: l’idiozia di massa.  Ed è per quello che la russofobia conta con tanto appoggio dai media : perché riunisce lo show business ed estremisti politici dei vari poli, preparati per un discorso tanto vuoto quanto influente attraverso la sua insistenza.

Liz Whal

Sopraesposizione mediatica. Per fare un  servizio alla verità, la maggiorparte delle espressioni russofobe non obbediscono a critiche fondamentali ma a sentimenti atavici di incomprensione sostenuti in un programma ideologico reso attuale. Pertanto era prevedibile che, alla cantante che ha vinto l’ultima gara di Eurovisione, dovesse esserci  una salita del tono: la sostengono gli interessi delle lobby LGBT.  Si poteva però non aspettarsi l’attuazione della presentatrice, Liz Wahl, collegata con la versione in inglese di Russia Today che ha manifestato la sua profonda inquietudine rispetto al referendum per l’annessione della Crimea, quando il suo ruolo, in quel momento, non era quello di manifestare opinioni, né essere protagonista della notizia, ma piuttosto spiegare cosa stava accedendo.
La Wahl è nata nella base navale della baia di Subic, nelle Filippine. Si suppone quindi uno stretto collegamento speciale con il dominio internazionale che esercitano gli Stati Uniti. Non è di troppo osservare che Subic sia servita per il controllo del Pacifico, come base avanzata versdo il Giappone, Corea e Vietnam, ed anche per avere influenza dal 1898 sulle Filippine.  Se la Wurst è sostenuta  dal a menzionata lobby, a la Wahl la protegge un sentimento di unipolarità che non conosce il rispetto per le nazioni estranee.

Ci sono annessioni universalmente accusate come cattive, come nel caso della Crimea, ma ci sono anche interventi che ricevono una benedizione generale. Come la impostano adesso dal punto di vista di Kiev?
Nei media questo si presenta attraverso il sistema di un  indissimulato finanziamento delle opinioni che cercano di influenzare l’opinione pubblica, incluso quella dei paesi contro i quali si nasconde un rancore, che sia  per motivi personali reali o supposti.

Tutto questo avviene in un contesto di lotta permanente per giustificare interventi umanitari, imporre modelli compreso quello di critica: ricordiamo la simpatia con cui si commentarono le spettacolari avances dei combattenti anti Gheddafi, nel 2011, da parte di ampli settori, alcuni anche presumibilmente contrari all’egemonia e situati molto a sinistra. Hanno contribuito ad effettuare comparazioni ingiuste che hanno circondato le rivolte di una aureola romantica. A sua volta si è alimentata la fobia antiaraba per rovesciare il tiranno impopolare, che fu obiettivo di una visione profondamente deformata della realtà:  la conseguenza non ha potuto essere che quella del barbaro assassinio del leade r libico e che nessuno, nepure il TPI, sta cercando di chiarire.

Fonte: RTActualidad