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Le due narrative del Capitalismo

di Tommaso Segantini - 17/02/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente


Secondo alcuni il sistema capitalistico ha portato benessere materiale, ricchezza, sviluppo, secondo altri soprattutto disuguaglianza, disastri ambientali e si e' dimostrato incapace di far fronte al problema della povertà. Quale delle due versioni riflette la realtà?

  

Quando si parla di capitalismo, inteso come sistema economico, politico e sociale dominante, ci sono solitamente due narrative. La prima narrativa sostiene che il capitalismo ha portato benefici e aumentato la qualità della vita a livelli mai raggiunti prima nella storia. Queste affermazioni sono provate, effettivamente, da vari dati e statistiche; dal 1980 ad oggi, il PIL mondiale è aumentato del 625%. Il benessere materiale delle persone, quindi, è indubbiamente migliorato. Secondo la Banca Mondiale, nello stesso periodo, il numero di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta (ovvero con meno di 1.25 dollari al giorno) è diminuito, a livello mondiale, del 30%. Lo stesso trend positivo è visibile per altri fenomeni collegati alla povertà tra cui lo sfruttamento minorile, la mortalità infantile, l’analfabetismo, la malnutrizione. La conclusione dei difensori del capitalismo è che esso ha aumentato radicalmente la qualità delle vita rispetto ai precedenti periodi storici, in generale, nel mondo, come dimostrano numerose statistiche e dati empirici. Perchè questo trend positivo continui, secondo i capitalisti, è necessario continuare sulla stessa strada, ovvero: puntare sulla crescita economica (aumento della produzione e del consumo), rimuovere tutte le barriere che ostacolino il mercato e incoraggiare i Paesi emergenti a intraprendere lo stesso mdello di sviluppo.

 Poi c’è la seconda narrativa, critica contro il sistema attuale. La prima critica è che questo sistema produce enormi disuguaglianze. Questo è ampiamente dimostrabile empiricamente: per fare un esempio, Oxfam ha di recente pubblicato dei dati i quali mostrano che l’1% della popolazione mondiale detiene attualmente il 48% della ricchezza totale del pianeta. Il numero è destinato a crescere. In second luogo, i critici del capitalismo affermano che i dati sulla povertà devono essere analizzati più attentamente. Nonostante sia effettivamente diminuita del 30% a livello mondiale, il numero totale delle persone viventi sotto la soglia di 1.25 dollari al giorno resta comunque molto elevato, poichè la popolazione mondiale è in costante aumento, soprattutto nelle zone in cui il problema della povertà è più urgente. Inoltre, se si esclude dalle statistiche la Cina, caso eccezionale, il numero totale delle persone sotto la soglia di povertà è in realtà aumentato. Nella regione dell’Africa Sub-sahariana in particolare la situazione è tragicamente stagnante, con più del 30% della popolazione tuttora sotto la soglia della povertà assoluta. Soglia che peraltro è molto bassa. L’ente dell’ONU chiamato UNCTAD ha pubblicato un rapporto in cui afferma che la soglia di poverta’ assoluta dovrebbe essere elevata da 1,25 ad almeno 5 dollari, quantità di denaro minima per raggiungere uno standard di vita adeguato per sovravvivere. Se la soglia fosse elevata a 5 dollari, ben l’80% della popolazione mondiale rientrerebbe nella categoria della povertà assoluta. L’ultimo punto importante di questa narrativa alternativa riguarda il cambiamento climatico. Nonostante i numerosi tentativi, negli ultimi decenni, di nascondere la verità dell’impatto disastroso del sistema sull’ambiente, ormai è universalmente (o quasi) riconosciuto che la questione ambientale è reale ed urgente. Purtroppo i vari summit sulla questione non hanno mai portato ad accordi duraturi o abbastanza radicali: il problema, come sempre, è l’assenza di volontà politica di cambiare rotta. Le conseguenze del cambiamento climatico le stanno già vivendo sulla propria pelle migliaia di persone, a causa di inondazioni e siccità, nel silenzio mediatico generale.

Sono conciliabili queste due versioni? Probabilmente si, ma è necessario fare alcuni chiarimenti. Il miglioramento della qualità della vita delle masse è indubbiamente migliorato rispetto all’inizio della Rivoluzione Industriale e alle epoche precedenti. Questo miglioramento, tuttavia, non è da attribuire nè alla “bontà” del sistema nè alla sua natura ridistributrice, ma alla continua lotta degli oppressi contro gli oppressori. Quando la pressione dal basso diventa insostenibile, è naturale che la classe dominante faccia delle concessioni, in modo da evitare la rivoluzione e lo scardinamento delle strutture sociali. Il welfare state, per esempio, è originato esattamente in questo modo. In seguito, la tesi secondo la quale continuare sulla stessa strada equivale ad un progresso infinito è totalmente priva di ogni fondamento. Inoltre, la minaccia del cambiamento climatico è inconciliabile con la crescita infinita sulla quale si basa il sistema capitalistico. A rischio è non solo l’ordine mondiale attuale, ma, come sostiene Chomsky, l’esistenza della specie umana sulla Terra. I costi umani ed ambientali del perseguimento dell’attuale modello di sviluppo sono troppo elevati; è necessario un drastico cambiamento di rotta per evitare una pericolosa catastrofe ambientale e per affrontare in maniera molto più decisa problemi come la povertà e la disuguaglianza, che rimangono endemici, nonostante i lievi ma decisamente insufficienti miglioramenti.