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Dove va la “crisi ucraina”?

di Alessandro Lattanzio - Enrico Galoppini - 03/03/2015

Fonte: Il Discrimine

Il Discrimine incontra Alessandro Lattanzio, redattore della rivista di Studi geopolitici “Eurasia” ed autore di varie monografie su temi di geopolitica e politica internazionale, tra cui l’ultima, intitolata Battaglia per il Donbass (con F. Bovo e M. Greco, per Anteo Edizoni). Lattanzio è anche il curatore del sito “Aurora“.

Ci vorresti spiegare sinteticamente qual è il problema di fondo della cosiddetta “crisi ucraina”? Perché l’Ucraina è diventata così importante?

ukraine-crimea-mapLe ragioni sono diverse, ma si coagulano intorno allo scontro tra asse atlantista (USA e UE) e blocco delle potenze emergenti BRICS. Per gli USA significa sottrarre allo spazio sovietico e inglobare nella NATO la terza repubblica ex-sovietica per dimensione, e la seconda per popolazione; l’Ucraina appunto.

Inoltre, il piano di Washington prevedeva l’annessione della Crimea, che avrebbe escluso Mosca dall’area del Mar Nero, e permesso alla NATO di agganciare la repubblica di Georgia, creando una contiguità fisica tra Europa orientale, sotto controllo della NATO, e il Caucaso, bypassando la Turchia e riattivando la guerra coperta, tramite i mercenari islamisti arruolati sul posto.

E a proposito, proprio ieri è stata smantellata nella rossa Rimini una filiera criminal-politica che espatriava in UE decine di ‘profughi politici’ provenienti da Cecenia e Daghestan, un nuovo ramo del terrorismo islamista, che si collegherebbe alla filiera ‘umanitaria’ che supporta in realtà il terrorismo islamista, e che viene scoprendosi oggi con le indagini sulla vicenda della due cosiddette ‘cooperanti’ italiane ‘rapite’ dai terroristi integralisti in Siria (in realtà probabilmente la vicenda s’è svolta in territorio turco).

Un altro aspetto è di carattere economico-energetico: con il golpe a Kiev, Washington intendeva staccare i flussi energetici tra Russia e UE, che passano in parte per la rete dei gasdotti ucraina, e riavviare il defunto progetto Nabucco, permettendo d’isolare Mosca dal mercato energetico europeo, facendo ricorso ai giacimenti di idrocarburi in Azerbaigian, Tukmenistan e Kurdistan. In tale ambito rientra il sabotaggio al gasdotto russo South Stream, per mano del governo-fantoccio della NATO in Bulgaria.

Infine, per la Francia, e soprattutto, per la Germania, l’Ucraina rappresenta l’ultima grande riserva finanziaria, economica, produttiva e industriale da saccheggiare tramite il sistema dell’eurozona, permettendo al baraccone ideologico-speculativo, noto come Unione Europa (UE), di sopravvivere qualche anno ancora, mentre esaurisce e devasta le economie dei vari Paesi che vi hanno aderito; soprattutto Paesi come Portogallo, Grecia, Romania, Bulgaria, ecc.

Una volta chiariti gli elementi fondamentali, quali potrebbero essere gli sviluppi della situazione? Ritieni che vi siano delle analogie con quanto già accaduto nella ex Jugoslavia?

lattanzioGli sviluppi non sono prevedibili, tranne che di certo l’Ucraina non esisterà più, o diverrà uno Stato federale, con tendenze centrifughe sempre più accentuate nelle regioni centro-orientali, man mano che si consoliderà l’Unione Economica Eurasiatica, mentre le regioni occidentali, dominate dai filo-atlantisti, diverranno un peso per l’UE e fonte di tensioni con i Paesi confinanti, soprattutto con Ungheria, Slovacchia e Polonia, oppure semplicemente imploderà, portando all’adesione nell’UEE/Federazione Russa di gran parte delle regioni ucraine. I paragoni con la Jugoslavia, non sono proponibili, non foss’altro che il quadro politico internazionale è radicalmente differente rispetto agli anni Novanta.

