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Se il Pd volta le spalle alla Palestina

di Alessio Mannino - 24/02/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente


Questi del Pd non fanno neanche più incavolare: fanno pena. Il loro responsabile esteri presenta una mozione parlamentare per riconoscere lo Stato di Palestina, nome che copre la sottomissione militare ed economica a Israele, e la sospendono il giorno dopo perché a Israele non va. Sottomessi, dunque, siamo anche noi italiani, governati da un partito che ogni tanto (ma proprio ogni tanto) ne azzecca una, ma subito dopo se la rimangia. E la pena ridiventa rabbia.

  

Questi del Pd non fanno neanche più incavolare: fanno pena. Il loro responsabile esteri presenta una mozione parlamentare per riconoscere lo Stato di Palestina, nome che copre la sottomissione militare ed economica a Israele, e la sospendono il giorno dopo perché a Israele non va. Sottomessi, dunque, siamo anche noi italiani, governati da un partito che ogni tanto (ma proprio ogni tanto) ne azzecca una, ma subito dopo se la rimangia. E la pena ridiventa rabbia. Possibile che basti un sopracciglio alzato di quegli arroganti palloni gonfiati degli Israeliani per farsela sotto e chinare il capo? Possibile e prevedibile. Tanto che ci eravamo sinceramente stupiti dell’iniziativa piddina. Potevamo capirne il motivo di fondo, per una volta intelligente: dare un segnale di apertura al mondo islamico e arabo, in questo delicato frangente di guerriglia in Libia, alle porte di casa nostra. Ma non immaginavamo tanta intelligenza tattica. Oddio, capitan Renzi conosce solo quella. Ma aver sottovalutato la reazione dello Stato ebraico non è da loro, non è tipico di un’ex sinistra che appena può indossa la kippah, e quanto è bello e democratico Israele, e tuoni e fulmini e accuse di antisemitismo a chi s’azzarda a criticarne la politica d’apartheid, repressiva, aggressiva, obbiettivamente fascista.

Qualcosa di buono, d’altronde, c’è dappertutto. Perfino nel Pd. Ma è durato lo spazio di una giornata e anche meno. Poi, dietrofront, l’ambasciata israeliana ha parlato: atto prematuro contrario alla pace. Preferiscono il riconoscimento non dello Stato palestinese tout court, ma della formula “due popoli due Stati”, che presuppone il veto di Tel Aviv. Appaltiamo la nostra politica estera ad una nazione straniera, e nessuno, nel partito di governo, fa una piega, una mezza piega, un quarto di protesta, un grugnito, un ruttino di insofferenza. Niente. La Palestina dev’essere uno Stato in virtù del diritto di ogni popolo all’autodeterminazione, e anche, come minimo, come risarcimento morale e giuridico, che mai sarà sufficiente, per la tortura a cui è stato sottoposto da settant’anni a questa parte. Ciò significa riconoscere Hamas, tacciato di terrorismo? Ma se Hamas ha, come ha ma non è detto che abbia in eterno, il sostegno di una buona fetta di popolazione, con quale credibilità di presunti democratici, noi occidentali possiamo noi negare l’elementare diritto alla sovranità? Ma sanno quel che (non) votano, i Democratici abusivi di tal nome? Io, fossi in loro, mi sparerei. Sarebbe un dignitoso suicidio che riscatterebbe una vita politica passata a fare i cani servili.