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Astensionismo, riflesso di un’ Italia in crisi

di Tommaso Segantini - 26/11/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente

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L'astensionismo delle ultime elezioni regionali rappresenta la crisi profonda dell'elettorato italiano nei confronti delle istituzioni e la crisi del sistema democratico occidentale, ormai diventato una pura formalità
  

Ormai il gruppo vincitore delle elezioni comincia ad essere sempre più spesso quello degli astenuti. In Emilia Romagna, nelle ultime elezioni regionali, ha votato meno del 40% della popolazione (37,7%), in Calabria il 44%. Non si può parlare di vincitori, ma solo di perdenti: i partiti che non rappresentato più i cittadini, lo Stato, incapace di dare risposte concrete ai bisogni del popolo, ingabbiato da corruzione, interessi privati e l’Unione Europea, i cittadini, sfiduciati, e, infine, lo stesso sistema democratico.

 I soli a sfregarsi le mani dopo il risultato delle elezioni sono coloro che hanno interesse a mantenere lo status quo, ovvero i poteri economici che dettano legge che hanno bisogno di persone manipolabili e moderate al governo. I livelli elevati di astensionismo nelle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria rispecchiano lo stato d’animo del popolo italiano e mettono in evidenza le lacune dell’attuale sistema democratico in Italia.

 Una ovvia conclusione che si può trarre dall’esito delle elezioni è che i cittadini italiani non si sentono più rappresentati da alcuna forza politica in campo. La questione, però, visto il trend degli ultimi anni (astensione in calo), sta diventando più grave: il fatto che gli italiani non si sentano più rappresentati da tempo dai partiti, infatti, si sta lentamente ma inesorabilmente tramutando in una sfiducia a priori verso le istituzioni. Un esempio eclatante di questo fenomeno è stata la visita di Paola Taverna, esponente del Movimento 5 Stelle, a Tor Sapienza dopo i disordini avvenuti settimana scorsa. Molti abitanti del quartiere le hanno detto, in modo non proprio cordiale, di andarsene, di essere un’opportunista (facendo riferimento alla famosa “passerella” dei politici), e, soprattutto, in molti l’hanno accusata di essere parte del sistema, di essere “come gli altri”. Per il M5S, che sin dall’inizio ha centrato la propria campagna elettorale sulla sua differenza dal sistema partitico italiano e sul fatto di rappresentare una alternativa (lo slogan delle ultime elezioni europee era “O noi o loro”), è un fallimento. La reazione degli abitanti della periferia romana non è altro che la rappresentazione del pensiero della maggior parte degli italiani, e ha mostrato una profonda e ormai radicata sfiducia degli italiani nei confronti dello Stato e dei suoi rappresentanti.

 Infine, le ultime elezioni possono essere usate come esempio per formulare alcune brevi riflessioni sul sistema democratico italiano, in cui la situazione è davvero tragica, ma che possono, essere applicate in molti altri paesi Occidentali, essendo il contesto molto simile. In Italia mancano due elementi fondamentali per il buon funzionamento di una democrazia rappresentativa: il primo è qualità dell’informazione; nella classifica del Freedom Press Index (che misura la libertà di stampa in ogni Paese), l’Italia si trova ad un desolante 49° posto. La disinformazione e la manipolazione mediatica è l’arma più efficace per il mantenimento dello status quo. Il secondo elemento mancante è un tessuto sociale solido, che non c’è per vari motivi (crisi economica, mancanza di luoghi di associazione e di ritrovo, partiti politici che fomentano lo scontro tra gli strati più poveri della popolazione). Senza questi elementi, per l’Italia ci sono davvero poche possibilità di uscire dalla crisi economica, morale e sociale in cui si trova. Per questo chi scrive, e tutti i membri dell’Intellettuale Dissidente, si stanno impegnando a creare un filone di pensiero alternativo, che possa risvegliare, e in seguito mobilitare, le masse sfiduciate e demoralizzate.