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L'Occidente è al tramonto, noi stiamo con Putin per salvare i valori (e i posti di lavoro)

di Gianluca Savoini - 22/10/2014

Fonte: news.russia



Ci dice Gianluca Savoini: abbiamo incontrato Putin a Milano e ancor prima i politici della Duma e della Repubblica di Crimea per superare questo regime di sanzioni che rischia di travolgere la nostra economia. La Lega ha promosso un gruppo inter-parlamentare "Amici di Putin" e a Milano ha organizzato una grande manifestazione di popolo alla quale hanno partecipato cittadini di tutte le tendenze politiche: anche ex militanti del PCI, perplessi dalle tendenze occidentaliste dell'attuale sinistra. Savoini ci parla anche di Toni Iwobi, originario dell'Africa e ora responsabile del settore immigrazione della Lega e della signora Souad Sbai che condivide le battaglie per la laicità e la dignità della donna, minacciate dall'ondata integralista

 

 

Gianluca Savoini, portavoce del segretario della Lega Nord Salvini  è presidente dell’Associazione Lombardia-Russia. Da mesi questa associazione in maniera molto dinamica si batte per creare un legame forte tra l’Italia –  in particolare il Nord – e la Russia in nome dei valori tradizionali, di una comune visione politica e di interessi economici che sono perfettamente convergenti. Savoini ha partecipato alla delegazione della Lega che si è recata alla Duma di Mosca – ricevendo una vera e propria ovazione da parte dei parlamentari russi – e successivamente ha incontrato le massime autorità della Repubblica russa di Crimea. Lo abbiamo intervistato nei giorni successivi al vertice dell’ASEM, ma anche alla manifestazione del partito della Lega Nord per le vie di Milano.

 

Dottor Savoini, per cominciare, una domanda personale: l’avrebbe mai creduto trenta anni fa che la Russia la Russia sarebbe diventata punto di riferimento politico, punto di riferimento valoriale per una parte importante di Italiani?

 

No, devo dire che trenta anni fa la situazione era molto diversa per cui nessuno di noi poteva immaginare una rivoluzione del genere. Già venti anni fa, però, qualcosa mi faceva pensare che la nuova frontiera dell’Europa dovesse  essere proprio la Russia.

Dopo il 1989  la Russia si era liberata da quelle restrizioni ideologiche comuniste che ne avevano rallentato lo sviluppo e avevano impedito che diventasse forte  e potente come avrebbe potuto essere. Nello stesso tempo però il crollo dell’Unione Sovietica aveva determinato – come ha detto giustamente Putin – la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo. Nonostante questo crollo e nonostante che il primo presidente della Federazione Russa, Eltsin, fosse in una posizione di dipendenza rispetto ai poteri forti internazionali,  cominciavo a pensare che bisognava prestare molta attenzione alle vicende della Nuova Russia perché lì si sarebbe giocato il destino di tutto il continente euroasiatico.

 

Negli anni immediatamente successi alla seconda guerra mondiale un grande storico inglese Toynbee disse: non illudetevi, la Russia Sovietica rimarrà sempre nelle sue profondità la “Santa Russia”. E d’altra parte un grande uomo di Stato francese Charles De Gaulle, nonostante tutte le difficoltà della guerra fredda, auspicava una “Europa unita dall’Atlantico a Vladivostok”.

 

Siamo d’accordo:  adesso questo progetto è molto più facile da realizzare e gli antagonisti – che sono sempre gli stessi –  l’hanno capito e fanno di tutto per colpire la Russia attraverso l’Ucraina, cercando di dipingere nell’opinione pubblica occidentale la Russia come l’eterno nemico, incarnazione del male: cosa che evidentemente non è. Lei ha citato De Gaulle, ricorderei anche Spengler che sosteneva che l’Occidente, questo Occidente, è una civiltà al tramonto e che bisogna guardare ad Est. Da parte di questo Occidente che è ormai tramontato assistiamo ogni giorno ad un assalto e a un accerchiamento militare, ideologico ed economico alla grande Russia che potrebbe unificare l’Europa dall’Atlantico a Vladivostok.

 

Alla radice del progetto di Colpo di Stato in Ucraina forse non c’è tanto l’obiettivo di mettere le mani su quello che in fondo è uno Stato in bancarotta, ma forse c’è proprio il progetto di creare una nuova cortina di ferro, una nuova separazione per impedire che le due parti dell’Europa spontaneamente si congiungano. Forse questa è la chiave per comprendere il dispositivo delle sanzioni.

 

Assolutamente, tolga anche il “forse”. L’Ucraina è solamente il pretesto, sia per i poteri forti occidentali, sia per l’Unione Europea che dimostra tutta la sua sovranità limitata rispetto a tali influenze. Tutti sanno che l’Ucraina sarebbe soltanto un ulteriore peso in un’Unione Europea già in grosse difficoltà, che non ha più soldi in cassa e passa da un default all’altro e non è nella condizione di potersi allargare ulteriormente. Ci si è serviti dell’Ucraina per creare una situazione di conflitto alle porte della Russia.

