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Heidegger, Pappé, la storia e l’oblio

di Gilad Atzmon - 15/07/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente


Perché non proseguiamo ed estendiamo le nostre indagini, per cercare di comprendere la struttura di potere che ha reso possibile, ad esempio, la dichiarazione Balfour? Dopo tutto, come possiamo pensare alla dichiarazione Balfour senza indagare anche sul potere della Lobby che l'ha resa possibile, una lobby già saldamente al suo posto nel 1917? Inoltre, qual era la natura della "questione ebraica" di cui si discuteva già molto in quel momento storico?

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Pochi giorni fa ho pubblicato un commento in merito all’intervento del dottor Ilan Pappé su BBC Hardtalk. Nel mio commento sostenevo che le difficoltà di Pappé nel sostenere il suo punto di vista non erano dovute alla violenza verbale del suo avversario, e neppure ad una improbabile mancanza di competenza o coraggio da parte del dottor Pappé, ma semplicemente perché Ilan Pappé, nel suo tentativo disperato di occultare la vergogna ebraica, è stato assolutamente incapace di pronunciare la parola che inizia con la E. In altre parole intendo dire che non è stato in grado di palesare un fatto assolutamente ovvio: la barbarie israeliana è, purtroppo, del tutto coerente con certe interpretazioni ancora diffuse della cultura, della religione e della memoria ebraica.

In un breve articolo pubblicato oggi su Dissident Voice, William James Martin ha affermato che io avrei accusato Pappé di ‘vigliaccheria’. Questo non corrisponde al vero. Al contrario, sono ben informato su tutto ciò che ha passato Pappé nel suo paese d’origine e lo considero un uomo molto coraggioso. Certo, non posso sapere esattamente cosa impedisce ad Ilan Pappé di esaminare l’ideologia che ha portato nei fatti all’espulsione dei palestinesi, ma mi è dato pensare ad alcuni possibili motivi: Pappé occupa una posizione in un’università britannica – basta questo a far pensare che sia costretto a limitare la propria libertà di espressione. E, naturalmente, può anche essere che Pappé sia davvero convinto che le azioni criminali commesse dallo stato ebraico non abbiano nulla a che fare con la cultura ebraica, la memoria ebraica, l’ideologia ebraica o addirittura l’ebraismo in sé.  Ma ecco qualcosa che William James Martin probabilmente non sa: Ho incontrato Ilan Pappé per due volte nella mia vita (entrambi gli incontri hanno confermato che Pappé è davvero una delle persone più belle all’interno del movimento di resistenza) e in uno di tali incontri ho discusso con lui su quest’argomento.

Otto anni fa il cineasta palestinese Dima Hamdan, che stava producendo un film sui dissidenti israeliani, mi fece incontrare con il regista israeliano Eyal Sivan e con Ilan Pappé per filmare un dibattito. Hamdan iniziò la discussione chiedendo a tutti e tre cosa ci differenziasse dalla sinistra israeliana. Sivan fu il primo a rispondere e disse, credo giustamente, che “la sinistra israeliana è disposta ad esaminare criticamente gli eventi del 1967, mentre noi guardiamo anche indietro al 1948, alla Nakba, alla pulizia etnica e così via.”  Pappé prontamente disse che questa era, in effetti, anche la sua posizione. Io, per tener fede alla mia reputazione di guastafeste, sfidai immediatamente sia Sivan, sia Pappé. Dissi di esser d’accordo sul fatto che il 1948 doveva esser visto con occhi critici, ma perché, chiesi, vogliamo fermarci lì? Perché non proseguiamo ed estendiamo le nostre indagini, per cercare di comprendere la struttura di potere che ha reso possibile, ad esempio, la dichiarazione Balfour? Dopo tutto, come possiamo pensare alla dichiarazione Balfour senza indagare anche sul potere della Lobby che l’ha resa possibile, una lobby già saldamente al suo posto nel 1917?  Inoltre, qual era la natura della “questione ebraica” di cui si discuteva già molto in quel momento storico? Come ha fatto ad emergere e perché l’emancipazione non ha funzionato come previsto? Qual è stato il ruolo della cultura e della memoria? Il “ritorno a casa” degli ebrei, poi ancora la Nakba, non potevano esser stati ispirati dalla stessa interpretazione della Bibbia come una chiamata al genocidio?