Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Una vita

Una vita

di Andrea Marcon - 24/02/2015

Fonte: Il giornale del Ribelle

 


 

Image

 

Da ormai diverso tempo, è evidente che Massimo Fini si è stancato di parlare di politica, di attualità, di cronaca, insomma dei temi dei quali si è occupato per tutta la vita in centinaia di articoli e in alcuni libri. Sembrerebbe fare eccezione la sua penultima fatica, la biografia del Mullah Omar, ma in realtà questo è un libro che vuole raccontare di un uomo prima ancora che della sua storia. E l’uomo, in una diversa prospettiva, era anche il tema centrale di “Ragazzo”, così come lo è ora di “Una vita”. Non semplicemente l’uomo Fini, perché resterebbe deluso chi si aspettasse da questa sua ultima opera una semplice ricostruzione della sua vita. Certo, il libro è un’autobiografia, come tale ricchissima di episodi dell’esistenza di Fini: le amicizie, gli amori, la carriera, la famiglia. Allo stesso tempo non mancano le descrizioni di periodi storici come il ’68 o la Milano anni ’50, rispetto ai quali a Fini bastano poco pennellate d’artista per offrirne al lettore non solo l’immagine ma anche il significato. Però, prima di tutto, questo è un libro che ha al centro l’Uomo. Non necessariamente una figura epica, non il vir alla Catilina, che Fini ribadisce di ammirare come modello ma di non essere stato assolutamente in grado di emulare. L’uomo di “Una vita” è la creatura imperfetta e sfaccettata, con le sue passioni, le sue nevrosi, le sue paure, le sue grandezze e le sue meschinità, alla perenne ricerca di un senso della sua esistenza o anche solo della realizzazione del proprio sogno personale.

Parlando di sé, Fini finisce in realtà per tratteggiare decine di personalità, realizzando un centrifugato di brandelli di esistenze il cui denominatore comune è l’umanità, quella materia informe fatta di carne e sangue e che si contrappone ad un mondo sempre più asettico, impersonale e plastificato. Nella curiosità quasi morbosa di Fini per le zone buie della città, per i personaggi “border line”, per i tratti meno evidenti e conosciuti di cose e persone, emerge la disperata ricerca di quei tratti vitali che costituiscono l’essenza dell’uomo, la sua anima viva e palpitante.

“Una Vita” non affronta direttamente, se non in qualche brevissimo cenno, il tema fondante del Fini-pensiero e cioè l’antimodernità, ma in realtà rappresenta l’ultimo tratto di una parabola che da “La ragione aveva torto” al “Mullah Omar” ha sempre mirato a riportare l’uomo al centro del mondo, a restituirgli il ruolo di protagonista in luogo che di vittima della megamacchina tecnologica. “Una vita” profuma di lacrime, di sangue, se vogliamo anche di orina, insomma di uomo. È un libro leggendo il quale a volte sembra di sentire il respiro e l’odore dei protagonisti e del loro mondo.

Che questo libro non sia un semplice autobiografia è evidente anche dalla sua costruzione. Fini sembra divertirsi ad utilizzare uno stile apparentemente assai più libero e meno rigoroso di quello che ha sempre ispirato la sua scrittura. Ogni capitolo parte da una precisa situazione ma poi sembra disperdersi in rivoli apparentemente disparati, dando quasi l’impressione che l’autore abbia perso il filo del discorso. L’incontro con un personaggio costituisce di continuo il pretesto per aprire molte altre porte e passare in altre stanze rispetto a quella inizialmente descritta. Eppure, alla fine, non solo si torna magistralmente al punto di partenza, ma lo si fa dopo essersi immersi in altre situazioni e incontrato altri personaggi che, tutti insieme, lasciano traspirare, quasi magicamente, il senso dell’intero capitolo.

 A Fini non serve andare a fondo nell’analisi o nella descrizione, neppure gli interessa. Gli bastano alcuni accenni apparentemente tra loro slegati per offrire l’immagine complessiva che lo ha ispirato. L’amicizia, l’amore, la lealtà, il tradimento, la vigliaccheria, mille aspetti dell’essere umano non sono analizzati ma regalati “vivi” al lettore, che non ha bisogno neppure di riflettere sulle parole che legge ma solo di abbandonarsi al loro fluire per sentire dentro quello che l’autore ha voluto donargli.

Se Fini ha sempre brillato per la brillantezza della sua scrittura e la capacità di coniugare l’analisi profonda con una intelligibilità cristallina, con “Una vita” riesce a far respirare al lettore la sua stessa umanità, colta attraverso il profumo delle situazioni che legge e nelle quali può immergersi prima ancora che riflettersi. 

Per questo, Massimo, anche solo per questo, non dovresti pensare amaramente che la tua vita non abbia avuto alcun senso.