Su questo non c’è dubbio: la Russia del 2015 non è il fantasma di se stesso del 1999. Volevo solo osservare che, anche stavolta, si cerca di individuare una “città martire” (per esempio Kramatorsk) per poi giustificare, davanti alla propria opinione pubblica, un intervento militare di tipo “umanitario”. Senonché, a quel punto, lo scontro non potrà ripetersi, in forma così squilibrata come nel 1999, con la sola Jugoslavia – o meglio ciò che ne restava – da una parte, e la Nato dall’altra. Qui si rischia un conflitto di proporzioni immani, che comunque i globalisti della Nato tentano di scatenare già da qualche anno, se si pensa alla provocazione georgiana del 2008 subitamente sedata dalla dirigenza russa.

In effetti, le divergenze rispetto alla situazione in Jugoslavia sono forse maggiori delle similitudini. Che dire, per esempio, del diritto alla “autodeterminazione” della Novorossia assolutamente negato dagli stessi che, quindici anni fa, non hanno esitato un attimo a garantire “i diritti” degli albanesi del Kossovo?Perché, se la Nato è intervenuta per sostenerli militarmente e politicamente, lo stesso non potrebbe fare la Russia, per giunta con un popolazione vicina con la quale condivide praticamente ogni cosa, dalla religione alla lingua? Sono veramente ridicoli questi commentatori quando condannano l’ingerenza della Russia nella questione ucraina, mentre non trovano nulla di strano nella presenza di personale militare e politico della Nato a Kiev!

anti-putinLasciando da parte i ‘commentatori’ (giornalisti, esperti, accademici) tutti pagati per elogiare i crimini della NATO e giustificare le aggressioni a Paesi e movimenti che vi si oppongono, è ovvio che non siamo più nel 1999, quando la Federazione russa era debolissima (devastata da una potente crisi economica nel 1997) e la Cina ‘non era vicina’. Non esistevano Patto di Shanghai, BRICS, ALBA, Chavez era appena stato eletto e in Italia la sinistra social-colonialista impazzava su tutto lo spettro mediatico, ancora lontana dalla crisi che l’ha mortalmente ferita con la turlupinatura della ‘Primavera araba’.

Oggi, la popolazione del Donbass, etnicamente russa, può contare sull’appoggio di una Federazione russa quasi completamente disintossicatasi dall’infatuazione occidentalista istigata dalle cerchie politiche eterodirette di Gorbaciov e Eltsin.

La dura realtà dei meccanismi politico-ideologici ed economici-sociali dettati dalla NATO e dalle sue propaggini internazionali (Banca Mondiale, FMI, ONG, Hollywood, CNN, ecc.) hanno risvegliato un popolo, quello della Federazione russa, fatto oggetto di un tentativo di sterminio demografico, culturale e morale vero e proprio. Inoltre, la reazione della popolazione del Donbass rientra appieno nella recente storia dell’Ucraina, quando, nel 1918, si formò una repubblica sovietica che rivendicava la separazione dall’Ucraina; a sua volta, in realtà, prodotto artificiale del processo di formazione dell’impero zarista, dai tempi dello Zar Pietro I, e sistematizzato da Lenin e dal PC(b)R con la Costituzione sovietica del 1924, la quale creava la Repubblica socialista sovietica di Ucraina anche per rispondere alle pretese dell’intelligentsija di Kiev.

In realtà, venuta meno l’unità dell’URSS, che garantiva a sua volta l’unità dell’Ucraina, le vecchie fratture tra le varie regioni ucraine emergeva, venendo quindi inasprite dall’invadenza interventista delle succitate ONG, proprio perché ogni Stato sponsor delle cosiddette ONG pretendeva, tramite tale mezzo, imporre la propria influenza ed i propri interessi in ogni regione che reputava di sua spettanza (qui parliamo di Svezia, Polonia, Germania, Israele); oltre, ovviamente, all’onnipresenza delle ONG statunitensi, che bramavano a ridurre l’Ucraina a protettorato ‘portoricano’.

Le contraddizioni interne all’Ucraina, quindi, dato tale status, non potevano che esplodere con una crisi durata dieci anni, dal 2004 al 2014. Qui, si arriva al conflitto tra aspirazioni esasperate delle regioni ucraine più influenzate dalla NATO e dall’UE, e le regioni russe dell’Ucraina, le quali, oramai, spezzatosi l’arco costituzionale ucraino, preferiscono seguire l’esempio della Crimea e rientrare a pieno nell’ambito della sfera d’influenza di Mosca. Quindi non credo, per tale serie di ragioni, che l’Ucraina attuale avrà un futuro.

