Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Gli USA non vogliono la verità sul boeing malese abbattuto in Ucraina

Gli USA non vogliono la verità sul boeing malese abbattuto in Ucraina

di Gianni Petrosillo - 22/07/2014

Fonte: Conflitti e strategie


 

donbass1L’abbattimento del volo di linea malese, nella regione di Donetsk, aveva un unico scopo, creare un diversivo per ribaltare le sorti di una guerra che Kiev stava perdendo. Il clamore che ne è seguito, con le accuse di mezzo mondo contro i russi, a rimorchio di quelle di Obama, senza prove e persino negando quelle fornite da Mosca, decisamente più realistiche delle illazioni ucraine e americane, ha il compito di demoralizzare e screditare i ribelli filo-russi.
Effettivamente, già all’indomani dell’ “incidente” i governativi hanno lanciato un attacco in grande stile su tutti i fronti, approfittando delle diatribe internazionali sul caso dell’aereo malese. Tuttavia, attaccare non significa avanzare ed, infatti, come riferiscono fonti delle milizie, la fanteria di Kiev, che ha provato a rompere la linea per entrare a Donetsk, è stata respinta con poche perdite. Restano i pesanti bombardamenti sulle città e sui villaggi, nelle vicinanze dei due grandi centri controllati dalla resistenza, Donetsk e Lugansk, ma questi sono atti criminali contro la popolazione civile che non indeboliscono i miliziani della Novorossjia. E’ dall’inizio della cosiddetta operazione antiterrorismo che Kiev si macchia di tali delitti, coperti dalla compiacenza di Usa ed Ue, ma non saranno questi cannoneggiamenti sulle zone residenziali a determinare le sorti della guerra. Guerra che è destinata a durare ancora a lungo perché i russi hanno deciso di logorare Poroshenko e soci fino all’arrivo dell’inverno. Del resto, le truppe ucraine versano in uno stato pessimo, essendo mal equipaggiate e poco motivate ad impegnarsi in un conflitto dal quale non ottengono nemmeno il pane per le loro famiglie. Quella di Kiev è una operazione stracciona voluta da governanti senza dignità ai quali non importa nulla della vita dei propri soldati. I numeri parlano chiaro. E sono gli stessi ucraini a fornirli. Secondo una fonte di Kiev l’esercito è in condizioni penose, i militari sono nudi, scalzi e affamati, vengono inviati al macello dagli ufficiali, con ordini suicidi, perché la loro vita non vale molto. Poroshenko ha bisogno di altri soldi per continuare la guerra. Sta già dando fondo alle riserve di emergenza e presto si ritroverà a secco, a meno di ulteriori aiuti stranieri. Adesso, ogni giorno di conflitto costa al Paese 1,5 mld di grivne, in una fase di disastro economico ormai inarrestabile. Eppure, sono standard molto al di sotto di qualsiasi altra battaglia del passato. Come riporta il sito vz.ru la Russia, nell’intervento in Ossezia, spendeva 23 volte di più. La guerra in Ucraina costa di meno perché i militari sono sottopagati, appena 4,3-6,5 milioni di dollari al mese per 30 mila persone. Inoltre, quando qualcuno di questi muore, e ne cadono molti, lo Stato abbandona anche le famiglie senza indennizzi o risarcimenti. Se, invece, qualcuno si ferisce anziché curarlo lo lasciano in pasto ai vermi o lo finiscono sul posto. Non si contano più episodi di questo tipo che fanno vergognare qualsiasi militare della terra.
Chi combatterebbe con convinzione sapendo che il tuo Paese sta approfittando di te per poi buttarti nella spazzatura?
Le casse ucraine sono allo stremo, il conflitto col sud-est determinerà un calo del Pil del 5% e la fine delle relazioni commerciali con la Russia farà il resto. Quando arriverà l’inverno Kiev non avrà di che scaldarsi, sarà incapace di pagare i debiti pregressi sul gas e di accedere a nuove forniture. Il futuro è nero per i cittadini ucraini che si sono messi nelle mani di agenti americani, a cominciare dal suo Presidente Petro Poroshenko, “il nostro uomo contro Mosca”, come lo ha definito il Dipartimento di Stato Usa, in un cablogramma svelato da wikileaks.
Tornando al Boeing 777, colpito nei cieli sopra il Donbass, riportiamo novità interessanti. La difesa russa ha illustrato alla stampa mondiale la sua relazione sui fatti, con documenti e fotografie. I russi hanno la certezza che un jet di Kiev fosse vicino al mezzo civile poco prima che questo scomparisse dai radar. Inoltre, i rappresentatati di Mosca hanno dimostrato che postazioni BUK dell’esercito ucraino si trovavano in posizione favorevole per sganciare un missile sul velivolo. Gli esperti russi hanno anche affermato che nel momento dell’impatto un satellite Usa, progettato per rilevare e tracciare lanci di missili di varie gamme, passava sopra il punto in cui sarebbe stato colpito l’apparecchio malese.
Come mai, avendo informazioni di prima mano, dalle sue strumentazioni satellitari ipertecnologiche, Obama, nel formulare accuse contro Putin e i filo-russi, si è affidato ai riscontri di Kiev, palesemente propagandistici e artefatti, anche molto rozzamente? Una intercettazione tra ribelli e una foto di un mezzo militare russo che avrebbe oltrepassato il confine, entrambe rivelatesi “fake”, sono bastate a far sbilanciare il Presidente Usa davanti al mondo. Obama aveva fretta di chiudere la partita, prima delle indagini indipendenti, per denigrare Putin, in barba alla verità e per dare una mano al governo ucraino in grande difficoltà. Possibile che la Cia ed il Pentagono non abbiano fatto rapporto al Presidente basandosi sulle loro informazioni dirette? I russi hanno chiesto alla controparte americana di condividere le immagini catturate dal loro satellite con la comunità internazionale per uno studio più dettagliato dell’episodio. Proprio come hanno fatto dal Cremlino con molta pazienza e disponibilità. Vedremo se Obama vorrà giocarsi anche la faccia per quattro oligarchi allevati male dai suoi servizi segreti.