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Europee 2014: gli italiani preferiscono il partito delle Banche

di Valerio Lo Monaco - 27/05/2014

Fonte: Il Ribelle

Se l’Italia è l’unico Paese europeo al di là della Germania dove le forze euroscettiche non sono riuscite a ottenere dei risultati incoraggianti il motivo è uno solo: in Italia, le istanze contrarie a questa Europa che ci ha messo in ginocchio, sono affidate a forze ed esponenti politici incapaci.

Incapaci nel senso più politico del termine. Non si tratta solo di incapacità nella comunicazione, e non si può ovviamente additare alla sola complicità dell’informazione con i poteri forti nel nostro Paese, pur evidente, la motivazione principale di non essere riusciti a far capire, o almeno percepire, all’opinione pubblica, la necessità, sopratutto a livello europeo, di scegliere dei partiti che potessero almeno tentare di cambiare le carte in tavola. Il punto è che un partito politico vero, cioè preparato e attendibile, sulle posizioni contrarie a questa Europa e all’Euro, in Italia non c’è.

Ben oltre l’exploit di Marine Le Pen in Francia e quello degli anti-Ue in Gran Bretagna, infatti, anche negli altri Paesi europei come Spagna e Grecia si sono imposte, e con numeri finalmente interessanti, forze politiche di chiara matrice euroscettica: il numero dei seggi per esponenti contrari alla situazione attuale è triplicato. E persino in Germania, dove ve ne sarebbe apparentemente minore motivo, è riuscito a ottenere un discreto risultato il partito contrario all’Europa delle Banche. Solo da noi ha aumentato i consensi il partito guidato da uno dei personaggi politici più insulsi e vacui degli ultimi decenni. Un partito, il Pd, ormai espressione diretta delle politiche eterodirette dall'Europa finanziaria e usuraia. Da noi, come solo in Germania, appunto, ha vinto un partito già al governo: come se stesse governando bene, come se le cose stessero andando per il verso giusto. Come dire: agli italiani la situazione va bene e premiano perciò anche in Europa chi li sta già guidando a casa propria. Oppure pensano che veramente il Pd possa invertire la rotta attuale del declino inesorabile. 

Il “Renzie’s Show” (copyright Crozza) ha avuto successo sia per l’atavica inclinazione degli italiani nel cadere trappola di illusioni di vario tipo sia per l’assoluta inadeguatezza delle forze politiche a esso teoricamente contrarie. Ma se per Berlusconi era chiaramente difficile ottenere numeri di un certo rispetto, e se per la Lega era addirittura impossibile anche solo sperarlo, il vero perdente assoluto nella dinamica interna è ovviamente il MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo.

Si dirà (e lo diranno a più non posso, vedrete): è possibile considerare perdente un partito che ottiene oltre il 20% dei voti di chi si è recato alle urne?

La risposta è semplice, logica: sì, un partito che si crede e veicola come “rivoluzionario”, come appunto quello di Grillo, in una occasione storica favorevole come questa, per via del sentire comune sull’Europa nel nostro Paese e in tutto il vecchio continente, avrebbe dovuto sfondare. E invece viene ridimensionato rispetto alle elezioni Politiche precedenti e addirittura doppiato dal Partito Democratico: è la fotografia di una sconfitta totale.

Ancora di più per il motivo, squisitamente elettorale, che era proprio all’interno del Pd che Grillo puntava a rastrellare voti per la sua causa. Il rifiuto alla Le Pen di qualche mese addietro, che gli aveva teso la mano nella crociata continentale euroscettica, andava letto esattamente in questa ottica: Grillo non poté aderire al richiamo della leader del Front National proprio perché puntava a prendere voti dalla pancia del Pd. La “manovra” ha avuto effetti del tutto irrilevanti, con una duplice aggravante, anzi triplice.