Effettivamente, chi segue la politica internazionale non faticherà a ricordare il clamoroso ribaltone delle elezioni presidenziali del 2004, quando con la “rivoluzione arancione” pilotata dalle Ong americane e sioniste venne imposto Yushenko al posto di Yanukovich, accusato di “brogli”. Lo stesso Yanukovich che stavolta è stato costretto ad andarsene dal golpe di Majdan.

Dicevi che l’Ucraina come attualmente la conosciamo non avrà futuro. Come vedi l’attuale “classe politica” che governa a Kiev? Si può dire che si tratta di marionette americane e sioniste come, del resto, era la Timoshenko? E cosa pensa la maggioranza del popolo ucraino di costoro? Pare di capire che il loro gradimento sia in caduta verticale, perché “si stava meglio quando si stava peggio”… Inoltre non sembra che gli ucraini muoiano dalla voglia di andare a sparare ai loro fratelli del Donbass. Circolano infatti diversi filmati nei quali si vede che i militari di Kiev inviati a reclutare nuove leve nelle province vengono presi a male parole dalle mogli di quelli che dovrebbero andare a morire per… Yatseniuk, Poroshenko, il Fondo Monetario Internazionale e le varie istituzioni globaliste che oltretutto stanno speculando sul debito ucraino declassando, con le loro “agenzie di rating”, un Paese sull’orlo della bancarotta.

-Non esiste una classe dirigente in Ucraina, semplicemente non c’è mai stata, indice che l’Ucraina, in quanto entità indipendente, non esiste, non può esistere, perché non ha quegli aspetti culturali che glielo permetterebbero. Di conseguenza i golpisti di Kiev non hanno un programma, una politica, una prospettiva da attuare o perseguire. Esisteva una leadership quando aderiva all’URSS, dopo, con l’indipendenza, si è vista tutta la pochezza del sistema politico-imprenditoriale ucraino.

La popolazione cosa farà? Il fatto è che le popolazioni delle regioni occidentali e centrali sono oramai influenzate dalla propaganda e dalla macchina mediatica occidentali, dalle ONG atlantiste, e i partiti esistenti sono mere espressioni dei ministeri degli Esteri di Paesi come Svezia, Polonia, Germania, Israele, USA e Canada. Quindi difficilmente ci sarà una rivolta organizzata in quelle regioni. In compenso, senza i finanziamenti occidentali, l’apparato di dominio majdanista crollerebbe in ventiquattr’ore, ed è qui che si colloca la funzione del FMI e dell’UE, che è finanziare finché possibile il baraccone di Majdan rappattumato, che non ha capacità tecniche e ideologiche per riattivare lo Stato ucraino, e che al massimo eseguirà ottusamente le direttive degli organi finanziari e diplomatici occidentali. Basta vedere chi sono i governanti ucraini impostisi con il golpe della CIA di un anno fa: estremisti e xenofobi, elementi settari religiosi come il battista Turchinov o lo scientologo Jatsenjuk, squadristi e mercenari con turbe psichiche come Jarosh, Biletskij o Semenchenko, oppure oligarchi mafiosi come ad esempio Igor Kolomojskij o Julija Timoshenko, o il braccio destro di Timoshenko, un ex-premier dell’Ucraina, che oggi langue in un carcere degli USA condannato a trent’anni.

Una sfilza di casi umani coccolati ed elogiati dal circo mediatico-politico occidentale, in Italia soprattutto dal PD, e supportati dal blocco occidentale al solo scopo di perseguire la ‘visione’ di Brzezinski, il massimo ‘stratega’ di Washington, di staccare l’Ucraina dalla sfera d’influenza della Russia. Un’operazione impossibile, e che difatti sta fallendo con gravi costi per la popolazione ucraina, che ne soffrirà seriamente, soprattutto se resterà al di fuori della ricostruzione dello spazio ex-sovietico riattivato da Mosca.

Per portare l’Ucraina fuori dall’influenza della Russia, i mondialisti occidentali non stanno lesinando alcun mezzo, compreso quello militare, anche se i loro apparati mediatici affermano che è la Russia a volere la guerra. Siccome questi ultimi non sono affidabili, come possiamo sapere qualcosa di più credibile sull’andamento delle operazioni militari? Quale profilo terrà l’Italia in caso di peggioramento delle posizioni delle truppe di Kiev? E come andrà a finire, secondo te?

