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Non saranno i Lumi a spegnere i fuochi dei fondamentalismi

di Marcello Veneziani - 24/02/2015

Fonte: Marcello Veneziani


Il fanatismo della ragione fa danni come quello di stampo teologico. E la deriva tecnocratica aggrava la situazione
  

Ma è davvero l’Illuminismo l’argine culturale e civile da opporre alla barbarie dei fanatici islamisti? I Lumi della ragione contro l’oscurantismo religioso è il sottinteso che percorre il giudizio occidentale nei confronti del pre-giudizio integralista. Ma è davvero quella la linea di demarcazione, il confine tra i due mondi, uno civile e l’altro incivile, barbaro? Per cominciare, non capiremmo l’anima e la mente umana se riducessimo la religione a pregiudizio, e il culto, la fede e il rito a oscurantismo, seguendo il pensiero dei Lumi. Non capiremmo la storia da cui proveniamo, la civiltà europea, inclusa l’America di Obama, che si richiama così spesso a Dio e larga parte della nostra cultura, delle testimonianze d’arte e di pensiero; non capiremmo la realtà e la mente umana, lo spirito dei popoli e l’anima delle persone, i legami sociali e quelli più intimi, se riducessimo tutto ciò che appartiene a quell’universo simbolico e spirituale a pura superstizione, segno d’arretratezza e stadio infantile dell’umanità. Ci muoviamo dentro quei simboli, tra quei segni e significati, quelle abitudini e quei rapporti anche quando ci professiamo atei e debitori della sola Ragione. In secondo luogo, siamo sicuri che la ragione sia esente da sogni e deliri, fanatismi e intolleranze? Quando la ragione perde il nesso vitale con la realtà, e si costituisce in Ragione assoluta, l’intelligenza non combacia più con l’esperienza vitale e i sonni della ragione producono mostri. La ragione applicata alla storia e separata dalla realtà, dall’esperienza e dalla tradizione, ha prodotto non pochi orrori in cui l’impronta del fanatismo religioso non c’entra più: il Terrore giacobino e il Mostro totalitario, le utopie razionali delle società perfette e i laboratori della ragione per partorire l’uomo nuovo, l’intolleranza ideologica e il razzismo etico, i genocidi e gli stermini nati non all’ombra del fanatismo religioso ma del fanatismo irreligioso, frutto del materialismo storico o biologico. È la riduzione di un uomo a una categoria, a una classe, a una razza, la perdita della vita concreta nell’astrazione. Gran parte degli orrori che hanno oscurato l’Occidente negli ultimi due secoli nascono da ideologie, prassi e utopie che provengono dal pensiero dei Lumi, ne sono l’applicazione pratico-ideologica. Le idee non orientano ma fondano la storia e così degenerano in ideocrazia o monoideismo. E il progetto di emanciparsi dalla realtà e dalla natura sfocia nella volontà di abolire la realtà e la natura.

Oltre la deriva fanatica dell’Illuminismo, vi è poi la deriva tecnocratica. È accaduto all’ombra dell’Illuminismo quel che pure i teorici della scuola di Francoforte hanno evidenziato: il primato della Ragione strumentale s’è tradotto nel dominio della tecnica e della finanza sulla cultura e sulla morale, dei mezzi sui fini e dunque della tecnocrazia e dei consumi sulla politica e sui popoli. Due risorse benefiche come la tecnica e l’economia, si sono capovolte in tirannide. Ma lasciamo stare le degenerazioni storiche, guardiamo al progetto illuminista originario: esso si compendiava nel nobile proposito di Kant di considerare l’umanità come fine e non come mezzo. Oltre due secoli di storia occidentale all’insegna dell’ateismo, incluso il nostro presente, sono la prova che mai come oggi l’umanità è stata considerata come mezzo, come strumento e come merce. Il progetto illuminista francese come l’ Aufklarung kantiana prometteva: se ci liberiamo dalla religione, avrà fine l’alienazione, l’uomo sarà padrone di se stesso, finalmente adulto. Ma dopo un vasto e radicale processo di liberazione dalla religione e di ateo disincanto, l’alienazione si è ingigantita anziché diminuire, e cresce man mano che l’uomo perde i legami con ciò da cui l’Illuminismo ha promesso di liberarci: la tradizione, i legami famigliari, religiosi e naturali. Oggi l’alienato non è un credente ma un automa che si lascia muovere dagli impulsi o dagli input tecnici e vive solo del momento. Il progetto illuminista è dunque naufragato tre volte: come risposta della ratio alla fides , perché ha alimentato altri fanatismi atei; come primato della razionalità tecnologica sull’intelligenza del reale, perché la tecnica alla fine ha divorato la ragione nel suo automatismo; e infine come promessa di umanità padrona di se stessa rispetto all’umanità alienata dall’oscurantismo, perché una radicale e gigantesca alienazione è dilagata con la perdita del sacro. E il mondo si è fatto più irrazionale con l’avvento della Ragione, in preda al Caso/Caos. Visto il naufragio progressivo, su tre piani diversi, sorge allora il legittimo sospetto che non si tratti di aberrazioni, di forme degenerative dell’Illuminismo ma di limiti intrinseci all’Illuminismo stesso. Qual è allora il punto dolente del progetto illuminista? Opporre la ragione al mito, la storia al sacro, la razionalità tecnica all’«irrazionalità» magico-religiosa. Non si tratta, naturalmente, di capovolgere la prospettiva e percorrere l’errore simmetrico, rompendo con i lumi della ragione e rifugiandosi nella fede, sostituendo il pensare col credere, il ragionamento con la magia o la profezia. Il compito dell’intelligenza non è quello di abbattere l’universo del sacro, del mito e del pensiero religioso ma di destreggiarsi fra la tecnica e il mito, arbitrare la loro tensione dialettica, compensare la sfera dell’agire pratico con la sfera dell’agire simbolico, contemperare la realtà e il sacro, mediare tra pensiero e mondo. Le idee non sostituiscono la realtà ma la interpretano, la colgono in una visione d’insieme. Le idee guidano, regolano, non sostituiscono la realtà. Il Logos è fiamma e logaritmo: logos è fuoco secondo Eraclito ma è anche fonte della matematica. Opporre il lume alla luce è stata la presunzione dell’Illuminismo, cogliere l’intelligenza che anima ambedue è la prospettiva di un pensiero luminoso. Per arginare il fanatismo non si deve opporre la ragione alla fede, la razionalità tecnica al sacro, ma l’intelligenza del mondo e del sacro al fideismo cieco degli invasati.