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“Vogliamo ancora la secessione ma da Bruxelles!”

di Matteo Salvini - Gianni Petrosillo - 22/10/2014

Fonte: Conflitti e strategie


con naryshkin1)      On. Salvini, la crisi ucraina ha messo a dura prova la partnership commerciale e gli accordi internazionali tra Russia ed Europa, eppure Mosca è strategica per gli approvvigionamenti energetici e per l’export delle imprese italiane. In questa fase di grandi difficoltà economiche vale la pena mettere a rischio simili relazioni privilegiate per un capriccio ideologico come l’esportazione della democrazia?

M.S. Più che esportazione della democrazia in questo caso ci si trova di fronte alla prova provata che l’Ue va contro gli interessi dei propri cittadini e difende quelli delle multinazionali e dei centri di potere globalisti, i quali hanno tutto l’interesse di dividere gli europei dal mondo russo, per indebolire entrambi. Sono stato a Mosca al Salone del mobile dove 450 imprenditori italiani del settore esponevano i loro prodotti e tutti quelli che ho incontrato mi hanno implorato di aiutarli e far capire al governo italiano che queste sanzioni sono una follia rovinosa. Ma si vede che il governo italiano è in altre faccende affaccendato e non ascolta queste grida di dolore.

2)      Lei è stato appunto recentemente in Russia ed in Crimea, accolto con tutti gli onori dalle autorità del posto, a perorare la causa delle aziende italiane che investono da quelle parti. Tuttavia, non si è trattato solo di business ma di un gesto politico molto forte da parte della Lega, prima delegazione occidentale ad entrare nella ex penisola ucraina resasi indipendente da Kiev. Quali obiettivi di politica estera si pone il suo partito? 

M. S. Sono stato eletto segretario federale meno di un anno fa, a Torino, e a quel congresso federale, tra gli ospiti stranieri presenti, c’erano due esponenti di Russia Unita, conosciuti dal mio portavoce Gianluca Savoini che, insieme al nostro ex parlamentare Claudio D’Amico, ha organizzato la nostra missione in Russia. La Lega, fedele ai suoi principi, ha immediatamente riconosciuto la validità del referendum in Crimea, perché noi siamo sempre dalla parte di chi applica il principio di autodeterminazione dei popoli. E concordiamo con la visione del mondo di Vladimir Putin quando parla di difesa delle identità, della sovranità nazionale, della famiglia tradizionale, delle radici culturali profonde che non gelano mai e che anzi si stanno risvegliando in tutta Europa. Per questo motivo all’Europarlamento lavoriamo insieme al Front National di Marine Le Pen, al Fpoe austriaco, ai fiamminghi del Vlaams Belang e agli olandesi di Wilders: condividiamo la necessità di porre un argine all’immigrazione di massa che sta snaturando il nostro continente. Insieme a loro propongo di uscire da Schengen e ripristinare i confini nazionali prima che sia troppo tardi. Non è xenofobia, come cianciano i soliti gazzettini di sinistra, ma lotta all’illegalità; infatti molti immigrati regolari sono dalla nostra parte e si iscrivono alla Lega.

3)     In Russia c’è un regime dittatoriale come raccontano i media occidentali?

M. S. Ma quale dittatura! I media occidentali raccontano quello che gli viene detto di raccontare. Eppure bastano tre ore di volo da Milano per rendersi conto che in Russia c’è un regime democratico. Dove democrazia si coniuga con sicurezza: ho preso la metro alla una del mattino e non ho rischiato di fare i brutti incontri che invece sono normalità nelle nostre città non solo a quell’ora, ma anche in pieno giorno.

4)      La Sace, la società di credito e di assicurazione all’export che segue l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha calcolato che, nel triennio 2011-2013, l’instabilità mondiale è costata al nostro paese 36,6 miliardi di euro. Perché, nonostante questi dati preoccupanti, il governo italiano ha scelto di aprire un altro inutile fronte contro la Russia che potrebbe danneggiare ulteriormente le nostre esportazioni e approfondire la crisi del tessuto produttivo nostrano?

M. S. Dovete rivolgere questa domanda al signor Renzi o alla signora Mogherini. Quest’ultima qualche mese fa andò a Mosca a parlare con il Ministro degli Esteri Lavrov e tornò con l’idea che non fosse poi una così grande pensata mettere le sanzioni alla Russia. E’ però bastato che fosse in predicato di diventare ministro degli esteri del governo Ue e la signora ha cambiato repentinamente idea. Tutto normale: come dicevo prima l’Unione europea è contro gli europei. Per questo noi vogliamo cambiarla, perché un’altra Europa è possibile. E non sarebbe contro la Russia.

5)      Anche l’Eni, la partecipata di Stato del settore degli idrocarburi, sta ricevendo forti pressioni dall’estero per rinunciare o ridimensionare la sua partecipazione nel South Stream, l’imponente gasdotto che dovrebbe garantire, per decenni, forniture gasifere certe all’Italia, aggirando sistemi politicamente instabili come l’Ucraina. Chi vuole impedire al nostro Paese di collocarsi favorevolmente sullo scacchiere europeo e mondiale in questo settore?

M. S. Nella crisi economica mondiale che stiamo attraversando vige più che mai il motto “mors tua, vita mea”. Così abbiamo certi “alleati” che vogliono allargare la propria sfera di influenza e controllo economico a discapito di altri partner più deboli, Italia per prima. Che peraltro non fa nulla a livello governativo per sottrarsi a tale destino. Scene già viste in Libia, dove l’Italia ha perso quasi tutto mentre altri hanno guadagnato molto. Il copione di questo film dell’orrore si sta ripetendo per la crisi ucraina e il gasdotto South Stream. Ma per fortuna altre nazioni stanno tenendo duro e il gasdotto si farà.

6)      Per anni la Lega è stata accusata di voler sfasciare l’Italia. Oggi è l’unica forza che assume posizioni veramente nazionali contro chi intende trasformare il nostro Stato in una provincia marginale e povera dell’Europa unita. Per una ironia della Storia potrebbe essere proprio la Lega, il movimento del Nord che aspirava alla secessione, a ridare al Belpaese, nella sua interezza, la sovranità smarrita ed il benessere sociale perduto, entrambi sacrificati sull’altare dell’euro e dell’UE. Ritiene verosimile questa lettura? 

M. S. La Lega la secessione vuole ancora farla, ma da Bruxelles. Da quella Ue che attraverso l’euro ha devastato i bilanci di milioni di famiglie, che non riesce a trovare soluzioni concrete contro la disoccupazione ormai catastrofica, che non ha una politica comune contro l’immigrazione e lascia che l’Italia venga invasa da un numero insopportabile di clandestini. Una Ue che pensa ai matrimoni gay come se fosse la panacea di tutti i mali, ma non riesce ad aiutare i giovani che non possono farsi una famiglia perché non hanno lavoro. Siamo ormai pronti a lanciare una Lega al sud, coordinata da pugliesi, calabresi, siciliani, campani che si trovano ad essere in prima linea sul fronte dell’immigrazione clandestina. Dobbiamo salvare l’Europa tutti insieme, da Nord a Sud, perché disoccupazione, immigrazione e crisi economica riguardano il nostro continente e non soltanto le regioni padane. Mantenendo ciascuno le proprie radici, dobbiamo lottare insieme prima che sia troppo tardi.