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Dove li metto?

di Lorenzo Parolin - 22/07/2014

Fonte: Arianna editrice

 

Scoperto il modo di arricchire, uno si trova ad avere dei soldi che gli crescono.   “Dove li metto?” si domanda.

È umano che uno pensi a mangiarseli e goderseli. Consumando appaga le sue passioni e crea pure nuovo lavoro. Ma a soddisfare le sue voglie finisce per fare del male a sé stesso, alla sua famiglia e al suo vicino. Esempi di gaudenti finiti male, di famiglie di libertini sfasciate, di spacconate che arrecano gravi danni a chi le fa, se ne vedono tutti i giorni.

È anche comprensibile che uno cerchi di metterli a riserva per i bisogni futuri. Ma quando incomincia ad avere più di una casa, di un terreno, di un capannone industriale e di poco altro, la gestione di quei beni gli ruba una grossa fetta del suo tempo e gli genera grattacapi.

Una parte di liquidi vorrà poi nasconderli in casa assieme a dell’oro e a dei diamanti. Pericolosissimo! I ladri potrebbero forzarla e rubarglieli; inoltre, il valore delle banconote possedute deperisce giorno dopo giorno a causa dell’inflazione.

Allora i suoi soldi uno li porterà in una banca, alla quale chiederà un interesse interessante. Ma tra commissioni di gestione, oscillazioni di borsa, tasse sugli utili e inflazione generale, deve rassegnarsi a perderne una parte importante.

Il discorso fatto finora parte da una visione previdenziale della vita e bada agli affari, ai guadagni e all’accumulo di tesori materiali. Esiste però anche una visione provvidenziale della vita, con alla base il dono gratuito, l’investimento in un figlio, in un progetto educativo a fondo perduto, in un’adozione a distanza … Sciocchezze! dirà il lettore, robe da preti!

Ma anche essendo dei maghi e riuscendo ad ammassare e a salvare dei grossi capitali, che senso ha accumularne tanti se alla fine della vita è certo che si perderà tutto? Nessuno si porta via niente. Non converrebbe confidare nella Divina Provvidenza e tentare di accumulare un tesoretto anche nell’aldilà, dove sembra che siamo diretti tutti? Se, in Natura, nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, una vita che finisce nel nulla sarebbe una grossa contraddizione. Perché allora non credere in una vita futura e, persi per persi, investire una parte dei propri soldi in carità e in opere sociali?

Guai a quelli che aggiungono casa a casa, e uniscono campo a campo, sino ad occupare ogni spazio e diventano i soli proprietari nel paese! … Case numerose saranno deserte, le grandi e belle saranno senza abitatore … (Isaia 5,8-9)

 

[rif. www.lorenzoparolin.it S3/110]