Per fortuna oggi esistono diversi mezzi per informarsi, innanzitutto internet, dove sono presenti diversi siti e blog d’informazione assai affidabili, sia governativi novorussi che di analisti e studiosi, russi, francesi, italiani ed anche statunitensi:
http://alawata-rebellion.blogspot.fr/; http://www.vineyardsaker.net/; http://english.pravda.ru/; http://http://novorus.info; http://02varvara.wordpress.com/; http://warindonbass.ru/; http://www.russiesujetgeopolitique.ru/; http://cassad.net/; http://fortruss.blogspot.it/; http://gaideclin.blogspot.fr/; http://infobeez.com/; http://novoross.info/; http://novorossia.su/; http://novorossia.today/; http://russeurope.hypotheses.org/; http://russia-insider.com/en; http://vineyardsaker.blogspot.it/; http://voicesevas.ru/index.php; http://www.sputniknews.com/; eccetera.

L’Italia è decisamente schierata con la giunta golpista di Kiev; l’attuale rappresentante PESC, (Politica Estera e di Sicurezza dell’Unione europea) Federica Mogherini, nominata a tale incarico dal premier Matteo Renzi, già nel febbraio 2014 visitò Kiev per esprimere sostegno ai golpisti di Majdan, che tra l’altro le dissero che stavano preparando la repressione violenta contro gli oppositori al golpe ed anche l’aggressione armata contro le repubbliche popolari che chiedevano l’autonomia dal governo illegittimo installatosi a Kiev con il golpe organizzato da CIA e Gladio. Inoltre, la nave-spia italiana Elettra venne inviata nel Mar Nero a sorvegliare le comunicazioni delle forze di difesa della Novorossija, e il governo attuale ha anche proposto l’invio di un contingente italiano per sostenere delle pretese del governo golpista ucraino sul Donbass. Quindi Roma seguirà i dettami di Washington nei confronti dell’Ucraina.

Non mi hai però detto come andrà a finire, secondo te. Per “fine”, intendo: l’Ucraina come miccia di una conflagrazione mondiale come prevedono i più catatsrofisti, oppure uno stillicidio di morti e distruzioni in una guerra a “bassa intensità” come le altre che, in tutto il “Vecchio mondo”, i mondialisti scatenano a ritmo sempre più serrato perseguendo la “geopolitica del caos”?

BiocbwsCcAEmZzJ.png largeNon ci sarà nulla del genere, l’Ucraina è alle porte di Mosca, non di Washington, e Washington non scatenerà di certo, per uno Stato fallito come l’Ucraina di Majdan, una guerra termonucleare globale totale di cui vanno cianciano vecchi tromboni, profeti di apocalissi finali ogni sei mesi; no, il risultato vedrà la Federazione Russa recuperare il controllo sulle regioni russofone e industrializzate dell’Ucraina (di certo, l’UE distruggerà l’economia ucraina, e le aziende locali troveranno agibile il mercato russo e non quello europeo), mentre Bruxelles sarà azzoppata e gravata dal peso di dover mantenere lo Stato fallito ex-ucraino. Washington si volgerà ad altri lidi che trova ben più cruciali per i suoi interessi strategici, come Asia-Pacifico e Medio Oriente, avendo il vantaggio che l’Unione europea, occupata a riprendersi dall’attuale sua politica estera suicida, l’infastidirà assai meno sul piano della concorrenza finanziario-economica.

La guerra civile ucraina finirà con una netta sconfitta della NATO che, come i pavoni, fa la ruota esibendo un’esile brigata di fanteria meccanizzata statunitense che sfreccia, a bandiere spiegate, a 300 metri dal confine tra Estonia e Russia. Una gran consolazione per gli ‘strateghi del golpe di Kiev’. Oltre a spedire truppe e mezzi ad esercitarsi nel Baltico, la NATO istiga una micro-corsa agli armamenti nei Paesi del Baltico, ma ciò, combinato con l’entrata nell’eurozona, potrà solo danneggiare l’economia di tali Paesi.

Alla fine, tale spinta andrà in senso contrario alle intenzioni. In definitiva, la politica di Mosca ha tempi e ritmi dettati da interessi consolidati, e non ha necessità di passi immediati e azzardati. In Occidente invece, i governi non solo sono quasi totalmente sottoposti agli interessi d’Oltreatlantico, ma hanno tempi e ritmi dettati dalla macchina mediatica che non solo è infiltrata dalla CIA, ma che è anche più screditata e ridicolizzata che mai. Tutto ciò impedisce alle cosiddette leadership europee di distinguere i veri interessi dell’Europa, e di trovare il modo di raggiungerli al meglio.

(intervista a cura di Enrico Galoppini)