 

Non c’è anche la propensione della Germania, manifestatasi già in due guerre mondiali, a considerare l’Ucraina un po’ come l’orto di casa?

 

Sì  e mi dispiace personalmente che la Germania dopo la tragica conclusione della seconda guerra mondiale, l’occupazione, la divisione in due parti, la perdurante presenza di truppe americane sul suo territorio che confermano la sua condizione di sovranità limitata sia oggi governata da politici sostanzialmente succubi di interessi globalisti.

Mi dispiace sinceramente perché considero la cultura tedesca insieme a quella russa il fondamenti della mia personale visione del mondo e so bene che se queste due tradizioni nazionali si unissero formerebbero insieme una potenza mondiale invincibile. Ancora spero che la Germania possa presto prendere coscienza del fatto che andare contro la Russia tradisce quelli che sono gli interessi strutturali della società civile tedesca.

 

La Lega ha sempre sottolineato in passato la propria  vocazione mitteleuropea. Dal vostro osservatorio non risulta che nell’ambito della società tedesca vi siano dei dissensi rispetto a questa linea Merkel-Obama?

 

Ci sono e sono rappresentati anche da un gruppo che si chiama Alternative fur Deutschland che è contro il sistema dell’euro, contro l’immigrazione selvaggia. Sta nascendo una opposizione interna tedesca a questo impero burocratico della Merkel che comincia a fare paura perché non si tratta più di una opposizione estremista, neonazista o eccessivamente nazionalista come si trattava fino a qualche anno fa e che quindi veniva inevitabilmente messa ai margini del dibattito politico dal momento che in Germania il nazismo è, giustamente, un tabù. Questo è invece un partito che dimostra come imprenditori, giovani, studenti, ricercatori, gente comune abbiano  capito che così non si può andare avanti e che anche in Germania c’è il rischio che si fermi l’economia. Se si ferma la Germania, che è la locomotiva di questa Unione Europea, allora i danni sono generalizzati. Stiamo osservando con attenzione lo sviluppo di  Alternative fur Deutschland e di altri movimenti dello stesso tipo che sono contrari all’establishment attuale tedesco.

 

Dicevi, il dissenso verso il sistema euro-cratico non passa più attraverso posizioni di carattere “estremista, neonazista o eccessivamente nazionalista”… e già, però… voi avete fatto a Milano una manifestazione sabato scorso e un importante giornalista come Gad Lerner ha dedicato all’evento un articolo molto preoccupato nei confronti della “destra verde-nera-fascista e putiniana”.

 

Gad Lerner è un giornalista  sicuramente abile con la parola, che da tempo – fin dagli anni della trasmissione televisiva Milano Italia su Rai Tre – segue  con attenzione la Lega.

 

Sì, a suo modo  vi ama.

 

Noi lo guardiamo con simpatia perché ci fa anche pubblicità. Lega verde-nera? Noi abbiamo fatto a Milano una grande manifestazione  all’aperto, alla luce del sole, non con la segretezza con la quale operano certi circoli come il Bildberg, la Trilateral; una grande manifestazione popolare alla quale poteva partecipare chiunque: dai nazionalisti italiani, che c’erano,  all’ estrema sinistra: c’erano anche rappresentanti di gruppi che venivano  dal mondo della militanza del PCI e che ora non si ritrovano più nella linea del PD che sceglie di difendere prioritariamente gli interessi di banchieri, gay e immigrati. Questa grande realtà di popolo Lerner  l’ha chiamata verde-nera,  ma quando fra qualche giorno Salvini porterà da Maroni alla regione Lombardia una delegazione della FIOM dovrà definirla rosso-verde…

 

Verde-Nera-Rosso-Bruna…

 

Insomma,  tutti i colori dell’arcobaleno, l’importante è che non sia l’arcobaleno dei falsi pacifisti o dei matrimoni e delle adozioni gay. A dimostrazione del fatto che la Lega non è razzista e fa gli interessi di tutto il paese, Sud incluso, vorrei ricordare che il responsabile rappresentante del settore immigrazione della Lega è Toni Iwobi, un nero, anzi un “negro” come ama definirsi.

 

Nero in effetti è un francesismo

 

Un africano orgoglioso di essere tale, che però è  un cittadino italiano da oltre trenta anni, che ha studiato, ha lavorato, si è rimboccato le maniche, paga le tasse, è onesto, è una persona fiera delle proprie origini e nello stesso tempo integrata, che contribuisce a far andare avanti questo paese. Volevo anche segnalare la presenza alla manifestazione della signora Souad Sbai che è stata  parlamentare del PDL-Forza Italia e ora ha scelto di avvicinarsi alla Lega perché ha capito che la nostra battaglia è anche per i diritti civili delle donne nord-africane, che vengono lapidate, infibulate. La nostra cultura non prevede simili orrori e a casa nostra non devono esserci padri che reagiscono con violenza al desiderio delle figlie di vestirsi coi jeans. Anche la signora Sbai, originaria del Marocco, ha trovato nella Lega la sua casa politica.

