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Dalle ceneri delle elezioni può rinascere una nuova Italia

di Massimiliano Greco - 27/05/2014

Fonte: Stato e Potenza


renzi_parlamentariNon capiamo l’agitazione post elettorale, specie di quelli che hanno deciso di NON votare. Se uno compie questa scelta, significa che:

A) Non crede nelle elezioni (in generale)
B) Non ritiene importanti quelle singole elezioni (quelle europee)
C) Pensa non vi siano sul campo alternative concrete, per cui non ha alcuna importanza chi si vota, se non nell’ottica del male minore, dell’accontentarsi, del votare tizio per bloccare caio.
D) Ritiene di dare, astenendosi, un segnale di forte dissenso, di rabbia, di rifiuto e di delegittimare le istituzioni.
E) Due o più delle risposte precedenti

Ergo, chi NON è andato a votare è di fatto entrato in quello che, da ieri anche in Italia, è il primo partito: quello dell’astensione. Un italiano su due NON è andato a votare, perché tali elezioni non gli appartengono perché non c’erano valide alternative, o semplicemente vi era una generale sfiducia nella politica, non esorcizzabile né con i richiami civici, né con gli spauracchi (l’antipolitica, il neonazismo, il comunismo, gli alieni…) e neppure acquistabile con gli 80 euro renziani.
Mica male, per un Paese che fa della politica la continuazione del calcio con altri mezzi, e che vede sempre un numero di votanti nettamente superiore a quello degli altri Paesi!
Se poi l’affermazione del PD – normale: a sinistra vivono le elezioni come un cristiano medievale viveva la messa natalizia – vi infastidiva, potevate, in effetti, andare a votare.
Votare, votare, votare. Votare sì, forse, ma per chi?
Movimento 5 Stelle, vale a dire coloro che hanno il compito di immettere l’opposizione sui binari morti della politica da bar sport, oppure la Lega, il classico male minore?
Ma vale la pena accontentarsi? Finché si sceglierà il male minore, non avremo mai il bene, anche solo minore.
Queste elezioni, il cui esito era non solo scontato, ma anche ininfluente (il parlamento europeo conta meno del due di briscola), possono rappresentare il punto di svolta, per coloro che siano disposti a:

1) abbandonare le ideologie putrefatte, specialmente quelle “anti”
2) abbandonare la concezione della politica quale guerra tribale/tifo da stadio
3) unirsi a un movimento nuovo, socialista, patriottico, internazionalista ma non cosmopolita, che guardi a est e non a ovest
4) sfidare gli insulti, “i tintinnar di sciabole” e fare tutto il necessario per uscire dalla UE e, in seguito, dalla NATO

Questo momento di crisi suprema, può diventare l’alba di un nuovo giorno, a patto che un buon numero di persone si sia stancato di dormire e recarsi alle urne come tanti zombi. Altrimenti, finché si cercherà di risolvere la questione, votando questo o quel partitino, consapevoli degli enormi limiti  a esso intrinseci, non cambierà ai nulla. L’Italia è un Paese che si divide equamente in: reazionari, conservatori e… altro. Quando questo altro si stancherà di inseguire piddini e grillini sul loro stesso terreno, vale a dire quello del tifo elettorale e del voto calcistico, se ne riparlerà.
Ma poi davvero pensate che, nel caso impossibile di una vittoria della Lega, o in quello improbabile dei Cinque Stelle, Salvini o Grillo sarebbero andati a sbattere i pugni sul tavolo di Obama, della Merkel, della Lagarde? E su quali basi, visto che la gran parte dei grillini non sono altro che elettori delusi di sinistra, mentre la Lega incanalava semplicemente la protesta? Ve li immaginate la gran parte degli italiani a tener duro di fronte al ringhiare di Obama e sodali? Perché nessuno si può e si deve illudere che l’Italia possa uscire dalla crisi restando nella UE o possa riacquistare la propria sovranità, sotto l’ombrello NATO. E davvero si pensa di poter lasciare quelle entità oscure, senza lottare? E gli italiani sono disposti a farlo? E un elettorato composto da protestatari senza idee, potrebbe mai resistere? O si scioglierebbe come neve al primo sole primaverile?

Vi lasciamo con questa citazione:
“Basta con le manie della finanza padrona e della Germania che controlla i nostri destini. Il vero nemico internazionale si colloca negli Usa di Obama e nei suoi scherani in Italia: il gregge di pecore costituente il “blocco reazionario” dei vecchi ottusi piciisti e del liquame renziano. La Merkel è in perdita di velocità. I tedeschi scontano ancora l’ubriacatura ultranazionalistica (per di più razzistica) legata alla sconfitta. La digeriranno e pure lì si produrranno fenomeni alla Front National, che sono l’inizio di nuovi mutamenti. Per eventi storici, totalmente distorti dai servi europei (con il loro ignobile ceto intellettuale post-sessantottardo) al seguito dei vincitori statunitensi, si è dagli ’70 messo in moto quel processo per cui si è continuato a parlare di “sinistra”, di “antifascismo”, di “progressismo”, indicando con tali termini i prodotti di scarto di una terribile involuzione culturale e di una totale assenza di dignità e indipendenza. Da qui la “reazione” odierna dell’organismo, che comincia a produrre i suoi “anticorpi” (in forte ritardo in questo nostro “pauvre pays”). E’ indispensabile la totale revisione delle falsità storiche nell’interpretazione del XX secolo, falsità dilagate soprattutto dagli anni ’70 (e specie in Italia). E certamente bisogna cominciare a ricollegare tutte le nascenti forze che, magari ancora confusamente, si scontrano decisamente con i falsificatori e i degradanti. Basta con le etichette. Addosso a quella che ancora si osa chiamare “sinistra”, una delle peggiori infezioni mai prodottesi in questa nostra area di antica civiltà, contro cui avrà utilità solo il “fuoco purificatore”. Chiunque sia contro questa infezione si unisca, senza più badare a vecchie fobie. Ma le devono abbandonare tutti, sia chiaro. Pulizia mentale in noi, intanto! (1)”

 
 
1. Gianfranco La Grassa, su Facebook