In primo luogo non si è riusciti nell’intento e si ha anzi perso dieci punti percentuali rispetto alle elezioni Politiche precedenti del febbraio 2013. In secondo luogo si è ottenuto di rafforzare ancora di più il partito che ci porterà al collasso economico seguendo i diktat dell’Europa (ce ne accorgeremo a brevissimo). E in terzo luogo, cosa forse ancora più importante soprattutto in chiave di medio e lungo termine, si è perduta (speriamo solo temporaneamente) la possibilità di veder nascere e andare avanti un Partito Politico - del quale non c’è traccia, beninteso - che veramente potesse (e possa) riuscire a impostare un discorso serio in merito all’Europa, all’Euro, e al rapporto dell’Italia con essi.

Non si tratta di dare addosso a Grillo in questa fase dove pure è semplicissimo, come peraltro faranno quasi tutti. Le nostre posizioni in merito sono note da anni e anni ormai: la critica che facciamo e che abbiamo sempre fatto relativamente al MoVimento 5 Stelle è squisitamente analitica e politica. E sul solco di quella critica costruttiva, almeno così l’abbiamo sempre intesa (si prega nel caso di leggere cosa abbiamo scritto in tal senso in ogni circostanza, su questo giornale) si situa l’amara considerazione del momento. 

Soprattutto a livello europeo, e dunque prettamente strategico su temi fondanti di politica internazionale e di macroeconomia, cioè, sinteticamente, di Europa e moneta sovrana, il MoVimento 5 Stelle non ha lo straccio di una analisi degna di tale nome, e dunque figuriamoci la possibilità di concepire un programma politico da cercare di veicolare. Se a questo aggiungiamo il tiro al bersaglio fatto da stampa e televisioni del nostro Paese, il risultato non poteva che essere quello che è stato. 

Tra gli sterili, e per molti, "preoccupanti", proclami di Grillo e le illusioni di Renzi, gli italiani, al solito, hanno preferito lasciarsi prendere ancora in giro dalla politica tradizionale. Come se la storia non avesse insegnato nulla. 

La corsa alle elezioni Politiche, in Italia, adesso non ha più senso: il Partito Democratico non ha motivo di andare alle urne. Il 40% e oltre ottenuto a queste europee è un risultato che non si era quasi mai verificato dal dopoguerra in poi. Il Pd ora ha praticamente mano libera. Renzi ha mano libera (sia internamente sia in Parlamento). E la userà per le manovre draconiane che serviranno per rispettare il Mes e il Fiscal Compact che incombono. Altro che 80 euro al mese. Incamerato il voto europeo, adesso verrà la volta della vera faccia dell'era Renzi. Gli altri partiti della vecchia politica sono fortemente malandati e non ci pensano un solo istante a minacciare nuove elezioni. Non lo faranno prima di aver avuto il tempo di stringere nuove alleanze di antica memoria in grado di garantirgli, ancora una volta, e sempre allo stesso modo, di mettere insieme un blocco con qualche speranza di percentuali rilevanti.

L’onda di Grillo è drasticamente ridimensionata, come se la speranza e l’indignazione che a febbraio 2013 gli aveva conferito quasi un terzo dei voti si fosse trasformata nella constatazione che nel MoVimento 5 Stelle manca soprattutto la Politica (questa volta con la P maiuscola) e anche - chi è addetto ai lavori lo sa - dei professionisti della comunicazione che possano portarla avanti davanti alle telecamere, dietro ai microfoni e attraverso le tastiere. Non basta, non può bastare la "buona volontà" e la "faccia pulita" dei grillini, politici o informatori che siano, per sopperire alla mancanza di professionalità nell'uno e nell'altro ambito.

Al MoVimento di Grillo servono analisti e giornalisti (sì, professionisti della comunicazione) e un pensiero Politico (sì, ancora una volta con la P maiuscola) da comunicare alla gente. E un veicolo (o più veicoli) degni e professionali per portarlo avanti. Non basta più - non sono mai bastati e non potevano bastare - persone semplicemente motivate e blogger in pigiama. Serve un progetto politico e chi possa veicolarlo alle persone in modo chiaro ed efficace. Alle arringhe e agli attacchi gli italiani preferiscono le illusioni. Almeno il 40% di chi è andato a votare.