 

E a proposito di case politiche, cosa ci dice del Gruppo Amici di Putin in parlamento?

 

È un gruppo inter-parlamentare promosso dalla Lega. La convinzione della Lega è che moltissimi parlamentari di vari schieramenti da sinistra a destra ragionando con la propria testa capiscono che queste sanzioni sono controproducenti e contribuiscono alla rovina dell’economia italiana. Per cui si tratta di sollecitarli ad avere un minimo di coraggio e a venire allo scoperto esprimendo alla luce del Sole la convinzione che sia necessario oggi riprendere i rapporti commerciali con la Russia di Putin, considerando che ormai da decenni non c’è nessun contenzioso o motivo di rivalità tra l’Italia e la Federazione Russa.

 

“Sanzioni autolesioniste” dice. Salvini col suo viaggio a Mosca si è posto un obiettivo ambizioso: salvare le aziende e i posti di lavoro dagli effetti delle sanzioni alla Russia. Tuttavia considerando che la Lega non è forza di governo quindi non incide sulla politica economica dell’Italia, né può impedire le ovvie reazioni della controparte sanzionata quali risultati concreti sono stati portati a casa da Mosca?

 

Reduci dall’incontro alla Duma con i parlamentari russi che alla vista della delegazione della Lega con la maglietta “no sanzioni alla Russia” si sono alzati in piedi ad applaudire, abbiamo incontrato a Simferopoli le massime autorità della Crimea: il presidente della Repubblica autonoma, il presidente del parlamento, il plenipotenziario di Putin in Crimea. Abbiamo parlato dell’embargo e di come poter superare questa contrapposizione che sta riducendo letteralmente sul lastrico centinaia di aziende italiane proiettate nell’export verso la Russia. Abbiamo parlato anche delle prospettive interessanti che si aprono in Crimea: c’è l’intenzione di trasformare la penisola (che è un luogo delizioso: ricorda le atmosfere della costiera amalfitana o della riviera ligure) in  una grande località turistica. Si apre così grande spazio per  le imprese italiane che si occupano, costruzioni, arredi interno, accessori di lusso, turismo, alimentazione, intrattenimento. Ora veniamo al punto cruciale: le autorità della Crimea ci hanno garantito che c’è la possibilità di bypassare sanzioni e controsanzioni se le regioni italiane con atto formale esprimono la loro volontà contraria all’isolamento economico della Russia e l’auspicio a riprendere la pacifica cooperazione tra popoli europei. Il presidente della regione Veneto  Zaia ha mostrato con molta chiarezza e determinazione la volontà della giunta  di procedere in tal senso e di superare il regime delle sanzioni.

 

La Lombardia è invece un po’ in ritardo...

 

In Lombardia c’è stato comunque il pronunciamento del consiglio regionale contro le sanzioni, speriamo che la giunta guidata da Maroni recepisca al più presto questa istanza.

 

Intanto a Milano è arrivato Putin per il vertice dell’ASEM. Ho visto una fotografia in cui lei era “a tu per tu” con il Presidente della Federazione Russa…

 

L’incontro con il Presidente è stata una graditissima sorpresa per Matteo Salvini ed anche per me e l’altro membro della delegazione D’Amico: abbiamo incontrato Putin al termine del vertice che si è tenuto in un grande albergo milanese alla presenza dello stesso Poroshenko. Putin ha trovato il tempo di intrattenersi con noi per circa mezzora in una giornata intensissima per lui.

Ci ha ascoltato e ha mostrato di conoscere già le posizioni e l’identità della Lega e nello stesso tempo ha ribadito la proposta di Mosca per la questione del Donbass: una  autentica formula con-federale può essere  la soluzione per riportare a un clima di serenità e cooperazione pacifica tutti i popoli europei. Anche questo discorso ci conferma che la Lega ha trovato con Putin la direzione giusta nelle relazioni internazionali.

Il futuro è la Russia, tanto più con un presidente come Putin che dimostra un senso di responsabilità e nervi saldi davvero unici. Lo si deve a lui se la situazione ucraina non ha dato luogo a una excalation pericolosissima per il mondo intero.

 

La verità è che Inglesi e Americani pensavano di avere di fronte un uomo come Hitler, facilmente provocabile: un tipo dalla dichiarazione di guerra facile. E tutta una serie di provocazioni erano mirate a spingere la Russia a recitare sulla scena mondiale la parte  dell’aggressore.

 

È vero. Le provocazioni sono state continue e la tecnica è sempre la stessa: provocare continuamente in modo che l’aggredito diventi aggressore perché costretto ad intervenire  per difendere i propri connazionali massacrati.

 

Alfonso Piscitelli