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Unisex…

di Carlo Taddeo - 28/10/2014

Fonte: mirorenzaglia


Nel 1990, il poeta americano Robert Bly, dedica un libro alla rilettura della fiaba dell’“Uomo selvatico”. Dopo anni di critica femminista al sessismo e alle violenze di una cultura e di una storia declinate esclusivamente al “maschile”, si chiede come mai al giorno d’oggi gli uomini vivano malissimo la loro “differenza”, spesso danneggiati da quella stessa cultura che avrebbe dovuto supportarli. Con grande coraggio, lo scrittore tenta di delineare una immagine maschile diversa che affondi le sue radici nei simboli e negli archetipi più profondi, per trasformare il bambino spaventato in un “uomo completo e maturo. Insomma, Robert Bly cerca di costruire un “nuovo e positivo ideale di virilità che vada oltre gli stereotipi conosciuti.

Come lui, altri hanno tentato di restituire all’uomo la possibilità di coniugare forza e fragilità. L’uomo del ventunesimo secolo, secondo Franco Bolelli, dovrà coniugare “cuore” e “palle”, per dirlo senza fraintendimenti. Un modello che sappia coniugare e vivere l’avventura e l’emozione.

Tuttavia, questa opera di ricostruzione dell’identità maschile è messa in pericolo proprio da alcuni processi della nostra epoca che tendono a uniformare e ridurre perfino l’uomo e la donna a qualcosa  di manipolabile secondo una visione economica e utilitaristica dell’esistente.

A questo tentativo in atto di cancellazione delle identità sessuali maschile e femminile in favore di una “neutralità” incolore, è dedicato un libro uscito a gennaio di quest’anno per Arianna Editrice.

Il titolo, Unisex (Arianna Editrice, 2014,  € 9,80 – CLICCA QUI) già introduce nel cuore del problema. Gli autori – Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta – puntano il dito sul reale significato della imponente campagna mediatica che favorirebbe la diffusione di una vera e propria rivoluzione antropologica. Dopo la manipolazione della natura, secondo gli autori, alcuni tecnocrati e diverse lobby interessate ad un ritorno economico, stanno imponendo una manipolazione ulteriore.

Alla affermazione di una identità cosmopolitica al di là delle differenze sociali, culturali e religiose si aggiungerebbe la promozione di una identità sessuale “neutra” fino alla diffusione su scala mondiale della procreazione artificiale come prevalente modalità di procreazione umana.

L’apparente “assurdità” della questione sarebbe palese se non avessimo davanti agli occhi le notizie e gli effettivi risultati delle manipolazioni genetiche sulle specie animali e vegetali.

Prima di gridare al complottismo e al realismo fantastico alla “Mattino dei Maghi”, vorremmo che si ponesse mente alle numerose notizie ormai accessibili a chiunque sulla diffusione dei cosiddetti “organismi geneticamente modificati”. A questo punto, viene inevitabile chiedersi se anche l’uomo verrà coinvolto in questa conquista del Creato da parte della ricerca scientifica e dei poteri economici.

La posta in palio è grandissima. Si tratta della affermazione di un pensiero che elimini dalla vita umana ogni traccia di naturalità. “Maschio” e “femmina” diventerebbero così dei ruoli culturali e non biologici.

Viene in mente – casualità curiosa – un apologo presente nel libro di Elémire Zolla, “Che cos’è la tradizione”. Nella “casina del bosco”, Ognuno viene invitato da un Vegliardo a schierarsi senza remore dalla parte della propria epoca e ad accettare la novità (ogni dittatura si schiera dalla parte dei nuovo!) anche contro la propria sensibilità. Non bisogna credere nella purezza e nella propria innocenza – dice in sostanza il vecchio della storia -; non si può “uscire dal mondo” (per citare ancora una volta il saggista torinese).

Non ci produrremo in una circostanziata e mandarina folla di “distinguo” per evitare di incorrere nella solita accusa di omofobia o intolleranza, cosa che non ci appartiene. Diremo ancora però che già lo psicanalista Claudio Risé da tempo va denunciando il tentativo di annullare la figura del padre (definito come “assente inaccettabile”) e di ridurre l’ “essere maschio” a una macchietta impotente e ridicola.

Gli uomini, ormai, sono molto cambiati rispetto ai loro padri e nonni. Tuttavia, specialmente nella retorica pubblicitaria e nei mezzi di comunicazione, leggiamo molto spesso la assoluta mancanza di  attenzione alle situazioni reali vissute sulla loro pelle da questi orfani del “patriarcato”.

Anche la politica ha le sue colpe. Alle elezioni politiche del 2013, solamente il Movimento 5Stelle e CasaPound avevano portato nel loro programma la risoluzione o quantomeno il riconoscimento dell’esistenza di un problema: i padri-famiglia.

Insomma, se da una parte si lavora per tentare di curare le dolorose ferite al tessuto sociale provocate dalla crisi della famiglia tradizionale, dall’altra invece nuovi elementi concorrono a rendere maggiore la complessità del quadro .

Di sicuro sappiamo solo che siamo indirizzati in un mondo dove l’identità sessuale diventerà scelta, opzione e non più dato di fatto. Dove la biologia si potrà modificare a proprio piacimento. Ignoriamo ancora se si tratti di un paradiso: quel che è certo, sarà senz’altro artificiale.